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Dio, l’uomo e il vaso “botijo”

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Alvaro Real - pubblicato il 29/06/17

Cosa ci può insegnare il meccanismo di questo antichissimo contenitore spagnolo in argilla…

Il botijo (boteja in Sud America) è una delle grandi scoperte dell’uomo. Parliamo, per chi non lo conoscesse, di un contenitore di terracotta (di solito argilla) inventato per conservare fresca l’acqua. Ha un manico nella parte superiore, e due o più fori. Quello più largo (bocca) si usa per riempire il contenitore, quello più piccolo (beccuccio) è da dove si beve.

È parte della cultura spagnola da tempo immemorabile. Lo possiamo trovare nelle culture mesopotamiche e il suo periodo di splendore si fa risalire all’età del bronzo nel Mediterraneo e nella Grecia ellenistica. È un elemento di cui si ignora chi l’abbia inventato e sembra che abbia accompagnato sempre l’essere umano, aiutandolo a sopportare il caldo.

Il funzionamento di un botijo è molto semplice. Si riempie, si aspetta e l’acqua si raffredda “come per magia”. C’è un proverbio spagnolo che mostra in modo inconfondibile la difficoltà del suo funzionamento: “È più semplice del meccanismo di un botijo“.

Questa frase, così usata in Spagna, potrebbe assumere un altro significato se si cercasse di comprendere meglio il funzionamento dell’oggetto. È più complesso di quanto sembri. L’acqua posta nel contenitore viene filtrata attraverso i pori dell’argilla. Quando l’acqua evapora, elimina anche l’energia termica che si trova all’interno del recipiente e si verifica dunque un raffreddamento (2.219 kilojoule per grammo di acqua evaporata).

Si tratta di un elemento di ingegneria molecolare che forse gli antichi non conoscevano, ma erano comunque a conoscenza dei suoi effetti. Quanta più energia si libera (cioè quanto più calda è l’acqua, inizialmente) tanto più si raffredda il liquido. Sono le molecole e gli choc termici che hanno a produrre il “misterioso” raffreddamento dell’interno”.

A questo meccanismo molecolare è necessario unire un elemento climatico. C’è bisogno di un clima secco, di una corrente secca che faccia sì che il vapore acqueo che emerge dalla superficie di argilla si asciughi. In alcune zone aride della Spagna, il botijo può portare l’acqua a scendere fino a 13 gradi centigradi.

Due ricercatori spagnoli dell’Università Politecnica di Madrid (Gabriel Pinto e José Ignacio Zubizarreta) hanno studiato per anni il fenomeno fisico e il meccanismo del botijo, arrivando a elaborare a riguardo equazioni molto complesse.

Sono dovuti passare molti anni affinché venisse spiegato il complesso meccanismo di un botijo. L’uomo, usando l’argilla (o polvere del suolo) ha realizzato da tempo immemorabile un ingegno quasi perfetto che permette il raffreddamento dei liquidi in esso contenuti.

Ma… molto prima, nel principio, anche Dio ha realizzato uno strumento perfetto dall’argilla, dalla polvere del suolo. Stiamo ancora studiando la formula di come si sia potuto compiere questo miracolo. Forse non lo sapremo mai, possiamo soltanto goderne gli effetti: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo” (Genesi 2:7).

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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