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Mio figlio ruba, cosa posso fare?

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Inma Alvarez - pubblicato il 27/05/17

Una cosa è farlo a 4-5 anni, un'altra è farlo a 12-13

Un figlio che apre il portafogli e prende denaro senza permesso è una delle esperienze più sgradevoli che possano accadere a un genitore. Come fa quel piccolo innocente che gioca e sorride ad essere capace di fare una cosa del genere? La tentazione di ricorrere alla punizione fulminante è più che comprensibile, soprattutto temendo che se non viene corretto in tempo da adulto il figlio potrà sentire il peso – assai meno affettuoso – della Giustizia.

Altri genitori si frustrano pensando di aver fallito, o si incolpano ritenendo che il figlio li inganni perché non si sente amato o non ha la fiducia necessaria per esprimere le proprie necessità. Non è raro che questo rappresenti un motivo di scontro tra i genitori, nel tentativo di identificare quale dei due sia il “colpevole” che dà “il cattivo esempio”.

In questa situazione, il primo passo è mantenere la calma

Il fatto che un bambino o un adolescente rubi ai genitori è una cosa che durante lo sviluppo evolutivo può accadere per vari motivi. Un bambino sta evolvendo anche sul piano morale e attraversa tappe distinte, in cui aumenta la sua capacità di ragionare e di rispondere della propria condotta. Non si può criminalizzare un bambino di 4 anni che prende qualcosa che non gli appartiene, né lo si può paragonare a un adolescente che deruba i genitori in segno di ribellione.

La psicologia evolutiva dimostra che più o meno fino ai sei anni – anche in base al bambino, al carattere e alla maturità – non c’è ancora una consapevolezza molto chiara della morale personale. In questa tappa si imitano dei comportamenti, cercando l’adattamento all’ambiente e copiando il modo di fare altrui. Dai sette anni, in generale, c’è uno sviluppo cognitivo sufficiente che permette una maggiore consapevolezza dei propri atti e del valore e delle implicazioni morali di quello che si fa.


PADRE FIGLIO PINOCCHIO

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Non condannare il bambino

Proprio comprendendo questa gradualità nell’educazione morale, è molto importante non qualificare mai il bambino a livello morale, soprattutto se è piccolo. Non bisogna mai chiamarlo “ladro”, ma piuttosto stimolarlo a migliorare il proprio comportamento e ad essere una persona sempre migliore.

La cosa più importante è sempre l’educazione preventiva, ovvero bisogna educare ai valori del rispetto e della sincerità per avere le motivazioni interne necessarie a evitare questo tipo di comportamenti, e soprattutto per sentirsi più motivati a distinguersi per un buon comportamento che per stili di vita negativi.

Educare all’autonomia morale

Come impara i valori morali un bambino? All’inizio per imitazione. Gradualmente, man mano che si sviluppa l’intelligenza e grazie all’interazione di questa con i diversi contesti sociali (scuola, famiglia e amici), il bambino arriva poi alla vera autonomia morale e alla capacità di giudizio personale.

La chiave principale per educare ai valori risiede in primo luogo nella famiglia: i valori devono essere vissuti in casa prima di essere espressi verbalmente in una spiegazione al bambino. I bambini non hanno doppiezza: se vedono che i loro genitori hanno un rapporto ambiguo con l’onestà rispetto al denaro, per quanto li si possa rimproverare imiteranno la condotta che vedono anziché seguire quello che viene detto loro.

In secondo luogo, la scuola deve rafforzare questi valori. La crisi si produce quando nell’adolescenza entra un “terzo invitato” non atteso nel menù dell’educazione, ovvero il gruppo di amici, il cui impatto sui comportamenti è determinante per il futuro di ogni adolescente.

La punizione dev’essere quindi proporzionale alla capacità di autonomia morale, ma senza toglierle importanza per il fatto che il bambino “è piccolo”. Un adolescente dev’essere trattato come un pre-adulto, spiegandogli chiaramente le implicazioni e le conseguenze del fatto di rubare, anche a livello legale. Nel caso di un bambino, bisogna adattare questa spiegazione al suo livello di comprensione, dicendogli che è una cosa molto negativa e che non si fa.




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In questi casi è molto importante che le punizioni siano educative. Il primo passo sarà sempre restituire ciò che si è rubato, ma non basta. Bisogna pensare a piccole sanzioni da poter applicare in casa perché i bambini e gli adolescenti capiscano che ogni azione ha delle conseguenze. Ad esempio, se si ruba una somma di denaro, oltre che restituirlo ci si dovrà dar da fare per ottenere il valore del denaro rubato, rendendosi così conto del danno inflitto ad altre persone.

L’obiettivo dell’educazione è aiutare i figli a essere maturi, felici, sicuri di sé, e a crescere nel rispetto degli altri, che è la base del rispetto per se stessi. Un’educazione in positivo cercherà sempre di stimolare comportamenti che possano essere imitabili e ammirati da tutti gli educatori e dalle persone valide e di buonsenso.

Soprattutto nell’adolescenza, in cui l’intelligenza ha già un livello di sviluppo completo, quello di cui c’è bisogno non sono grandi discorsi, quanto piuttosto la certezza della vicinanza dei genitori e la costante conferma dell’affetto nei confronti dei figli.

Quando il furto nasconde altri problemi

Quando ciò non è sufficiente e il bambino continua a rubare conviene contattare qualche psicologo esperto di educazione e psicologia evolutiva per analizzare in modo più approfondito le cause e poter intervenire in modo efficace.

In genere dietro a comportamenti compulsivi di furto o abitudini in questo senso ci sono anche la necessità di riempire vuoti affettivi, problemi di mancanza di autostima, necessità di ottenere la stima dei compagni per il fatto di possedere quello che tutti possiedono, problemi di insicurezza cercando l’autoaffermazione della propria personalità o comportamenti asociali per difficoltà di adattamento sociale.

Le bugie, la tendenza a rubare e gli atteggiamenti di ribellione negli adolescenti sono in genere soprattutto manifestazioni del bisogno che hanno di trovare il proprio spazio, la propria realizzazione, l’approvazione e la stima dei propri coetanei. Per questo, hanno bisogno soprattutto di attenzione e compassione da parte degli educatori e dei genitori, sapendo combinare l’esigenza e il dialogo nella difficile arte di educare.

Di fronte a situazioni di furto o menzogne, è importante che i genitori e gli educatori abbiano la capacità di dialogare per chiedere ai figli perché hanno commesso azioni simili. Un dialogo costruttivo è indispensabile per stimolare i figli alla personalizzazione dei valori e delle condotte corrette, senza limitarsi  alla paura delle sanzioni o a condizionamenti esterni.




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Articolo realizzato in collaborazione con Javier Fiz Pérez, psicologo, docente di Psicologia presso l’Università Europea di Roma, delegato per lo Sviluppo Scientifico Internazionale e responsabile dell’Area di Sviluppo Scientifico dell’Istituto Europeo di Psicologia Positiva (IEPP).

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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