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Teresio Olivelli è definito “ribelle per amore”. Sarà presto beato

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 26/04/17
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L’eroe cattolico “ribelle” che abbandono’ il Fascismo per unirsi alla ResistenzaTeresio Olivelli è la figura più emblematica della Resistenza d’ispirazione cattolica. Dichiarato venerabile, è in corso la sua causa di beatificazione.

Ma quali sono le virtù talmente straordinarie di questo uomo che parti’ insieme agli Alpini per la campagna di Russia, durante la Seconda Guerra Mondiale, e tornò in Italia incredibilmente trasformato al punto da passare nelle file della Resistenza?

DALLA PARROCCHIA ALL’AZIONE CATTOLICA

Teresio nasce cent’anni fa, il 7 gennaio 1916, a Bellagio. Da qui, ben presto la famiglia ritornò nei luoghi di origine, in provincia di Pavia (ma diocesi di Vigevano) e Teresio si inserì nella sua parrocchia, a Mortara, dove fece il ginnasio, poi a Vigevano dove frequentò il liceo, infine a Pavia dove studiò all’Università, come alunno del Collegio Ghislieri.

Pronto ad affrontare le sue scelte di giovane cristiano su più fronti, dall’Azione Cattolica alla San Vincenzo per «farsi tutto a tutti».

L’AIUTO AI MORIBONDI

Dopo l’arruolamento come volontario tra gli alpini in Russia, si prodigò nell’assistenza spirituale ai soldati sulle rive del Don e successivamente ai moribondi decimati dalle tormente di neve nella steppa, quindi al rientro a casa, nel 1943, ecco il dinamismo del «ribelle per amore» nelle formazioni partigiane cattoliche dopo il definitivo distacco dall’ideologia del regime. Tutto questo sino alla consumazione nella carità.

L’ARRESTO E LE TORTURE

Punto di riferimento delle “Fiamme Verdi” (organizzazione resistenziale particolarmente attiva a Brescia, Cremona, Mantova, Lecco) Olivelli venne arrestato a Milano il 27 aprile del 1944. Dopo aver conosciuto i lager di Fossoli, Bolzano Gries, Flossenbürg, trovò la morte in quello di Hersbruck in seguito alle percosse ricevute dai carcerieri per aver voluto difendere un compagno.

DON PRIMO MAZZOLARI: E’ UN SANTO

Era il 17 gennaio 1945, una manciata di giorni prima della fine della guerra. Quel giorno si spezzava la vita di un santo, come subito capì don Primo Mazzolari: «Il nome di santo è quello che più conviene a Teresio Olivelli, e io mi auguro che tutti i ribelli cristiani, i fuorilegge cristiani ne facciano presto domanda a quella Chiesa ch’egli ha amato e servito sine modo» (Avvenire, 7 gennaio).

LE PAROLE DEL SUPERSTITE DAI LAGER

Vittore Bocchetta (classe 1918) l’unico superstite, ancora in vita, che con Olivelli, a cui deve la sua salvezza, condivise il campo di Hersbruck, e prima ancora la prigionia a Flossenburg, lo ricorda così:

«Si é trattato di un uomo. Un uomo speciale il quale, privilegiato, riuscì ad adoperare il suo stesso privilegio per combattere il male e per soccorrere il suo prossimo fino a sacrificare la sua stessa esistenza. La misericordia di un essere per il suo prossimo può essere passiva nel compatire il misero e può essere attiva nell’offrire la propria vita per quella di un altro. Questo, a mio parere, si può chiamare martirio. Questo, a mio parere, si deve dire di Teresio Olivelli. Teresio, nel mio caso specifico, usò il suo talento per salvarmi sapendo di farlo. Ciò, però, che nessuno dei sopravvissuti può rammentare è quanti e quali furono i suoi salvati. Per Olivelli la misericordia non era opera pubblica, ma cosa personale e privata. Questo merita la memoria di Teresio!» (Famiglia Cristiana, 26 aprile).

LA PREGHIERA DEL PARTIGIANO

La preghiera di Teresio, resta uno dei testamenti più alti per comprendere l’idea di Resistenza:

Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, dal fondo delle prigioni, noi ti preghiamo: sia in noi la pace che tu solo sai dare. Dio della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi ribelli per amore…

Ribelli, così ci chiamano, così siamo, così vogliamo essere, ma la nostra è anzitutto una rivolta morale. È rivolta contro un sistema e un’epoca, contro un modo di pensiero e di vita, contro una concezione dell’esistenza. Non vi sono liberatori, ci sono solo uomini che si liberano…

Nella tortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare. Se cadremo fa’ che il nostro sangue si unisca al tuo innocente e a quello dei nostri morti, a crescere al mondo giustizia e carità”.

 

QUI LO SPECIALE DI TV 2000 SUI PARTIGIANI CATTOLICI:

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