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I 7 “semafori gialli” che bisogna discernere nei nuovi fenomeni cattolici

GIALLO SEMAFORO

Barrie / Flickr

Javier Igea - pubblicato il 26/06/17

Inizia ad esserci un problema nella Chiesa se, ai nostri giorni, ci sono 12 fondatori indagati

Qualche giorno fa ho letto su Aleteiaun articolo, originariamente pubblicato su Catholic Link, in cui si rifletteva sul possibile settarismo di parrocchie o comunità nella Chiesa cattolica. Me lo aveva mandato un amico, aggiungendo il seguente commento: “Mette il dito nella piaga“.

Da sacerdote, il fenomeno mi preoccupa e mi fa male. In varie occasioni ho visto andare in rovina attività di apostolato che avrebbero potuto portare molti frutti, se solo ci fosse stato il discernimento adeguato. Mi permetto dunque di aggiungere, in queste righe, alcune questioni su cui pastori e fedeli dovrebbero riflettere con attenzione nel gestire i nuovi fenomeni.

La luce verde

Volendo fare un paragone con le luci del semaforo, per luce verde intendo un carisma approvato dalla gerarchia della Chiesa, del quale abbiamo la certezza che provenga dallo Spirito Santo. Va ricordato che il primo carisma della Chiesa è la gerarchia – che è sacramentale – e che ha tra le sue missioni il riconoscimento dei carismi che lo Spirito Santo suscita nei fedeli.

Attenzione, non basta l’approvazione ecclesiale, in quanto vi sono casi di istituti approvati che hanno comunque gravi carenze. Questo dimostra che non tutto ciò che è approvato è un carisma vero, perché la Chiesa non lo approva in modo infallibile. Fa una dichiarazione infallibile solo nella canonizzazione del fondatore.

La luce rossa

Per luce rossa intendo i falsi carismi che la Chiesa ha ravvisato come tali e che ha quindi purificato. È il triste caso di padre Maciel, delle correzioni fatte alle sue opere e della purificazione che la Santa Sede ha chiesto in merito al suo carisma, pur riconoscendone gli elementi positivi. Qualcosa di simile è accaduto con la Comunità delle Beatitudini, che ha portato avanti un processo di purificazione del ricordo dei fondatori, essendo questi stati processati dalla giustizia civile e dalla Santa Sede.

Affermo, senza alcun dubbio, di riconoscere la santità e la buona volontà dei membri che restano in queste associazioni, mantenendole vive e purificandole, affinché continuino a fare del bene alla Chiesa. Sono certo che facciano molto bene. Sono fratelli e amici che hanno sofferto moltissimo. Ma, come sostiene l’articolo che ho citato, inizia ad esserci un problema nella Chiesa se, ai nostri giorni, ci sono 12 fondatori indagati.

Ciò richiede un attento discernimento di ciò che viene considerato carisma, perché non tutto ciò che sembra carisma lo è davvero, per quanto attraente si mostri o per quanto sembri rispondere alle esigenze del momento.

La luce gialla

E per luce gialla intendo la coesistenza di elementi incerti che potrebbero venire da Dio, essere puramente naturali o provenire dal maligno. In questo articolo vorrei commentarne alcuni.

Prima luce gialla: il fondatore è un narcisista?

Mi riferisco al narcisismo inteso come disturbo di personalità, come descritto ad esempio nel DSM [Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ndt]. La personalità narcisista ha bisogno di avere attorno a sé degli adulatori, e per ottenerli ricorre alla manipolazione. A questo proposito ricordo quando fui presentato a un fondatore, a Roma, e mi portarono a casa sua. Cominciò ad adularmi e notai che aveva molte persone intorno a lui che lo adoravano come un santo. Era verso la fine degli anni ’80, ed ebbi l’impressione di stare davanti ad un gran manipolatore. Potei discernerlo grazie agli studi, fatti in seminario, sul fenomeno delle sette in tema di ecumenismo.

Penso dunque che quando un fondatore venga “rivestito di santità” in vita, si rischia di andare fuori strada. Questo non significa che oggi non ci siano fondatori santi, ma che dobbiamo essere consapevoli che molto probabilmente chi è narcisista vuole fondare un’associazione per soddisfare, in modo occulto, il proprio ego.


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E l’associazione può cadere in una dannosa vanità spirituale, considerandosi un’élite che – senza rendersene conto e in modo acritico – segue i passi di colui che reputa santo. In questo caso ci sono elementi pericolosi che possono portare, a lungo termine, ad un impoverimento spirituale. E per dimostrare che questo pericolo è reale, di seguito incollo un commento alla lettera di dimissioni scritta di recente da un fondatore. La data è l’8/6/2017:

Mi sembra un uomo santo, intuisco che lo sarà, ma per quanto una persona sia santa, non mancano i commenti – a mio avviso demoniaci – degli utenti di Internet. Ecco l’effetto che ha su di noi il peccato originale. Ciò che stiamo leggendo su uno dei siti più cattolici di internet, è che il diavolo non si ferma. Monsignor XXXX è un santo.

Che leggano pure, affinché comprendano la confusione di oggi, i libri delle rivelazioni a Marga Illana (Il Trionfo dell’Immacolata). Io ci credo quasi come nella Bibbia stessa.

Seconda luce gialla: la confusione tra il naturale e il soprannaturale

La separazione tra il naturale e il soprannaturale è un principio fondamentale della fede e del pensiero cattolico, espresso ad esempio nella Summa di San Tommaso o nel “principio di autonomia delle realtà temporali” formulato dal Concilio Vaticano II.

Ho conosciuto persone i cui disturbi sono stati scambiati per possessioni demoniache, con conseguenti preghiere di guarigione; questa confusione tra fenomeni naturali e soprannaturali ha prodotto in loro un’ansia talmente intensa da costringerli al ricovero psichiatrico. Se il fondatore ha davvero un’aura di santità, come ha potuto sbagliare sia il discernimento che il rimedio?

Tuttavia i mali fisici, come le malattie, hanno bisogno di un rimedio fisico, cioè della medicina; i mali morali, cioè il peccato, hanno bisogno di un rimedio morale e spirituale, cioè la grazia. Quando c’è una malattia fisica, confidiamo nella facoltà di Dio di operare un miracolo, che chiediamo; ma non bisognerebbe applicare un rimedio morale a un male fisico.




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A questo proposito, bisogna discernere i doni mistici collettivi. In un’occasione mi è stato detto del dono mistico che 70 persone hanno presentato, contemporaneamente, in un ritiro spirituale. Mi chiedo: non assomiglia forse a un caso di ipnosi collettiva? So di ipnotizzatori capaci di ipnotizzare l’intero pubblico. Questo fenomeno mistico collettivo è naturale o soprannaturale?

Penso che dovremmo fare molta attenzione nel dire che lo Spirito Santo stia operando qui o lì; a volte possono esserci eventi, senza dubbio buoni, ma del tutto naturali.

Terza luce gialla: il disprezzo della ragione e il primato delle emozioni

Coerentemente con il punto precedente, la ragione è un principio della vita cattolica. Soprattutto ora che il demonio l’ha messa in crisi. Trovo positivo che nella comunità vi siano pensatori profondi (ad esempio, studiosi del rapporto tra scienza e fede), prestigio intellettuale dei suoi membri.

I miei amici atei che apprezzano profondamente la Chiesa, sono preoccupati del basso livello intellettuale che vi percepiscono oggi, e mi dicono che il pensiero è stato sostituito – secondo loro, e io sono d’accordo – dall’emotività. Pertanto l’assenza di una formazione profonda e seria, che implica uno sforzo razionale atto ad accogliere la fede cattolica, rappresenta una luce gialla. Se la fede si basa sul sentimento o sull’esperienza si corre il rischio che, al loro svanire, anche la fede stessa vacilli.

A volte ho trovato dei gruppi con una forte enfasi sull’ortodossia, ma credo che non sia per le giuste ragioni. La ragione ci pone in dialogo con la realtà, per questo dovremmo affrontare i problemi attuali senza paura.




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Tali gruppi usano la ragione per rifugiarsi dalla modernità o come strumento pre confrontarsi con essa, non avendo il coraggio di prenderne ciò che di valido offre. Considero questo atteggiamento come non razionale, ma come un mero pregiudizio. Considero modelli dell’uso della ragione i grandi teologi degli anni ’60, come de Lubac o Congar, che non erano ancorati ad un’ortodossia immobilista, ma che anzi rinnovarono profondamente la teologia del loro tempo.

Quarta luce gialla: l’assenza della tradizione spirituale della Chiesa

Sono sorpreso nel vedere come alcuni dottori della Chiesa, della levatura di San Giovanni della Croce o di Santa Teresa di Gesù, sono grandi sconosciuti al giorno d’oggi. Potrei citarne altri ancora, ma bastano questi. Il fatto che alcuni parlino molto di apparizioni, non conoscendo nulla degli importanti strumenti con cui Dio ha parlato alla Sua Chiesa, mi fa pensare molto.

Quinta luce gialla: il proselitismo

Poiché la Chiesa è cattolica, cioè universale, è molto facile che – se un gruppo che non ha carisma perché il suo fondatore non è santo – cada nel proselitismo. Con questa parola si intende l’operare per la crescita di un gruppo particolare, ma non della Chiesa. Questo elemento si può tradurre ad esempio nell’agire fuori dall’autorità del vescovo o della Chiesa diocesana, e atteggiamenti simili.

Il meccanismo è semplice: consiste nell’identificare il bene del gruppo con il bene della Chiesa. Quindi più vocazioni abbiamo, e meglio è per la Chiesa… oppure per noi?

Vi do un esempio vissuto personalmente: alcuni membri consacrati di un movimento apostolico hanno chiesto di unirsi ad un pellegrinaggio organizzato dal mio gruppo di giovani di allora; la mia sorpresa fu stata enorme nel venire a sapere che queste persone avevano chiesto il numero di telefono ai nostri ragazzi, per poi invitarli a partecipare alle attività del loro movimento. Da allora, quando entro in contatto con gruppi che fanno questo tipo di proselitismo, sul loro carisma sorge una luce gialla. Credo che comportamenti del genere siano dovuti al non avere ben chiari alcuni concetti di ecclesiologia.

Un motivo può essere la già citata vanità spirituale, che può portare un gruppo a ritenersi un insieme di eletti, di persone più pie rispetto a chi è al di fuori della comunità. Con questo approccio, chi oserebbe andarsene? E come si fa a non invitare gli amici a far parte del movimento? In realtà è ben lungi dall’approccio evangelizzatore della Chiesa. Il Signore risorto ha inviato la Chiesa per battezzare, e questo implica che non dobbiamo evangelizzare chi è già battezzato.




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Non nego che sia positivo invitare le persone a gruppi che promuovono positivamente un cammino di santità, ma penso che questo debba essere fatto con la corretta ecclesiologia e cercando la volontà di Dio, mossi dalla generosità e dal rispetto per i diversi cammini per la santità che esistono nella Chiesa.

Sesta luce gialla: scarsa sensibilità per la situazione attuale della Chiesa

L’assenza di buoni principi ecclesiologici può portare a una certa indipendenza nel modo di agire e nell’azione dei membri. Per esempio, l’insistenza di Papa Francesco sulla misericordia – che predica sin dall’inizio del suo pontificato – non sempre è recepita dalle associazioni ecclesiali in tutta la sua profondità. Questa predicazione del Papa dovrebbe orientare tutta la Chiesa ad un rinnovamento della carità e della misericordia in ogni sfera della vita.

Settima luce gialla: imprecisione nel carisma

In linea generale, senza entrare in ulteriori dettagli, il carisma (di un gruppo o di ordine religioso) è un modo di vivere il Vangelo che lo Spirito Santo suscita nella Chiesa attraverso un fondatore, che la maggior parte delle volte è santo. I discepoli che lo seguono continuano a vivere questo dono. Ne sono chiari esempi San Francesco d’Assisi, Santa Teresa di Gesù, Beato Charles de Foucauld, per citarne alcuni.

Attenzione, non significa che chi non raggiunge questa “categoria” di santità sia senza carisma; quello che voglio dire è che a volte si sostiene che alcuni fondatori o una comunità già fondata stiano cercando il proprio carisma. Sinceramente non lo capisco: oggi il carisma è uno, in alcuni anni può essere un altro… A mio modesto parere, il carisma è quello che il fondatore trasmette alla propria opera, che continua l’azione di Dio in lui, come modo valido per seguire Cristo.

Un esempio di questo è dato dagli esercizi di Sant’Ignazio, che costituiscono il carisma della Compagnia di Gesù. A questo proposito, è utile distinguere tra carisma e spiritualità. Una cosa è il carisma ignaziano, e un’altra la spiritualità ignaziana. Si può vivere questa spiritualità, senza avere carisma, cioè senza appartenere alla Compagnia di Gesù.




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Conclusione. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha scritto un grande documento, Iuvenescit Ecclesia, sull’inserimento di nuove realtà e carismi nella vita della Chiesa, nonché del loro necessario discernimento. Vi si può leggere di più in profondità le riflessioni ecclesiologiche sottostanti a queste semplici note. Volevo semplicemente fare alcuni esempi vissuti nel mio ministero sacerdotale, che mi sono venuti in mente dopo aver letto l’articolo che ho citato all’inizio.

Spero che queste riflessioni aiutino nel discernimento di queste nuove realtà, perché nella mia vita ho visto persone soffrire, e movimenti impoverirsi, a causa di fenomeni trattati con poco discernimento nella nostra amata Chiesa cattolica.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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