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La povera pastorella che tenne Teresa d’Avila morente tra le braccia

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Meg Hunter-Kilmer - pubblicato il 01/06/17

Il grande Dottore della Chiesa venne accompagnato da una contadina tanto umile quanto santa

Nel XVI secolo la Chiesa era nei guai. Tormentata dall’esterno dalla Riforma protestante e dall’interno da sacerdoti e religiosi mediocri, aveva bisogno di eroi, i santi brillanti ed eloquenti della Riforma cattolica come Ignazio di Loyola e Francesco di Sales. Aveva bisogno della nobile e brillante Teresa d’Avila.

Aveva anche bisogno dell’ordinaria e poco istruita Anna di San Bartolomeo.

Settima figlia di una famiglia di contadini molto pia, Anna (1549-1626) trascorse l’infanzia facendo la pastorella e rimase orfana ad appena 10 anni. Da quel momento i suoi fratelli iniziarono a pensare al suo futuro, discutendo di come poterla far sposare. Anna, però, voleva essere una sposa di Cristo. Considerando le sue opzioni, pensò che forse avrebbe potuto persuadersi a sposare un uomo giusto, prudente e bello. Sull’onda di questa decisione, Gesù stesso le apparve dicendo: “Sono colui che ami e che devi sposare”.

Da quel momento, nulla avrebbe convinto Anna ad accettare un altro sposo, e gli ostacoli davanti a lei a volte sembravano insormontabili. I fratelli di Anna non erano entusiasti del suo desiderio di diventare suora. Erano convinti che non avrebbe perseverato nella vita religiosa e che abbandonandola avrebbe gettato la vergogna sulla famiglia, e quindi fecero del loro meglio per presentarle dei possibili mariti. Anna, dal canto suo, vestiva di stracci e si rifiutava di parlare agli uomini interessati a lei.

Quando il Signore le apparve in sogno per portarla al Carmelo, dalle suore di Santa Teresa d’Avila, all’epoca ancora viva, fu sopraffatta dalla gioia, ma poi venne rifiutata perché troppo giovane. Dopo quell’episodio la resistenza dei suoi fratelli aumentò, e la fecero lavorare nei campi dandole il doppio del lavoro degli uomini per spezzare la sua volontà. Nonostante le tentazioni, Anna si sentì rafforzata dal Signore per sopportare le prove che le si presentavano.

Ma il diavolo non si accontentava delle tentazioni, e una sera Anna si trovò faccia a faccia con un demonio. Anche se invocò la Santissima Trinità per ottenere aiuto e venne protetta, si spaventò talmente da ammalarsi seriamente. Man mano che la sua malattia progrediva, la sua famiglia si preoccupò sempre più, e alla fine la portò al santuario di San Bartolomeo, dove venne guarita.

L’opposizione dei familiari prese una piega diversa. Erano felici di permetterle di diventare suora, dicevano, ma perché tanto lontano? Poteva entrare in un convento vicino, di modo da poter andare a volte a trovare la famiglia. Quando Anna rimase salda nel suo impegno a seguire la volontà di Dio nel Carmelo, uno dei suoi fratelli si infuriò talmente da tirar fuori la spada per ucciderla. Dopo che una sorella lo trattenne, la famiglia capì che l’ostilità nei confronti della vocazione di Anna era innaturale (Anna dice diabolica), e alla fine le permise di unirsi a Teresa d’Avila e alle altre Carmelitane Scalze quando aveva 21 anni.

Anna entrò come sorella laica (la via per le ragazze povere e prive di istruzione che venivano chiamate a lavorare, in contrasto con le più aristocratiche suore del coro che cantavano l’officio divino), ma era molto amata da Santa Teresa. Teresa le ordinò di imparare a leggere e a scrivere e la nominò sua segretaria, portandola con sé in tutti i viaggi che face nei vari conventi negli ultimi cinque anni della sua vita. Il grande Dottore della Chiesa, da cui presero il nome Santa Teresina e Madre Teresa, morì tra le braccia di una povera pastorella che era stata illetterata fino a vent’anni.

Non sorprende che questo abbia reso le consorelle gelose e sospettose, soprattutto quando dopo la morte di Teresa venne chiesto ad Anna di diventare una suora di coro di modo che potesse diventare priora. Malgrado la resistenza delle altre e la sua stessa riluttanza, Anna fu obbediente, confidando nella volontà dei suoi superiori e nella profezia che Teresa aveva reso nota anni prima in base alle quale le sarebbe stato chiesto di fare proprio quello. Fece tuttavia notare al Signore che la sua elevazione a questo ufficio era ingiusta, e che lei era solo una debole canna. In un sogno, Gesù le rispose “Con le canne accendo il mio fuoco”.

Anna trascorse il resto della sua vita lavorando per infiammare i cuori per Gesù come priora in vari conventi diversi e come scrittrice spirituale e poeta, ma non dimenticò mai le sue umili origini e non si ritenne mai troppo importante per il duro lavoro. Attraverso la fedeltà di Anna, l’opera di Santa Teresa si diffuse in tutta l’Europa e poi nel mondo.

Il 7 giugno, festa della beata Anna di San Bartolomeo, chiediamo la sua intercessione per le persone le cui famiglie si oppongono alla loro vocazione e per quelle il cui lavoro sembra più di quello che riescono a gestire. Beata Anna di San Bartolomeo, prega per noi!

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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