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La santa che venne abbandonata dai propri genitori

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Meg Hunter-Kilmer - pubblicato il 14/04/17

Margherita da Città di Castello era imbarazzante per i suoi nobili genitori, e una luce per chiunque altro

La beata Margherita da Città di Castello (1287-1320) non avrebbe mai dovuto nascere, o almeno era quello che pensarono i suoi nobili genitori quando videro per la prima volta la loro bambina disabile.

Crescendo, la situzione non fece che peggiorare. La bambina era, come si diceva allora, una nana cieca, zoppa e gobba, e i suoi genitori ne erano disgustati. Pensare che una coppia bella e ricca potesse avere una figlia così indesiderabile era quasi assurdo. Vergognandosi, per i primi sei anni della sua vita nascosero Margherita tra i tanti servitori del loro castello per non doverla riconoscere come propria.

Quando Margherita aveva sei anni, perfino questa concessione divenne troppo per i suoi genitori, e la bambina venne mandata nella cella di un eremo, murata in una piccola stanza vicino alla cappella in cui i genitori volevano che rimanesse fino alla morte. Gli abitanti del villaggio, impietositi sentendo degli abusi che subiva, si ritennero offesi dal comportamento dei genitori, ma giunsero alla stessa conclusione: sarebbe stato meglio se non fosse mai nata.




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Margherita, però, non era d’accordo. Negli anni che aveva trascorso tra i servitori della sua casa era una gioia. Era chiaro che non aveva idea del fatto di essere diversa dagli altri bambini. Anche quando i suoi genitori la rinchiusero in una cella, era grata per il fatto di essere così vicina al Santissimo Sacramento e non venne turbata dalle loro parole crudeli. Per nove anni Margherita rimase nella sua cella, mentre la sua vita interiore cresceva e si approfondiva e la cattiveria dei genitori continuava a non avere alcun effetto su di lei.

Dopo nove anni di preghiera contemplativa, visitata quasi solo da un sacerdote gentile che istruì la bambina notevolmente intelligente in teologia e spiritualità,
la vita di Margherita prese una brutta piega. Preoccupati per il fatto che potesse essere scoperta e che la loro immagine di persone splendide venisse rovinata, i suoi genitori la trasferirono in un’altra cella, stavolta lontana da una chiesa e senza accesso ai sacramenti. Questa privazione fu molto più dura da affrontare per Margherita delle scarse razioni di cibo e dell’insistenza perché mantenesse il silenzio per non attirare l’attenzione su di sé.

Alla fine, però, prevalse la speranza. I genitori di Margherita avevano sentito che in un santuario a qualche ora di distanza si erano verificati dei miracoli e decisero di portarci la figlia, sperando che venisse guarita. Due persone del genere, però, erano incapaci di nutrire una vera fiducia nel potere guaritore di Dio. Fecero affrontare a Margherita un duro viaggio, coperta con attenzione, e la portarono al santuario, dove la lasciarono a pregare.

Margherita pregò, chiedendo la guarigione ma solo se era volontà di Dio. Quando, alcune ore dopo, i genitori videro che la schiena della figlia era ancora piegata e non era migliorata la lasciarono al suo destino, abbandonando la bambina cieca, che non era mai stata in un luogo pubblico prima di allora, senza neanche dirle che se ne stavano andando via.

Margherita pregò fino a quando la chiesa non venne chiusa, e poi si addormentò vicino al portone. La mattina dopo, le guardie cittadine le dissero che i suoi genitori se n’erano andati. Margherita li amava nonostante il loro comportamento indegno, e si rifiutò di biasimarli per averla trattata come un peso indesiderato. Pur col cuore spezzato li perdonò, senza nutrire risentimento nei loro confronti, e da allora condusse una vita che offuscò di gran lunga tutto quello di cui i suoi genitori potevano vantarsi.

Quando venne abbandonata per la prima volta, Margherita divenne una mendicante, fu adottata dalla comunità senzatetto di Città di Castello e dormiva all’aperto, ma era un faro di gioia per chiunque la incontrasse, glorificando la bontà di Dio quando la maggior parte di noi vedrebbe solo un fallimento nel provvedere a lei. La sua allegria e la sua gentilezza colpirono talmente gli abitanti che alla fine la sua fama di santità raggiunse un ordine di suore che la invitarono a unirsi a loro. Purtroppo videro la santità di Margherita come un rimprovero alla loro vita lasciva, e la ridicolizzarono quasi quanto i genitori. Alla fine la cacciarono e diffusero voci su di lei che scandalizzarono gli abitanti di Città di Castello.




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Poco dopo Margherita divenne una domenicana del terz’ordine, vivendo in casa di vicini generosi che si sentivano sicuramente fortunati a ospitarla. Per il resto della sua vita fu un’attiva-contemplativa. Serviva i malati e i morenti, visitava i carcerati, operò vari miracoli da viva e dopo la morte e levitava spesso mentre pregava.

Quando Margherita morì, migliaia di persone assistettero al suo funerale lodandone la bontà e l’amore, e soprattutto il rifiuto di amareggiarsi di fronte alla sua difficile situazione. La bambina indesiderata che non avrebbe mai dovuto nascere era diventata una grande santa di Dio, portando consolazione ai cuori stanchi e gloria al nome di Dio.

La beata Margherita da Città di Castello si festeggia il 13 aprile. Preghiamo per ottenere un maggior rispetto del valore di ogni vita, soprattutto quella dei disabili, e preghiamo anche per la conversione dei genitori che non si comportano bene e la guarigione dei figli non voluti. Beata Margherita da Città di Castello, prega per noi!

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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