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Le 100 chiese di Amatrice che attendono di rinascere

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© AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO

Un pompier accroche un crucifix dans la ville d'Amatrice le 30 août dernier, avant une cérémonie funéraire organisée en hommage aux victimes du récent séisme meurtrier. © AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 16/05/17

La diocesi sta coordinando la ricostruzione degli edifici di culto

Inoltrarsi nelle 69 frazioni di “mamma Amatrice” oggi vuol dire entrare nelle ferite profonde di una comunità circondata da cumuli di macerie e case sventrate da cui fuoriescono brandelli della vita che era prima dell’arrivo del “mostro”, pezzi di camere, cucine, mobili. Ma anche dai resti delle chiese, tantissime, santuari e cappelle.

Agensir (27 marzo) è andata nel paese sventrato sette mesi fa dal terremoto, verificando che il 90% dei luoghi di culto di fatto è inagibile. Quasi cento chiese sono state colpite e tutte anche le più piccole hanno elementi di pregio artistico e storico. A queste se ne aggiungono almeno altre 50 gravemente lesionate chiuse in attesa di verifiche.

LA “CAPPELLA SISTINA” DI AMATRICE

Luoghi di culto cui gli amatriciani sono affezionati come il santuario del XV secolo della Madonna di Filetta, patrona di Amatrice, o di quello dell’Icona Passatora (Santa Maria delle Grazie), del XIV secolo, che per i suoi affreschi è detto la “Cappella Sistina” di questo lembo di terra.

Entrambi i luoghi hanno visto la messa in sicurezza da parte del Mibact, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dei Vigili del Fuoco. Ma il grosso del lavoro attende di essere fatto.




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DA SANTA CATERINA A SANT’ANDREA

A dispetto dei malumori e del “qui non si muove niente”, nelle aree del sisma, la Chiesa di Rieti sta portando avanti diversi interventi di messa in sicurezza e conservazione ovunque è possibile. Il tutto con l’idea di coinvolgere le comunità locali. Come nel caso del campanile del monastero “Santa Caterina” nella frazione di Scai. È stato questo il primo di una serie di interventi che la diocesi sta progettando e ai quali si darà corso nelle prossime settimane.

Anche nel caso della chiesa di Sant’Andrea Apostolo a Configno di Amatrice, gli interventi sono quasi conclusi. Situata nel centro dell’abitato della frazione di Amatrice, la chiesa mostra danni e lesioni diffuse in tutto l’edificio, con un parziale crollo all’interno, così come il campanile (www.frontierarieti.com, 5 maggio).

LE CHIESE PIU’ “A CUORE”

Ma al di là dell’aiuto economico, prosegue Agensir, la strategia punta a individuare quelle chiese che stanno particolarmente a cuore alle persone, in modo da indirizzare al meglio gli interventi. «Proteggere adeguatamente il loro interno, oltre che puntellarle all’esterno, è urgente e necessario», ribadisce il vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili.

“DIMENSIONE COMUNITARIA”

«Nelle singole frazioni le chiese sono un punto di riferimento non solo religioso ma anche culturale – aggiunge monsignor Luigi Aquilini, nativo di Amatrice e delegato diocesano al recupero dei beni culturali – ogni frazione ne ha una. Oggi con il sisma i paesi sono pressoché vuoti e il rischio di furti è reale. Bisogna intervenire per non dare la sensazione che abbiamo abbandonato tutto. Ma non è così».

«La ricostruzione della dimensione comunitaria, senza la quale è difficile restare, passa anche per questi luoghi sacri», rimarca ancora monsignor Pompili.

IL PARADOSSO DEI FONDI MINISTERIALI

Intanto, se la diocesi è in fermento per questa serie di interventi sulle chiese distrutte, dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo sono ufficialmente giunte le prime misure e risorse per le chiese terremotate, ma paradossalmente solo per quelle che hanno subìto danni lievi e facilmente sanabili.

Si parla di 69 chiese in tutto tra Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, per un totale di 14 milioni e 358mila euro: quattro quelle in provincia di Rieti, nessuna ad Amatrice (Il Messaggero, 8 maggio).




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