Gli insegnamenti di Cristo sono difficili per tutti, e la maggior parte di noi - prima o poi - cade; ma davvero alcuni fallimenti sono peggiori di altri?
C’erano uomini di mezz’età, ovviamente più anziani e di successo; la maggior parte delle loro mogli era notevolmente più giovane. Pensavo (scioccamente) che gli uomini si fossero sposati tardi. Non si erano sposati tardi. Avevano lasciato le mogli e i figli della loro giovinezza per delle donne più giovani, nello stesso modo in cui si erano sbarazzati della Honda Accord dei tempi dell’università per prendere una Jaguar fiammante. Così facevano gli uomini del loro mondo.
Le tentazioni reali
Mi trovavo in una cena di comunità a cui ero stato invitato, insieme a dei responsabili laici di una parrocchia conservatrice. La parrocchia era conosciuta per essere un bastione di ortodossia in una denominazione liberale, fama quasi esclusivamente dovuta al rifiuto dei tentativi – da parte della denominazione stessa – di regolarizzare gli atti omosessuali tra adulti impegnati.
Ma sulle tentazioni reali che affrontava la grande maggioranza degli americani, la parrocchia non diceva nulla. Le persone che invocavano Levitico 18:22 e Romani 1:27 per condannare in modo assoluto l’omosessualità, relativizzavano la frase “io detesto il ripudio” detta da Dio in Malachia 2:16 e l’insegnamento di Gesù sul matrimonio in Matteo 19:1-12. Se i primi versetti non permettevano alcuna eccezione, i secondi erano degli “ideali” che molti, in un mondo caduto, non possono raggiungere. Queste persone dovevano dunque essere trattati pastoralmente e ricevere una seconda (e talvolta una terza) possibilità.
C’erano persone davvero pie – persone buone, persone che conoscevo e ammiravo – che oscillavano tra due modi radicalmente diversi di leggere la Scrittura. Cercavano di biasimare un gruppo e giustificarne un altro. Non si rendevano nemmeno conto di cosa stessero facendo. Il loro doppio standard di convenienza mi aveva reso disilluso.
Ma devo ammettere che allora ero più giovane e rigido; non rischiavo alcun doppio standard, perché ero ben lieto di essere duro con entrambe le parti. Ma preso dalle questioni politiche della mia denominazione, scrivevo molto contro l’omosessualità, ben poco riguardo ai risposati e niente sui single e su chi (per usare una parola antica) viveva nella fornicazione. In altre parole, come quasi ogni altro conservatore attivo, non scrivevo di castità, se non come arma.

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Solo più tardi ho iniziato a scrivere che se i conservatori avessero ignorato l’insegnamento biblico sul matrimonio, avrebbero dovuto lasciar perdere i gay. Sono contento di averlo detto, ma mi vergogno di ciò che precedentemente avevo detto fin troppe volte.