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Dio mi ha salvato da un uomo violento

ANNAMARIA SPINA

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Credere - pubblicato il 22/05/17

A 22 anni l’ex fidanzato ha tentato di ucciderla: «Gli sono sfuggita affidandomi al Signore»

di Michele Sciancalepore

È solare. Non solo perché ha il sole della sua Sicilia negli occhi. Non solo per la sua splendida presenza fisica. Ma soprattutto perché dal suo sorriso traspare un amore per la vita incommensurabile. Nulla lascia immaginare la ferita che ha lacerato il suo passato di adolescente, la violenza brutale che ha dovuto subire e che stava per esserle fatale. O forse proprio l’aver saputo affacciarsi alla sua ferita, l’aver affidato il suo dolore, il suo terrore al Signore, l’aver implorato aiuto a Dio e l’aver poi elaborato tutta la sua tragica esperienza in un monologo teatrale le ha permesso di recuperare a pieno il senso profondo e autentico della vita e dell’amore che, come diceva san Francesco, è il contrario del possesso. Sei mia è, non a caso, il titolo della pièce che Annamaria Spina, attrice catanese, da ormai tre anni interpreta in Sicilia, nei teatri, nelle scuole, per denunciare la drammatica radicalizzazione della violenza contro le donne, per indicarne i possibili rimedi e al contempo gridare al mondo: «Sono viva! Con l’aiuto del Signore!».

Viva, grazie a Dio! Per Annamaria questa non è un’esclamazione retorica. E per svelare la concretezza dell’intervento salvifico del Signore nella sua vita Annamaria accetta di rivivere per noi, non senza sofferenza, quelle terribili ore in cui decise di incontrare il suo ex fidanzato che non si rassegnava alla fine del loro rapporto.

Annamaria, cosa accadde quella sera del luglio 1993?

«Avevo lasciato il mio ragazzo perché era diventato troppo geloso ed ero stanca della sua morbosità. Mi chiese l’ennesimo e ultimo chiarimento. Quella sera quando lui venne a casa mia io intravidi nella tasca del suo pantalone un coltello. Allora potreste chiedermi perché sono uscita comunque con lui. Perché all’epoca mio padre era malato di Sla (sclerosi laterale amiotrofica), quindi in una posizione di grande debolezza e nemmeno poteva difendermi ovviamente mia madre. Quindi accettai di uscire perché almeno, se doveva uccidere, avrebbe ucciso solo me. Pensavo così di evitare una strage in famiglia, perché sapevo che lui era pronto a tutto. Dovevamo andare all’inaugurazione di una discoteca, ma lungo il tragitto prese una strada di campagna isolata. Lì fermò la macchina e cominciò a dirmi in siciliano: “Tu a tua madre non la vedrai più, questa è stata l’ultima sera, io ti faccio solo scegliere: devi decidere, vuoi morire col cric o bruciata?”. E cominciò a prendermi a pugni, a schiaffi, a tirarmi i capelli… Io cercai di scappare ma lui mi ritrascinò in macchina tirandomi per i capelli e cercò di finirmi…».

E fu in quel frangente così buio che paradossalmente vide una via d’uscita?

«Sì, incredibilmente mi rilassai, mi rivolsi al Signore dicendogli: “Se devo morire così, in maniera violenta, sia fatta la tua volontà”. Provai allora un senso di calore e di amore infinito e mi vennero all’improvviso in mente le parole evangeliche “siate astuti come i serpenti e puri come le colombe”. Allora pensai di fargli una finta promessa, gli dissi che lo avrei sposato. Lui si calmò e gli chiesi di portarmi in ospedale perché stavo morendo dissanguata. Mi accompagnò minacciandomi che mi avrebbe ammazzato se avessi detto la verità, ma giunti in ospedale i medici capirono subito e mi misero in condizione di denunciarlo».

All’epoca di quel tragico episodio lei era molto giovane. Come mai possedeva una fede così radicata che l’ha portata ad affidarsi completamente?

«Io da piccola volevo fare solo due cose: l’attrice e la missionaria; se non avessi avuto il dono della maternità avrei fatto la suora laica, sarei andata in giro per il mondo per mettermi al servizio di chi ha bisogno. Ma in realtà lo possiamo fare anche nel quartiere in cui viviamo. Il sacerdote che segue i miei figli, ad esempio, in provincia di Catania è una sorta di don Bosco, è poverissimo ma incredibilmente riesce a organizzare a sue spese pranzi per tutti gli indigenti della zona!».

Il Papa, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne lo scorso 25 novembre, scrisse questo tweet: «Quante donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza! Il Signore le vuole libere e in piena dignità».

«Papa Francesco non smette di stupirmi per dolcezza, coraggio e acume. La libertà di cui parla il Santo Padre è la stessa per cui io mi batto e che detesta l’idea della donna come oggetto. Per questo sono convinta che l’espressione “sei mia” sia il contrario dell’amore. Per ribaltare questa alienazione culturale e mentale bisogna intervenire educando i nostri figli all’idea che un rapporto possa finire senza che debba innescare rivalse di possesso, perché amare significa darsi, non appropriarsi dell’altro».

In questi anni è diventata una paladina della difesa dei diritti delle donne abusate; in Italia, a suo giudizio, siamo deficitari dal punto di vista legislativo in questo ambito?

«Nient’affatto. Le leggi ci sono, non c’è alcun vuoto legislativo. Spesso, purtroppo, non c’è un’adeguata applicazione della legge. Una donna si trova a dover esibire le prove della violenza subita e anche in quel caso l’arresto dell’aggressore non è detto che avvenga».

Il suo prossimo impegno?

«A Cesena, in un liceo, l’8 marzo, per dare agli studenti una testimonianza contro la violenza insieme a Diletta Capobianco, figlia di Sabrina Blotti, assurdamente assassinata nel 2012 dal padre della sua migliore amica che si era invaghito di lei».

Cosa dice alle donne che vivono una condizione di sopruso?

«Non abbiate paura! Ma proprio come lo diceva papa Wojtyla, nel senso che spalancando le porte a Cristo si trova il coraggio».

Il suo sogno, non nel cassetto, ma nel suo cuore?

«Ne ho due: che si arrivi un giorno a non dover più celebrare la giornata sulla violenza contro le donne e poi vorrei incontrare papa Francesco».

Cosa gli direbbe?

«Nulla. Assolutamente nulla. Vorrei solo abbracciarlo. Sono certa che avvertirei quell’immenso calore di salvezza!».

Tags:
femminicidiotestimonianze di vita e di fede
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