Potevamo restare senza un reality/talent show sulla bravura delle mamme?
La risposta è sì.
Mentre invece è già in onda su Sky, dal 31 maggio scorso. Ogni mercoledì, con replica il venerdì. Sempre in prima serata.
Il titolo per nulla enigmatico ne illustra il format. Un reality durante il quale ad ogni episodio quattro mamme sono messe a confronto e gareggiano in bravura per ottenere il primo posto e la possibilità di realizzare un sogno con il figlio. E su cosa, vi starete chiedendo curiose, se ancora non lo avete visto?
Su tre momenti critici della giornata: pappa, gioco, nanna.
Questo voleva essere il mio incipit. Avevo già ingranato la marcia dell’invettiva. Ed effettivamente, care lettrici, troveremmo insieme diversi motivi per dissociarci da questo programma ben confezionato: la presentazione caricaturale delle mamme, innanzitutto. A tutte viene affibbiato un attributo che non si limita a caratterizzarle ma le rende dei ridicoli “tipi”.
La mamma posh, l’anarchica, la religiosa (la fede va benissimo, quando è una, magari la più penosa e meno cool delle opinioni possibili), la principessa, la fai da te, la qualsivoglia… Certo, siamo in un programma televisivo, il format ha le sue regole. È quasi un reality, per giunta con l’impianto competitivo da talent show.
Si sente l’artificiosità di molti passaggi, almeno per i tre episodi che ho visto. (Ne hanno già trasmessi 4 e in totale saranno 8).
Almeno questa è la mia fondata speranza: che alcuni comportamenti non siano effettivamente reali ma calcati, decisi prima a tavolino e resi in modo esasperato.
Mamme algide come una scena di Frozen che apostrofano figli con un hashtag bimba#1, bimba#2. Mamme che sono la caricatura della caricatura della napoletanità che servono il caffè- il caffè!- versandolo direttamente in bocca al bambinone ancora semiaddormentato in un grande letto barocco, di 10 anni al massimo e ben oltre i 40 kg al quale poi infilano t-shirt, calze e ciabatta… Beh in realtà non è detto.
Ci sono cose che voi umani di sesso maschile non potete nemmeno immaginare e che noi esemplari pluripare italiane mettiamo in atto senza vergogna pur di ottenere l’obiettivo minimo di arrivare a sera e di guadagnarci il letto per dormire. Dormire.
Per questo non mi stupisce moltissimo l’utilizzo del phon come metodo di addormentamento per i due figlioletti escogitato e portato avanti con un orgoglio che però tentenna davanti allo sguardo attonito della Family Coach dalla mamma fai da te Stefania. Forse ci è arrivata per disperazione i primi mesi di vita del primo figlio, chissà, poi la cosa le ha preso la mano e si è imposta come abitudine consolidata.
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Nemmenole altre mamme in casetta a criticare selvaggiamente la poveretta di turno mi stupiscono (si, hanno installato una vera casetta di legno colorata nella quale le tre delle 4 sfidanti ne osservano una cimentarsi con le varie prove.
Domandina en passant alla segreteria di produzione del programma: qualora finiti gli episodi vi rimanesse tra i piedi siamo disposti io e il mio alter ego mamma-coccolona-mamma naturale-mamma esaurita-mamma che non le vuole far crescere- a liberarvi dell’impiccio e ad installarla in giardino).
«No, ma veramente? Cioè mi stai dicendo che li fa andare in bici da soli in mezzo a questo traffico?»
«O mio Dio e quello cos’è?! Dai, no. Dimmi che non è vero. Seduti in terra con la tv accesa e il piatto in mano».
Siamo un po’ noi. Cioè magari di più loro, ma tutte noi… il chiacchiericcio, il criticare alle spalle, il dire le cose ma non per per giudicare, figurati! Il confronto dapprima prudente e poi sbracato sull’uscita infelice della mamma di Aria o di Kevin o di Rolex (sapete vero che esistono bambini con questo nome?) che ha rivolto al figlio quella parola! O Lucia? Ma che non lo sai che le torte lei le compra, poi le mette nel piatto rustico e ci sparge lo zucchero a velo? E l’altra che i compleanni li fa tutti da Macdonald per far meno fatica, pensare che ne ha solo uno di figlio e c’ha (licenza prosaica) pure la nonna! Invece sai noi quest’anno abbiamo trovato un animatore per feste davvero incredibile!
No signore, incredibile è che riteniamo necessario animare le feste di compleanno dei nostri figli. Appaltando la cosa all’esperto di turno. E anche qui, confessiamolo, ognuna nel suo giro, ha visto partire la competizione sulla scelta dell’animatore di feste (il mio amico Luca deve avere perso l’ultima volta perché al suo è scappata una parolaccia irripetibile. Gli davano fastidio i bambini).