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La vera Guerra dell’Anello che Tolkien non ha scritto

ANELLO ORO TOLKIEN

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Maria Paola Daud - pubblicato il 29/05/17

Quello che secondo la leggenda era l'anello sponsale della Vergine Maria e di San Giuseppe ha fatto sì che due città entrassero in guerra

Quando si parla della Guerra dell’Anello, viene inevitabilmente in mente – grazie a Peter Jackson, per chi non ha letto il libro – l’epico scontro tra Rohan e Gondor contro gli orchi di Sauron, mentre due minuscoli hobbit si addentravano a Mordor per distruggere il maledetto gioiello sul Monte Fato.

La storia, però, riserva sorprese curiose. C’è stata una Guerra dell’Anello reale e storica, che ha visto affrontarsi le città di Chiusi e Perugia nel 1473 e che non è finita in un bagno di sangue grazie alla scoperta del corpo di una donna morta mille anni prima.

Non era un Anello del Potere. Per i cristiani dell’epoca era ancora di più. Secondo la tradizione, era l’anello nuziale che San Giuseppe aveva consegnato alla Vergine Maria prima dell’Annunciazione.

Ci sono due leggende sul modo in cui l’anello sarebbe arrivato a Chiusi. La prima racconta che Santa Mustiola, principessa romana del IV secolo, possedeva il Sacro Anello, regalatole dal suo defunto promesso sposo Lucio. Fuggendo dalle persecuzioni religiose nei confronti dei cristiani da parte di Aureliano, la santa sarebbe arrivata in città con la reliquia.

L’altra storia racconta che la reliquia arrivò a Chiusi all’inizio del XI secolo grazie al dono di un mercante ebreo a un orafo di nome Ainero, a condizione che venisse venerata come meritava. Secondo quando diceva, la stessa Vergine Maria gli era apparsa in sogno, fatto ch stava facendo vacillare la sua fede ebraica.

Ainero non credette molto in quella “storiella” e lasciò l’anello custodito e dimenticato nella cripta di famiglia (inevitabilmente, lettore dell’opera di Tolkien, emergono le similitudini con l’occultamento dell’Anello nella Contea nelle mani di Bilbo Baggins). Anni dopo il suo unico figlio morì. Quando era sul letto di morte, ormai già con un piede nell’altro mondo, rimproverò il padre per aver lasciato abbandonato in quel modo una reliquia così importante.




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Ainero, pentito, dopo averne verificata l’autenticità consegnò l’Anello in dono alla chiesa di Santa Mustiola perché tutti potessero venerarlo. I miracoli sarebbero iniziati il giorno stesso del suo arrivo. Ad esempio, le campane della chiesa suonavano incessantamente senza che nessuno le muovesse.

Un giorno un frate tedesco del convento di San Francesco rubò la preziosa reliquia. Non si sa se fu per incarico del vescovo di Perugia o per dispetto, visto che alcuni religiosi di Chiusi lo avevano trattato male (avrà pensato che gli abitanti di Chiusi non meritavano di avere un gioiello del genere). Rubò quindi l’anello e fuggì di notte verso la sua terra natale.

Quando stava passando per Perugia, una nebbia intensa e repentina lo avvolse e non gli permise di vedere bene il cammino che doveva seguire. Decise quindi di cercare rifugio in casa di un amico. Invaso dal rimorso per ciò che aveva fatto (e sicuramente temendo che la nebbia fosse il segno di un castigo), raccontò tutto a colui che lo ospitava, che decise che la cosa migliore era forse consegnare l’anello al sindaco di Perugia, che ammirato ricompensò l’amico con del denaro ed esentò dal pagamento delle tasse la sua famiglia fino alla terza generazione.

A Chiusi, nel frattempo, scoperto ormai il furto iniziò la caccia al ladro, fino a che questi non venne scoperto e braccato.

E l’anello? È qui che inizia una guerra annosa tra le due città per il suo possesso. Si susseguirono richieste di autorità e cittadini, e i canonici di entrambe le chiese proposero che il Sacro Anello venisse depositato in una chiesa neutrale. Fu scelta quella urbana dei Francescani Conventuali.

La questione, però, non terminò lì. Sisto IV, a cui fecero ricorso da Chiusi e da Siena, che la difendeva, si pronunciò contro Perugia, ma il suo successore Innocenzo VIII, che aveva bisogno di conquistarsi il favore della città, decise di risolvere il conflitto a favore di Perugia. Chiusi fu invasa da una profonda tristezza, anche se per fortuna tempo dopo vennero scoperti i resti della santa patrona Mustiola e la gioia della scoperta placò gli animi e pose fine alla “Guerra dell’Anello”.

La reliquia venne depositata in uno scrigno chiuso con 14 chiavi nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, nella quale venne eretta una cappella, la Cappella del Sacro Anello. Venne chiesto al pittore più rinomato, il Perugino, la famosa opera dello Sposalizio della Vergine, rubata purtroppo secoli dopo da Napoleone e attualmente al Museo delle Belle Arti di Caen (Francia).

Dominio pubblico

Dal suo arrivo a Perugia, il Sacro Anello ha aiutato a creare un ponte tra la religione ufficiale e la pietà popolare, e la città ha fatto ricorso in varie occasioni alla Vergine per evitare disastri naturali o invasioni nemiche. Generazioni e generazioni di pellegrini di ogni epoca hanno pregato davanti alla reliquia chiedendo il dono della salute.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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