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Il vescovo che dorme in ufficio per lasciare il suo appartamento ai rifugiati

VESCOVO ACCOGLIENZA RIFUGIATI

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Sempre Família - pubblicato il 12/06/17

L'arcivescovo polacco Konrad Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità, ritiene che il suo gesto "non ha nulla di eroico"

Nella Curia Romana c’è un’istituzione molto peculiare, chiamata Elemosineria apostolica. Come suggerisce il nome – sì, la parola deriva da “elemosina” – svolge a nome del Papa il servizio di assistenza verso i poveri. Risale al XIII secolo e le sue funzioni furono definite dal Beato Papa Gregorio X (1271-1276).

L’elemosiniere attuale è l’arcivescovo polacco Konrad Krajewski, di 53 anni. Dottore in liturgia, è stato cerimoniere pontificio tra il 1998 e il 2013, anno in cui è stato nominato al nuovo incarico. Papa Francesco desiderava rinnovare l’Elemosineria apostolica, ridotta ormai a un ufficio che faceva alcune donazioni benedizioni apostoliche su pergamena.

“La scrivania non fa per te, puoi venderla; non aspettare la gente che bussa, devi cercare i poveri”, ha detto il Papa a Krajewski nel nominarlo elemosiniere.

Da allora, l’istituzione è stata molto attiva. In questi anni l’Elemosineria apostolica ha reso possibile la realizzazione di un dormitorio per i senzatetto che vivono attorno al Vaticano, con docce, barbiere e lavanderia.

Gran parte dei fondi utilizzati per queste opere proviene dall’invio di pergamena con la Benedizione Apostolica a nome del Papa, che può essere richiesta da fedeli laici, sacerdoti, religiosi o istituzioni. Il ricavato è completamente stanziato per sostenere le opere dell’Elemosineria apostolica e per coprire i costi di preparazione e spedizione delle pergamente.

Tutte queste opere di carità vengono fatte a nome del Papa, ma anche Krajewski ha compreso la necessità di rendere la sua propria vita un dono d’amore verso i bisognosi. Da alcuni mesi dorme nell’ufficio dell’Elemosineria, all’interno del Vaticano, dopo aver messo il suo appartimento a disposizione di famiglie di rifugiati.

Krajewski offre alloggio nel suo appartamento fino a quando le famiglie non riescano a trovare un lavoro, diventare indipendenti e trovare un posto definitivo in cui vivere. Per lui si tratta di un gesto “naturale e spontaneo”, che “non ha nulla di eroico”. Il Vangelo “ci insegna ad aiutare chi vive nel bisogno, e la prima necessità è la dimora”, sostiene l’Arcivescovo.

“Da qualche settimana sono arrivate altre famiglie e, la cosa bella, per la prima volta in casa mia è nata anche una bella bambina. E io, lo confesso, mi sento una specie di nonno, uno zio. È la vita che continua, dono di Dio”, conclude Monsignor Krajewski.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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