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Apri la porta che dà senso al dolore

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 12/05/17

Le persone possano trovare un senso per la loro vita, per il loro dolore

Gesù è la via della mia vita. È la porta attraverso la quale entro. Gesù ha una porta attraverso la quale voglio entrare. La porta della ferita del suo cuore. Entro da lì.

È una porta piccola e io sono cresciuto. Mi costa accettarlo. Per questo voglio tornare ad essere come un bambino. Per entrare dalla porta della sua ferita. Entro nella fessura della sua anima. È la porta dell’ovile.

È una porta aperta per entrare e uscire. Gesù non mi trattiene. È questo che mi affascina del suo amore. Il rispetto assoluto delle mie decisioni. Mi apre la porta per farmi entrare. E aspetta paziente alla porta del mio cuore. Apocalisse 3, 20: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”.

Gesù aspetta davanti alla mia porta. Lasciarlo entrare dipende da me. E io voglio entrare dalla porta che tiene aperta per me. Anche se a volte mi allontano e inciampo, la porta di Gesù è sempre aperta. Questo mi dà speranza. Non mi chiude la porta. La sua ultima parola è sempre la misericordia.




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Devo tornare a guardare la porta. Penso a tante persone che non vedono la porta di Gesù. Non vedono speranza nella propria vita. Si sono chiuse in un cerchio di infelicità e non riescono a uscirne. Non vedono la porta d’uscita. Non vedono la porta d’entrata a una vita più piena.

Voglio essere porta d’ingresso. A volte vedo che posso chiudere la porta se non ho il cuore aperto. Posso farlo con i miei silenzi, con le mie omissioni, non solo con le parole e i gesti. Posso chiudere o aprire la porta a Dio. Che grande responsabilità! Posso ferire e posso guarire.

E a volte trascuro la mia vita e le persone che Dio mi affida. Voglio facilitare alle persone l’accesso all’ovile, perché possano trovare verdi pascoli e vedere un senso per la loro vita e il loro dolore.

Leggevo giorni fa: “La sofferenza smette in qualche modo di essere sofferenza quando trova un senso” [1]. La porta è il senso di tutto ciò che facciamo. Dei nostri sacrifici e delle nostre rinunce. Dei nostri limiti e delle nostre cadute.

Non riesco a comprendere la sofferenza se non c’è un senso ulteriore, nel cuore di Dio. Un senso che in questa vita non riesco a toccare.

Ma per continuare a lottare ho bisogno di vedere una porta aperta, un senso, per continuare a sperare. Devo capire che c’è un cuore che mi lascia entrare per poter riposare nel suo amore. Ho bisogno di toccare un senso occulto dall’altro lato della soglia che mi si apre. L’amore è l’unica cosa che mi permette di continuare a lottare nella vita.

Ho la vocazione ad essere porta. Non sono sempre aperto. Quando mi chiudo non lascio agire Dio nella mia vita. Chiudo la via della felicità a chi cerca luce. Compagnia. Riposo. Gesù è la porta e mi insegna ad essere porta per altri.

Il pastore ha la vocazione di porta aperta, di porta di misericordia. Di porta santa e sacra attraverso la quale molti possono passare ed essere sanati toccando l’architrave. Una porta verso un mondo nuovo che non mi appartiene perché è il mondo di Dio. Il mondo di Maria. È il pascolo in cui tanti possono trovare cibo per la propria vita.

Non voglio chiudere nessuna porta, né a Dio perché entri in me né agli uomini perché possano toccare Dio nel mio amore umano.

[1] Viktor Frankl, L’uomo in cerca di senso

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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