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Perché i cattolici baciano immagini, rosari e a volte perfino il pavimento?

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Elizabeth Scalia - pubblicato il 28/04/17

Forse la pratica è venuta meno in pubblico, ma mi ritrovo ancora a seguirla...

Baciavamo sempre le cose.

Essendo cresciuta in un quartiere cattolico pieno di famiglie numerose, non era insolito vedere le persone posare le labbra su molte cose al di là di cani e persone. Se qualcuno faceva cadere una statuetta di San Giuda, di quelle kitsch di plastica che si illuminano al buio, la rimetteva a posto dopo averle dato un rapido bacio. Se una donna faceva cadere il suo rosario mentre cambiava la borsa, lo baciava e lo rimetteva al sicuro nella sua bustina di satin. Una volta, quando un vicino tirò fuori delle monetine dalla tasca, un piccolo crocifisso cadde sul marciapiedi. Venne baciato prima di scomparire di nuovo nella tasca consunta. Anche mia nonna – convertita dalla religione luterana – non esitava a inginocchiarsi e a baciare il pavimento su cui era caduta l’acqua santa.

Non stupisce che l’unica famiglia protestante del nostro isolato pensasse che non eravamo solo eccentrici, ma probabilmente anche idolatri. E non c’è da stupirsi che anche oggi che baciare le statue è ormai fuori moda e poche famiglie tengono in casa l’acqua santa molte persone non riescano a individuare la differenza tra l’adorazione cattolica e la semplice reverenza – tra l’adorazione, che è riservata a Dio, e la venerazione, che è appunto mera reverenza, anche se mista a stupore.




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La Comunione dei Santi deve sembrare strana a chi si chiede perché i cattolici e gli ortodossi prendono vie secondarie nelle loro preghiere quando una preghiera a Gesù sembra una strada più rapida e diretta. Come ha detto una suora quando ero piccola, “Perché coniugarsi al singolare quando puoi partecipare al paradiso?”

Partecipiamo al paradiso, per così dire, nella Santa Messa. Non dimenticherò mai la gioia del mio figlio più piccolo sapendo che la recita del Santo ci unisce al coro di lode continua offerta dagli angeli alla presenza del Creatore. Quell’informazione lo ha fatto cantare a squarciagola a Messa per anni, fino a quando ha capito che per l’Eternità un sussurro va bene tanto quanto un grido.

Nella grande “nuvola dei testimoni” di cui parla San Paolo accediamo a chi ci ha preceduto; teniamo con noi immagini di uomini e donne santi come faremmo con quelle dei membri amati della nostra famiglia. Credendo nella vita eterna, e nel fatto che Cristo intendeva questo quando ha detto che stava preparando un posto per noi, non sembra una follia chiedere a queste figure distanti ma allo stesso tempo vicine le loro preghiere di intercessione.

Al di là di questi aiuti di preghiera e delle reliquie che ci ispirano e ci aiutano ad allenare la nostra attenzione, i cattolici e gli ortodossi beneficiano della saggezza di coloro che hanno attraversato questa valle di lacrime prima di noi, lottando con gli stessi peccati con cui ci battiamo oggi – cupidigia, avarizia, ira, accidia, orgoglio, gola, invidia e disperazione. Il loro consiglio riecheggia nel corso dei tempi con la sicurezza che, come docenti di un’università spirituale, danno vere istruzioni su una serie di questioni.




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In teologia: “Il Padre si diletta di guardare il cuore della Santissima Vergine Maria come il capolavoro delle sue mani… Il Figlio se ne diletta in quanto cuore di Sua Madre, la fonte dalla quale ha tratto il suo sangue che… ci ha riscattati” – San Giovanni Maria Vianney

Nell’umiltà pratica: Una volta Macario si rivolse a un giovane perché andasse in un cimitero e disseppellisse i morti, e poi li adulasse. “Quale risposta ti hanno dato?”, chiese Macario. “Nessuna”, disse il giovane. “Allora vai e impara a non permettere mai che gli abusi o le adulazioni ti smuovano. Se muori al mondo e a te stesso, inizierai a vivere per Cristo”.

Nel valore della sofferenza: “Nei momenti dolorosi, quando si sente un vuoto terribile, pensate a come Dio sta ampliando la capacità della vostra anima perché possa riceverlo, rendendola infinita come lo è Lui. Guardate a ogni dolore come a un segno d’amore che viene a voi direttamente da Dio per unirvi a Lui” – Santa Elisabetta della Trinità (che mi ha insegnato come pregare…)

Che siano commemorati in icone o pendano da un portachiavi, chi non vorrebbe baciare maestri così profondi?




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[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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