La settima edizione per gridare con Gianna Jessen un netto no all’aborto
Se penso alla Marcia per la Vita di sabato mi vengono in mente moltissime cose da raccontare, tante quanti i volti degli amici incontrati. Ma se stringo il campo e rimpicciolisco, come farebbe una telecamera per riprendere un particolare, l’emozione più grande, il ricordo più forte è stato incontrare Gianna Jessen.
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Sabato alle due del pomeriggio siamo partite da casa (con me c’erano mia madre, mia zia e mia cugina) con il diluvio e gli zaini zeppi di kway, ma uscite dalla metro ci ha accolto un bellissimo sole e una piazza allegra e scalpitante già piena di colori, palloncini, striscioni in tante lingue diverse, famiglie, musica. La confusione gioiosa dei bambini sul trenino, i gruppi di suore, i sacerdoti, i ragazzi con scritte pro-life sul volto e in mano cartelloni coraggiosi e controcorrente per dire no all’aborto e all’eutanasia. I sorrisi. Tutto questo e tanto altro è la Marcia! Una festa!
Ci eravamo già lasciati alle spalle da diversi minuti piazza della Repubblica – punto di partenza del corteo – quando vedo arrivare Gianna Jessen sottobraccio a due ragazzi che la aiutavano, era sorridente e concentrata a camminare, maglia nera e rossetto rosso acceso, la pelle chiara, gli occhi attenti. Appena l’ho vista ho sentito un tremito, un brivido di emozione, senza pensarci le sono corsa incontro e l’ho abbracciata. Lei un po’ intimorita mi ha sorriso e ha proceduto a passo spedito e affaticato, mentre io continuavo a guardarla.
Un gruppo di ragazzi cantava il famoso brano interpretato da Gabriella Ferri “Grazie alla vita”. Quale colonna sonora migliore per quel momento!
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Potete immaginare gli sguardi incuriositi dei turisti dai bar di via Cavour davanti a questa folla di persone riunite per celebrare la sacralità della vita “dalla culla alla tomba”, come si sente ripetere nel film Cloud Atlas, lo avete mai visto?
La culla ovviamente è il grembo di una madre!
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E poi molti cori e rosari, icone mariane, crocifissi, un corteo variopinto ma unito dallo stesso desiderio di difendere la dignità dell’essere umano.
Tante le presenze importanti che hanno arricchito la manifestazione: il cardinale Raymon Leo Burke, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, il vescovo Athanasius Schneider. E poi le preziose testimonianze dal palco di piazza Venezia, punto di arrivo del corteo.
La comunità Giovanni XXIII che aiuta le donne ad abbandonare la tremenda schiavitù della prostituzione e salva i loro bambini, l’imprenditore Roberto Brazzale che a Zanè (Vicenza) paga una mensilità in più ai dipendenti della sua azienda che mettono al mondo un figlio per promuovere la vita e sostenere le famiglie agevolando le mamme anche allungando la maternità, e molte altri interventi importanti.
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Mi piace citare in particolare quello del professor Stephane Mercier, dell’Università Cattolica di Lovanio in Belgio. Il giovane docente è stato sospeso dall’insegnamento per aver trattato in classe il tema dell’aborto. Sul palco ha parlato con chiarezza e semplicità chiedendo con umiltà a tutti di pregare per lui e per la sua fidanzata che sposerà tra poco. Vi avevamo già parlato dell’assurda e gravissima vicenda che lo ha coinvolto, potete leggerla qui.

Applausi scroscianti e calorosi per l’intervento di Gianna Jessen nata da un aborto salino che doveva ucciderla al settimo mese e mezzo di gravidanza. Le sue parole sono state come sempre splendide e taglienti, a favore della vita che da una parte si annienta con l’aborto e dall’altra si fabbrica a tavolino con la maternità surrogata, facendo nascere degli orfani e annullando – come con l’aborto – i diritti dei più deboli. Gianna ha poi ricordato con forza agli uomini di proteggere le donne, di prendersene cura e di dare la vita per loro e per i bambini che portano nel grembo. Un messaggio potente e coraggioso pronunciato da una sopravvissuta, da una voce scomoda per molti. Ricordiamo che il suo incontro di venerdì scorso all’Università di Roma Tre è stato all’ultimo spostato presso la Cappellania, una vera e propria censura nei confronti dell’attivista antiabortista statunitense.
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Ma Gianna va avanti come un treno in corsa e non si lascia intimorire, è una catechesi vivente. Lei continua forte a dare la sua testimonianza, come dovremmo fare noi tutti. Ogni giorno. Perché ho capito, mentre ero seduta sui gradoni alla destra del palco e salutavo amici e amiche venuti da ogni città di Italia, che la marcia per la vita è tutti i giorni, sempre, è un percorso continuo che dobbiamo intraprendere a difesa dell’uomo e dell’esistenza, dono immenso di Dio. Come diceva Santa Madre Teresa di Calcutta:
«La vita è preziosa, abbine cura. (…) La vita è la vita, difendila».