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Cos’ha a che vedere la confessione con l’esorcismo?

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Alex Malikov

Livres de todo mal - pubblicato il 05/05/17

Se siete veramente cattolici, dovete capirlo e saperlo spiegare molto bene!

Ho ricevuto varie e-mail di persone che sostengono di vivere qualche realtà spirituale diabolica.

In alcuni casi che mi vengono presentati, per via dei dettagli spiegati e della mia stessa esperienza, si può individuare qualcosa di strano che faccia pensare che possano vivere davvero qualcosa di spirituale che va capito e chiarito meglio.

Chi ha già ricevuto qualche tipo di risposta dalle mie e-mail o mi ha visto di persona sa che nel mio primo contatto pongo una serie di domande perché sia ancor più chiaro il discernimento del caso che la persona mi ha presentato.

Dopo queste domande, quella principale che pongo è: “Da quanto tempo non si confessa?”

Nel caso di chi ho già consigliato e che accompagno, la mia raccomandazione principale perché la persona resti porti avanti il processo di cura e liberazione è: “Ha bisogno di confessarsi almeno una volta al mese, o ogni volta che ne sente la necessità, basta che non passi più di un mese”.

Quello che mi spaventa di più è vedere che molte persone non si confessano da anni. Alcune vivono un po’ della fede, dicono di andare in chiesa e perfino a Messa, ma non si confessano!

Mi preoccupa davvero quando le persone mi dicono che vanno a Messa ma non si confessano da molto tempo. Significa che o si comunicano in stato di peccato o non si comunicano.

Quello che voglio sottolineare a questo riguardo è che le persone non hanno davvero capito il potere e la forza liberatrice della confessione.

Credono che un esorcismo sia molto più “potente” di quello che possono vivere nella confessione, e quindi nella grazia di Dio.

Se dico a queste persone che devono lasciare la propria città per venire qui a Cachoeira Paulista perché io possa pregare per loro vengono felici e soddisfatte perché riceveranno delle preghiere, ma se dico che devono passare per una preparazione che implica il fatto di nutrire la propria spiritualità e accostarsi con fede alla confessione si intristiscono… Non è strano?

Se dico loro che il problema che hanno è spirituale e che dovranno cercare aiuto con la preghiera di cura e liberazione sono felici, mentre se dico che quello che devono fare è confessarsi e impegnarsi nel loro cammino di conversione reclamano subito e pensano che non servirà a niente per risolvere i loro problemi.

In fondo le persone ritengono un po’ più “utili” i consigli e perfino gli atteggiamenti che richiedono una certa “soprannaturalità”. Se solo comprendessero la forza del sacramento della riconciliazione…

In un processo di liberazione, non ho dubbi ad affermare che la confessione è molto, molto più importante e potente di un esorcismo. Per questo ripeto quello che diceva padre José Fortea: “L’esorcismo non fa che ritirare il demonio dal corpo, mentre la confessione ritira il Male dal nostro spirito”.

Ciò vuol dire che una persona che ha problemi spirituali e vive la dura realtà della possessione diabolica può essere liberata se prova pentimento per i suoi peccati, se si impegna nella sua vita come cristiana e fa della confessione un’arma e un rimedio, anche se non si sottopone mai a un rituale di esorcismo.

In caso contrario non penso sia possibile. Una persona che vive la realtà della possessione diabolica ma non confessa i propri peccati, pur sottoponendosi a varie sessioni di esorcismo, sarà difficilmente liberata.

Questo perché la liberazione non è legata solo alla “ritirata” del demonio, ma al rapporto personale del soggetto con Dio e alla sua conversione.

Ci sono persone e predicatori che sottolineano molto la questione di espellere il demonio e la lotta contro il demonio, o parlano molto del demonio. In verità, però, ogni processo di liberazione dalle azioni del demonio non è legato direttamente al demonio in sé, ma alla conversione del cuore della persona. Più mi avvicino a Dio, più sono lontano dal Male, maggiori sono le possibilità di scegliere di fare ciò che Dio vuole per la mia vita!

È per questo che il pentimento per i nostri peccati e la confessione diventano più importanti dell’esorcismo, perché questo in sé non avvicina necessariamente la persona a Dio.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice al numero 980 che la confessione è necessaria per la salvezza: “Questo sacramento della Penitenza è necessario alla salvezza come lo stesso Battesimo per quelli che non sono stati ancora rigenerati”.

Ho conosciuto persone che si sono sottoposte a sessioni di esorcismo e a preghiere di liberazione e tuttavia non avevano il cuore rivolto a Dio né pentimento per i propri peccati. Questo ostacola fortemente – e paralizza addirittura – l’efficacia della preghiera.

Un’altra cosa è certa: non basta la confessione in sé! È necessario che il nostro cuore sia davvero pentito dei peccati e abbia il proposito di prendere nuove strade per la nostra vita.

Il Catechismo è molto chiaro quando al numero 1431 afferma che “la penitenza interiore è un radicale nuovo orientamento di tutta la vita, un ritorno, una conversione a Dio con tutto il cuore, una rottura con il peccato, un’avversione per il male, insieme con la riprovazione nei confronti delle cattive azioni che abbiamo commesse. Nello stesso tempo, essa comporta il desiderio e la risoluzione di cambiare vita con la speranza nella misericordia di Dio e la fiducia nell’aiuto della sua grazia. Questa conversione del cuore è accompagnata da un dolore e da una tristezza salutari, che i Padri hanno chiamato ‘animi cruciatus [afflizione dello spirito]’, ‘compunctio cordis [contrizione del cuore]’”.

È proprio questo! La confessione diventa efficace quando vogliamo davvero cambiare vita! Allora sì che la confessione può portarci a Dio e allontanarci dal Male!

Se capiamo che non siamo pentiti dei nostri peccati, dobbiamo pregare e chiedere a Dio di donarci la grazia del pentimento e della contrizione del cuore. E Dio, che è sempre buono, farà sì che proviamo dolore per averlo offeso. Provateci!

In una delle due volte in cui padre José Fortea è stato qui a Canção Nova gli ho presentato un caso grave di liberazione che stavo accompagnando.

L’ho messo al corrente di quello che vedevo e percepivo su questo caso. Lui ha pregato per la persona in questione e ha visto subito che si trattava di un caso grave di azione diabolica, ma ha anche capito che la persona non si confessava da tempo, anche se io le avevo sempre raccomandato di farlo. Da quel momento ha detto che tutto quello che potevamo fare sarebbe stato tempo perso. Una persona che era lì gli ha allora chiesto di confessare quella persona ma lui ha rifiutato, perché il soggetto in questione non sarebbe stato contrito, e allora non sarebbe servito a niente.

Ho deciso di continuare ad accompagnare quella situazione se avessi visto qualche tipo di reazione positiva da parte della persona interessata, ma la verità è che ha fatto molto poco.

Un anno dopo ho incontrato padre Duarte Sousa Lara e ho presentato nuovamente il caso, spiegandogli tutta la storia. Lui ha recitato una breve preghiera e ha visto che si trattava davvero di un caso di liberazione grave ma la persona non cercava la confessione, e in questo modo sarebbe stato praticamente impossibile avanzare nel processo della sua liberazione, e quindi non ha più voluto pregare per quella persona nei giorni in cui è rimasto qui.

Conclusione: la persona è rimasta allo stadio in cui si trovava, semplicemente perché quello che avrebbe potuto dare l’impulso iniziale al processo di liberazione era la confessione e il pentimento insieme al proposito di cambiare vita.

Non voglio dilungarmi, continuerò a dare indicazioni al riguardo sulla mia pagina di Facebook.

La cosa più importante per chi vive qualche tipo di azione diabolica non è cercare un esorcista o degli esorcismi, ma cercare di compiere una buona confessione e rompere con il peccato, e a partire da lì sì, ricorrere ai mezzi che ci offre la Chiesa.

Dio vi benedica, buoni frutti di santità!

Prego per voi! Pregate per me e per il mio ministero!

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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