Padre Luis Dri incontrò Bergoglio e gli parlò della Misericordia. E il futuro papa rimase affascinato dalle sue parole
Grazie «per continuare a perdonare a secchiate di misericordia. Bisogna che la gente incontri nella Chiesa il vero messaggio di Gesù e non le rigidezze che inventiamo noi uomini».
Questa espressione così semplice e diretta, ma allo stesso tempo così estremamente significativa, è stata scritta di suo pugno da Papa Francesco il 24 maggio 2015 in una lettera indirizzata a padre Luis Dri, parroco del santuario della Vergine di Pompei in Buenos Aires (Nuestra Señora de Pompeya).
COME GESU’
Di questo frate Cappuccino 89enne (nato nel giorno di Pasqua e che compirà 90 anni lunedì 17 aprile, un giorno dopo Papa Benedetto XVI, come egli ama ricordare), Papa Bergoglio ha parlato spesso, indicandolo come il prototipo del dispensatore di misericordia, tanto da guadagnarsi l’appellativo di «confessore preferito» di Papa Francesco (www.ancoraonline.it, 12 aprile).
Non nel senso che Bergoglio si confessasse da lui (su questo, ad una nostra domanda, padre Luis ha preferito rispondere in modo elusivo), ma come esempio di confessore capace di accogliere e perdonare come faceva Gesù.
“MI DISSE: TI CHIEDO AIUTO…”
La prima volta Papa Francesco l’aveva nominato il 6 marzo 2014, incontrando i parroci di Roma. Poi ancora l’11 maggio di quell’anno, nell’omelia per le ordinazioni sacerdotali.
La “consacrazione” di padre Dri avviene nel libro intervista “Il nome di Dio è misericordia”, pubblicato nel gennaio 2016 e dedicato da Bergoglio ai temi dell’anno giubilare. «Ricordo un altro grande confessore – scrive Papa Francesco – un padre cappuccino, che esercitava a Buenos Aires. Una volta venne ad incontrarmi, voleva parlare. Mi disse: ‘Ti chiedo aiuto, ho sempre tanta gente davanti al confessionale, gente di ogni tipo, umile e meno umile, ma anche tanti preti… Io perdono molto e a volte mi viene uno scrupolo, lo scrupolo di aver perdonato troppo’. Abbiamo parlato della misericordia e gli ho chiesto cosa facesse quando provava quello scrupolo. Mi ha risposto così: ‘Vado nella nostra cappellina, davanti al Tabernacolo e dico a Gesù: Signore perdonami perché ho perdonato troppo. Ma sei stato tu a darmi il cattivo esempio!’. Questo non lo dimenticherò mai – conclude Papa Bergoglio – Quando un sacerdote vive la misericordia su se stesso, può donarla agli altri».
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UNA FAMIGLIA DI RELIGIOSI
La Vita Cattolica ha appurato che la famiglia di padre Dri ha origini friulane, di Udine. Ma in realtà è nato e cresciuto in Argentina. E ben nove, tra fratelli e sorelle, sono diventati o sacerdoti, o religiosi o suore.
«Eravamo in 10, ma uno morì piccolo perché era nato ammalato. Un altro morì per un tumore cerebrale a 18 anni, quando era già entrato in Seminario. Tutti gli altri abbiamo avuto la grazia di dedicare la vita a Dio. Merito anche dei Cappuccini che hanno un convento e un collegio in quella provincia e che nella festa patronale e nella Settimana Santa venivano ad aiutare i sacerdoti diocesani. E siccome noi fratelli collaboravamo a servire messa ebbero l’occasione di proporci di entrare in Seminario».
“PERDONARE!”
Padre Luis scherza sulle “citazioni” che gli ha riservato Bergoglio. «Penso che il Papa, e lo dico con estremo rispetto, stia perdendo la testa per queste cose che dice di me (risponde in modo scherzoso, ndr). Non sono un letterato ma un umile frate cresciuto in campagna. So che il Signore mi ha regalato molte cose».
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Poi diventa serio e racconta: «Quando Jorge Bergoglio era arcivescovo ausiliare di Buenos Aires andavo alla Messa crismale del Giovedì Santo e lo salutavo sempre. A volte, avevo qualche dubbio interiore perché confessavo molto e assolvevo quasi sempre, ma mi chiedevo se stessi facendo bene. Egli mi accolse sempre con grande amore e sollecitudine e mi impressionò la rettitudine delle sue risposte. In poche parole mi chiariva il panorama e la sua parola d’ordine era sempre: perdonare! Questo mi ha ridato forza più volte».
“ORA MI RISPONDE SUBITO…”
Da allora il rapporto tra Luis e Jorge è diventato sempre più intenso. «Adesso, grazie a Dio – spiega il “confessore” – non mi pento di averlo disturbato tante volte quando era arcivescovo di Buenos Aires. Ora quando gli scrivo mi risponde subito per posta o per posta elettronica».
E ricorda di averlo anche confessato. «Può essere, una delle tante volte che è venuto qui a Nuestra Señora de Pompeya…», dice sorridendo.
QUEL PIANTO DAVANTI ALLA TV
Eppure Padre Luis, inizialmente, non avrebbe mai pensato che Bergoglio potesse diventare, un giorno, Papa Francesco. «Poi, quando iniziò il Conclave e c’erano indiscrezioni che avesse molti voti ho cominciato a pensarlo, ma molto da lontano: un Papa argentino, americano, sembrava così improbabile! Quando comparve in bianco alla balconata di San Pietro fu una sorpresa immensa che mi lasciò emozionato nel profondo, in un modo che non so raccontare. Mi lasciò lì davanti alla televisione senza parole, piangendo per l’emozione».
“FA BENE A TENERE LA PORTA APERTA”
Sul fronte degli oppositori interni, Padre Luis osserva: «Mi dispiace che alle volte egli non sia compreso realmente. Nel mio confessionale passano moltissime persone, anche con grandi responsabilità e pure membri del clero. Alcuni mi dicono che non lo capiscono, perché si rivolge o riceve alcuni che non lo meriterebbero. Ahi, che poco sentimento evangelico hanno queste persone! Meglio che criticare è guardare al Vangelo e scoprire a chi si rivolgeva Gesù».
Il Papa, conclude il “confessore preferito di Bergoglio”, «è pastore di tutto il mondo, per chiamare tutti a conversione. Se non ricevesse anche i peccatori si perderebbe l’idea stessa della conversione. Allora Papa Francesco fa bene a tenere sempre la porta aperta».