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Sai perché sei ancora single?

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Anna Malec - pubblicato il 10/05/17
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Ormai disperi di trovare l’amore, e non è che tu non lo abbia cercato. E se cambiassi strategia? Una nostra collega polacca ha fatto così e… ha funzionato!

A forza di conoscere a memoria la maggior parte delle canzoni romantiche all’acqua di rosa, noi donne ci convinciamo che il grande amore ci aspetti all’angolo della strada. Ma guardando la cosa più da vicino, ci si riconosce più nel Diario di Bridget Jones che in L’amore davvero. E una, naturalmente, si chiede perché. Anche io ho passato un buon numero di serate a cercare di dare una risposta a questa domanda. Invano. Perché non ne ho mai avuto la benché minima idea. In compenso, però, ho trovato la risposta a un’altra domanda, molto più importante. Ecco perché vi propongo di spostarvi appena un poco e di guardare da un’altra parte. Staccare lo sguardo da quest’orizzonte in cui nessuno è importante e rivolgerlo alla persona con la quale si passa la maggior parte del proprio tempo: se stessi.

Imparare a conoscersi

Mi ricordo della prima volta che me ne sono andata via, tutta sola, per qualche giorno. Destinazione montagna. Avevo bisogno di riconnettermi con me stessa e di ascoltare di nuovo la mia melodia interiore. Ero stanca di aspettare ancora e sempre che il principe azzurro venisse a cantare la sua serenata sotto al mio balcone. Avevo bisogno di ritrovare il cammino dei miei desideri, dei miei sogni, dei miei progetti, che mi sembravano essere stati risucchiati dalle sabbie mobili. Ero sospesa nella domanda: «Dov’è colui che mi prometterà / che mi amerà / fino al mio ultimo respiro?».

Basta così!, mi sono detta. Ho preparato lo zaino, ho preso un biglietto e sono salita su un treno: partenza. È stato l’inizio di un’incredibile avventura. Oggi so che se non ami sufficientemente te stessa, con luci e ombre, è difficile costruire una relazione intima e aperta con un’altra persona.

Quando sai chi sei, sai chi cerchi

All’inizio della relazione con suo marito, la mia amica Asia ha fatto qualche (infruttuoso) tentativo di cambiare in lui quello che non le piaceva. Un giorno lui le ha chiesto – scherzando ma fino a un certo punto – che per farle piacere avrebbe cercato di trasformare delle mutande in canottiera. Oggi raccontano sorridendo questo aneddoto, ma la dice lunga sulle nostre cosiddette buone intenzioni e su ciò che coprono. Avviare una relazione con la segreta speranza che il nostro partner cambierà sotto il nostro influsso si rivela perlopiù essere una strategia ad alto rischio.

Domandiamoci ci cerchiamo veramente. Quello che in una relazione è per noi veramente importante. Quello a cui in nessun caso vorremmo rinunciare. Che compromessi siamo pronti (/e) a fare e se vogliamo dare il nostro accordo a qualcosa che in nulla corrisponde ai nostri sogni.

I nostri difetti non sono la causa della nostra solitudine

Quando ci si ritrova soli (/e) già da un po’, è facile cascare nella cantilena del “che cos’ho che non va?”. Meglio evitare, non se ne viene fuori – lo so per esperienza. Invece di chiedersi se non si sia “abbastanza” questo o “troppo” quello, la migliore soluzione è osservare lucidamente quali sono le nostre qualità e i nostri difetti. Tutti ne abbiamo. Non possiamo flagellarci per questo! Meglio conoscerli, i nostri punti deboli, e… accettarli.

Accettare anche che ci siano cose buone, in noi, che possiamo condividere con quelli che ne hanno bisogno. Ricordarsi che i nostri difetti non sono la causa del nostro essere soli. Il giorno in cui ci si accetterà da tutti i punti di vista si accetteranno più facilmente gli altri, in tutte le loro sfaccettature, con la loro storia, le loro qualità e i loro difetti.

La falsa idea della “dolce metà”

È così romantico sentirsi dire che si è “la dolce metà” di qualcuno! La persona senza la quale l’altro non può esistere, o quando qualcuno è tutto per noi ed è stando con lui o con lei che ci sentiamo veramente noi stessi. Sì, ma… non è vero. Siamo degli esseri interi, noi. Dio ci ha creati come esseri tutti d’un pezzo, non c’è un pezzo di puzzle mancante. Possiamo quindi smetterla di cercare la seconda metà della mela e cominciare a cercare invece un altro frutto, maturo al punto giusto, appetitoso, col quale ci si inventerà un cocktail strepitoso.

Cercare l’origine dell’amore

E in ultimo – anche se si sarebbe dovuti aprire da qui – finché io non ho fatto l’esperienza del fatto che solo Dio e il suo Amore potevano colmare il mio cuore, brancolavo come una cieca nel mio cercare l’impressione di sentirmi amata. Se anche tu hai fatto questa esperienza, va’ a cercare la sorgente. Desiderare l’amore è naturale, questo prova che siamo nati dall’amore e che all’amore tendiamo. Se osiamo attingere a questa sorgente, come la Samaritana, faremo l’esperienza dell’acqua viva. Se la beviamo non avremo più sete (Gv 4).

La mia esperienza mi fa dire che quando sono alla ricerca di Dio, e non di una “dolce metà”, mi è più facile scorgere la differenza tra una relazione promettente e una in cui andrei a ingolfarmi per colmare un “vuoto emozionale”.

Non avrei scritto questo testo se attorno a me non avessi conosciuto un gran numero di coppie che mi hanno raccontato la loro esperienza. Essere vicini a Dio vi permette di tenere una giusta distanza dal/col vostro partner, di non dipendere interamente da lui/lei e soprattutto di non riporre tutte le vostre speranze sulle sue spalle. Perché questo può essere un carico molto pesante. Per amor proprio e per amore dell’altro, meglio non farlo.

[traduzione a cura di Giovanni Marcotullio]