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Questo santo trio di suore domenicane mostra che Dio chiama qualsiasi tipo di persona in convento

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Meg Hunter-Kilmer - pubblicato il 09/06/17
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Le beate Diana, Amata e Cecilia erano amiche di San DomenicoSe chiedete alla maggior parte delle persone di dirvi quale delle loro conoscenze è più probabile che diventi una suora, nove volte su dieci vi verrà indicata una ragazza timida e tranquilla, ma chiunque abbia trascorso anche solo dieci minuti con un gruppo di suore vi dirà che non tutte sono miti e “ordinarie” – al contrario! I conventi sono pieni di reginette di bellezza, attrici e investitrici finanziarie, e di persone allegre e rumorose.

L’8 giugno la Chiesa celebra un gruppo di suore di questo tipo: le beate Diana, Amata e Cecilia, amiche di San Domenico e tra le prime suore domenicane.

La beata Cecilia Cesarini era una nobildonna benedettina. La sua comunità, antica e stimata, era purtroppo anche coinvolta in molti scandali. Quando Cecilia aveva 17 anni, Domenico arrivò a riformare la comunità su richiesta del Papa. Sentendolo parlare della bellezza di una vita dedicata interamente a Dio, Cecilia ne rimase affascinata e si gettò ai piedi del grande predicatore, chiedendo di essere accolta nel suo ordine e diventando la prima suora domenicana.



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L’identità della beata Amata è meno certa. Sappiamo che era cara a San Domenico, che ricevette il suo nome da lui e che era una suora insieme a Diana e Cecilia.

La più vivace del gruppo era Diana d’Andalo, una giovane nobildonna descritta come di “straordinaria bellezza” e spigliata, affascinante, intelligente e piuttosto viziata. Diana amava le cose belle e costose, finché non sentì le prediche del beato Reginaldo d’Orleans, uno dei primi predicatori domenicani. Convinta dalle sue parole sul lusso e la vanità, Diana diede via le belle cose che amava tanto e persuase il padre a donare parte della sua terra ai frati.

Non soddisfatta, Diana fece presto voto di verginità testimoniato da Domenico stesso. Questo tipo di occasioni in genere vede padri orgogliosi e madri in lacrime, ma la professione di Diana non suscitò sentimenti di questo tipo, per la semplice ragione che non aveva riferito ai suoi genitori dei suoi progetti. Era (comprensibilmente) preoccupata del fatto che la sua ricca famiglia avrebbe insistito per farla sposare, e quindi prese la decisione sconsiderata di chiedere perdono piuttosto che il permesso.

La sua consacrazione segreta venne complicata ulteriormente dal fatto che non c’erano ancora conventi domenicani in cui potesse entrare. Diana iniziò a vivere da suora nella sua casa natale, ma la famiglia l’ostacolava nel pregare e digiunare come avrebbe voluto, e quindi escogitò un piano: lei e le sue amiche avrebbero fatto un picnic in un convento agostiniano. Alla fine della giornata, tutte le ragazze sarebbero tornate a casa – tutte tranne Diana, che si sarebbe nascosta dietro le mura del convento.

Ma la ragazza non aveva fatto i conti con il furore della sua famiglia. Quando le sue amiche tornarono a Bologna dicendo che Diana aveva deciso di restare, suo padre, i suoi fratelli e i suoi zii andarono a prenderla. Galopparono fino al convento esigendo che tornasse con loro. Diana si rifiutò, arrivando a salire sulle mura dell’edificio, ma alla fine venne strappata via ritrovandosi con almeno una costola rotta.



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Diana sembrava vicina alla morte quando tornò a casa, e rimase confinata a letto. In quel periodo ricevette delle lettere da Domenico, che pur essendo sul letto di morte la incoraggiava a perseverare nella sua vocazione. E fu quello che fece, arrivando a sfiancare la famiglia. La seconda volta che fuggì per diventare suora nessuno la seguì per riportarla indietro.

Non molto tempo dopo la morte di San Domenico, Diana lasciò la sua casa temporanea con gli agostiniani per trasferirsi nel convento di Sant’Agnese, dove iniziò a vivere secondo la regola di San Domenico. Per qualche mese funse da priora, ma presto il beato Giordano di Sassonia (il maestro generale dei Domenicani dopo la morte di Domenico) fece chiamare delle suore con maggiore esperienza provenienti da Roma, delle quali Cecilia venne nominata priora.

Le tante lettere di Giordano a Diana ci offrono un modello di direzione spirituale e casta amicizia. Questi testi, insieme alla descrizione di San Domenico offertaci dalla beata Cecilia, formano l’eredità letteraria di questo trio di sante donne, ma la loro testimonianza di santità potrebbe essere ancor più preziosa.



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Chiediamo loro di pregare per tutte le donne che discernono la vita religiosa e per quelle che non sembrano adattarsi agli schemi. Beate Diana, Amata e Cecilia, pregate per noi!

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]