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Cos’hanno da offrire i cristiani agli atei?

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Mike Cohen CC

David Mills - pubblicato il 10/05/17

Perché lasciarli sprofondare nella mediocrità quando possono aspirare alla grandezza?

Non aveva bisogno di essere salvato dai suoi peccati, ha detto ai cristiani che sostenevano che non fosse così. “Come ateo, accetto liberamente di essere imperfetto e che come essere umano lo sarò sempre. Non potrò mai raggiungere lo status della perfezione, posso solo migliorare o peggiorare in base ai casi”. Si era unito a una discussione in rete di cristiani che ho letto giorni fa, ma non per attaccarli. Voleva solo condividere.

La maggior parte di noi ha avuto conversazioni di questo tipo con amici non credenti, che potrebbero anche tirar fuori l’argomento autonomamente. Non attaccano la fede, perché sembrano ritenerla una cosa positiva per gli altri. In genere la rispettano, ma affermano che non fa per loro.

È sempre frustrante discutere con qualcuno che concorda a metà con tutto ciò che dici.

Freddi nei confronti di tutta la questione

Queste persone non sono come i famosi “nuovi atei” che vanno in televisione e dicono che chi crede in Dio sbaglia o è uno sciocco. Non scrivono libri con titoli come “dio Non è Grande”, con “Dio” scritto intenzionalmente con l’iniziale minuscola.


Simone Weil

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Possono definirsi atei, ma in realtà sono freddi nei confronti di tutta la questione. Potremmo chiamarli “atei soft”.

Il cristiano dice “C’è qualcosa che non va in noi e abbiamo bisogno di aiuto”; questo tipo di non credente dice invece “C’è qualcosa che non va in noi, e va bene”. Il cristiano può dire a una persona di questo tipo che ha davvero bisogno di aiuto, e questa dirà semplicemente: “Grazie per l’offerta, ma sto facendo il meglio che ci si possa aspettare”. Concorda a metà, il che la salva dal dover pensare a quello che le è stato detto.

Gli atei soft mi confondono. Sono cresciuto con un misto di moralismo protestante generico e secolare di sinistra. In qualche modo sbagliavamo sempre. Essendo poco gentili nei confronti degli altri, non resistendo al sistema, sapevamo sempre che fallivamo a raggiungere l’ideale. Sentivamo i nostri peccati nelle ossa. Quando ho sentito per la prima volta un evangelista aggressivo dire che Gesù ci salva dai nostri peccati non ci credevo, ma riuscivo a capire che se fosse stato vero sarebbe stata una buona notizia.

Queste persone, però, non sembrano sentire affatto i propri peccati. Agiscono come se fossero un corridore lento spinto a gareggiare nei 400 metri alle Olimpiadi. Non è colpa loro se finiscono tre minuti dopo tutti gli altri. Hanno fatto del proprio meglio. Non sono corridori, no?

Venite e vedete

I cattolici hanno una forte industria apologetica che produce strumenti per ogni lavoro, ma con gli atei soft, e ce ne sono molti in giro, l’apologetica non funziona.

Discutere sulla fede non fa un gran bene, perché non è esatto dire che la persona con cui si parla discorda con noi. È isolata dall’argomento e protetta dalla sfida.




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Con un amico di questo tipo, bisogna dire come fece Filippo parlando con Natanaele nel Vangelo di Giovanni “Vieni e vedi”. Non sa di cosa ha bisogno, e non ammetterà di aver bisogno di qualcosa. L’unica cosa che noterà è un’offerta migliore.

L’offerta migliore è quella che gli fa la Chiesa cattolica. Può essere felice della sua bicicletta finché non ottiene la Harley.

Può credere davvero di accettare la sua imperfezione, ma a volte si sentirà in colpa per qualcosa che ha fatto. Ci si sentirà in un modo per il quale dire semplicemente “Chiunque è imperfetto” non serve a guarire. Ferirà qualcuno in un modo che non può ignorare.

Può sentire il bisogno del perdono da parte di Qualcuno che può perdonarlo completamente, e non solo perdonarlo ma aiutarlo a cambiare. In altre parole, può sentire il bisogno di Dio. Questa è l’offerta migliore che troverà nella Chiesa.

Non tutti sentiranno questo bisogno di perdono, ma sospetto che quasi chiunque sentirà il bisogno di qualcosa che la Chiesa gli può dare e che non può trovare da nessun’altra parte. Per alcuni può essere una spiegazione più profonda del perché il mondo va come va, per altri una filosofia profonda e comprensiva che li aiuti a pensare al mondo. Per altri ancora può essere un senso di bellezza e di ordine che non trovano nella propria vita.




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Per altri, infine – e forse per quasi tutti –, è una visione della santità che brilla chiaramente in mezzo alla mediocrita dell’imperfezione accettata. Nella Chiesa queste persone vedranno molta gente come loro, ma anche santi e possibili santi. Vedranno qualcosa di pulito e splendente, e si renderanno conto di quanto loro siano noiosi.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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