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I vescovi canadesi contrari alla legge sul gender: minaccia libertà di parola

Flexible Gender Identity

© Public Domain

Radio Vaticana - pubblicato il 11/07/17

“Il genere non può essere separato dalla sessualità biologica o scelto”. È quanto ribadisce la Conferenza episcopale del Canada (Cecc-Cccb) che, in una nota, esprime così le sue forti perplessità su una nuova legge approvata lo scorso giugno dal Parlamento di Ottawa che aggiunge ai motivi di discriminazione sanzionabili dal Codice penale quello dell’identità di genere e dell’espressione di genere.

La Chiesa è contro le discriminazioni
L’obiettivo del provvedimento, passato sotto il nome C-16 è – secondo i suoi relatori – di tutelare legalmente dalla propaganda di odio gruppi che si distinguono per la loro identità di genere (come è il caso ad esempio del trans-sessuali). “La Chiesa – si legge nella nota – considera tutte le persone, quale che sia il modo in cui esse si identificano o lo stile di vita che scelgono, come investite di una dignità intrinseca conferita loro da Dio nostro Creatore”. Di conseguenza essa considera ingiusta “ogni forma di discriminazione e di violenza contro una persona, comunità o categoria di persone”. In questo senso l’obiettivo anti-discriminatorio della legge è di per sé condivisibile.


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La teoria di genere contraria alla legge naturale e alla rivelazione cristiana
Tuttavia – sottolineano i vescovi – alcuni principi ad esso sottesi, che pure hanno un ampio consenso nella società oggi, non potrebbero essere sostenuti dai cattolici. Il più grave è quello che pretende che il genere possa essere separato dalla sessualità biologica o scelto dall’individuo: “Questo principio chiave della moderna teoria di genere è contrario alla legge naturale e alla rivelazione cristiana e per questo è esplicitamente condannato da Papa Francesco e da Benedetto XVI. Come si legge, infatti, nella Genesi (1,26-27) siamo creati “maschio e femmina”, mentre il Catechismo della Chiesa cattolica afferma che “spetta a ciascuno, uomo o donna, riconoscere ed accettare la propria identità sessuale” che comprende “la differenza e la complementarità fisiche, morali e spirituali” ed ”esercita un’influenza su tutti gli aspetti della persona umana, nell’unità del suo corpo e della sua anima”.

In pericolo la libertà di parola e religiosa
A preoccupare particolarmente i vescovi canadesi sono le implicazioni della C-16 per la libertà di parola, di associazione e per quella religiosa. Di qui l’esortazione rivolta ai cattolici e a tutte le persone di buona volontà “a difendere queste libertà e la concezione della dignità umana sulle quali sono fondate” .

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