Il percorso di discernimento va a buon fine se c'è un profondo rispetto delle rispettive fedi
Nel momento in cui tornano all’attenzione i matrimoni tra persone di fedi diversi, anche per i matrimoni tra cattolici e musulmani il criterio guida è quello ribadito in Amoris laetitia: valutazione caso, per caso, discernimento, sguardo benevolo e accogliente.
Che non significa negare i problemi esistenti – che sono molto spesso tanto gravi e complessi da risultare insuperabili – ma non significa neppure esprimere pregiudizi ed emanare sentenze prima di conoscere la situazione reale che varia, appunto, tra coppia e coppia (Avvenire, 14 giugno).
Le “Indicazioni della Presidenza della Conferenza episcopale italiana – I matrimoni tra cattolici e musulmani in Italia” (2005) e gli “Orientamenti per la preparazione al matrimonio e alla famiglia” (2012) sono i due documenti in cui la Chiesa affronta il matrimonio tra cattolici e musulmani.
PRUDENZA E DISCERNIMENTO
Le esperienze maturate in questi ultimi decenni e le differenze obiettive di tipo sociale e culturale legate ai diritti e ai doveri dei coniugi, alla differente visione del ruolo della donna, alle interferenze dell’ambiente familiare d’origine, alla patria potestà e agli aspetti patrimoniali, scrive ancora Avvenire, confermano la necessità di uno sguardo prudente e di un discernimento che non può essere né emotivo né superficiale.
“DA SCONSIGLIARE”
Quando poi dal piano socio-culturale passiamo a quello religioso, il divario si fa ancora più consistente. Se è indubitabile l’esistenza di alcuni punti di convergenza tra la visione del matrimonio cattolico e quello islamico, è altrettanto vero che le differenze sono però tanto profonde, sostanziali e spesso insuperabili da far dire ai vescovi italiani – nel documento del 2005 – che in linea generale questi matrimoni sarebbero da «sconsigliare o comunque da non incoraggiare».

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IL “FRENO” DEL CORANO
Il dovere del discernimento ci obbliga però a ricordare che, secondo il Corano, un uomo musulmano può sposare una “donna del Libro” (cioè cristiana o ebrea) mentre una musulmana non può sposare un “politeista” (Corano 5, 5) o un “miscredente” (Corano 2, 221), categorie all’interno delle quali sono annoverati anche cristiani ed ebrei. A meno che cristiani ed ebrei siano disposti a sottoscrivere la “shahada”, cioè la dichiarazione di fede islamica.
Non si tratta di una semplice formalità ma di un autentico atto di apostasia della fede cattolica e di adesione formale alla fede islamica con tutte le conseguenze anche civili collegate. Non deve stupire quindi il fatto che sia davvero esiguo il numero di uomini cristiani che sposano donne musulmane.