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Scoprire la propria strada rispondendo alla chiamata della Misericordia

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Valerio Evangelista - Aleteia - pubblicato il 14/04/17

Eugene aiutò un perfetto sconosciuto, rimasto paralizzato, a camminare di nuovo; dopo due anni continua a vivere la sua particolare "chiamata alla gentilezza"

Probabilmente tutti noi siamo passati per dei momenti in cui abbiamo sentito di fare qualcosa, di apparentemente illogico, per realizzare un bene supremo.

Due anni fa è stato il giovane Eugene Yoon ad avere questa sensazione interiore, che lo ha spinto a prendere “la decisione più folle” della sua vita.

Eugene si è sentito chiamato a compiere uno straordinario atto di misericordia. Non sapeva chi né come aiutare, ma sentiva in cuor suo che avrebbe dovuto subito aiutare qualcuno a superare un grande ostacolo.

“Ho guardato in alto”, ha dichiarato al giornalista della CBS Steve Hartman, “e ho detto: ‘Dio, ne sei proprio sicuro?‘ E ho sentito come una conferma per quella chiamata. Perché è stata una vera e propria chiamata”. In quel momento ha visto su Facebook un video in cui Arthur Renowitzky, un ragazzo rimasto paralizzato durante una rapina, raccontava la sua storia.

Nel 2007 Arthur aveva 20 anni. All’uscita da un locale di San Francisco fu aggredito da un rapinatore. Il malvivente sparò un colpo di pistola alle spalle, gli rubò quanto aveva nel portafogli (una ventina di dollari) e scappò via. Non fu mai trovato. Arthur fu subito portato in ospedale. Dopo 23 giorni di coma farmacologico, alla Vigilia di Natale, il ragazzo si svegliò per scoprire che non sarebbe riuscito mai più a camminare.

Arthur maturò quindi l’idea di dare vita a “Life Goes On”, una fondazione che ha l’obiettivo di offrire sostegno a chi è affetto da lesioni al midollo spinale.

Dopo aver visto fino alla fine il video di Arthur, Eugene lo ha contattato senza esitazione. “Mi ha detto che non si sarebbe arreso fino a quando non mi avrebbe visto camminare di nuovo“, ricorda Arthur visibilmente commosso.

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La sua formazione accademica non era di tipo medico, ma Eugene era risoluto a raggiungere l’obiettivo che si era posto. Dopo alcune ricerche, è venuto a conoscenza di un dispositivo progettato proprio per far tornare a camminare persone paralizzate. C’era un unico ostacolo, il costo: 80mila dollari.

Eugene ha continuato ad onorare quella che aveva sentito come una chiamata. Senza pensarci due volte, si è quindi licenziato dal suo lavoro come ricercatore per iniziare una “traversata della solidarietà“: un viaggio a piedi dal confine californiano con il Messico fino al Canada, postando regolarmente foto e video sui suoi canali social chiedendo donazioni per acquistare il dispositivo per Arthur.

Nello stato di Washington, a poche ore di macchina dal confine canadese, un ultimo video su Facebook: “Ce l’abbiamo fatta! Ce l’abbiamo fatta! Camminerai!

E poche settimane dopo Arthur è riuscito infatti a camminare di nuovo. E lo ha fatto proprio davanti a quel perfetto sconosciuto che ha reso possibile il ‘miracolo’.

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“Lo considero un fratello”, ha dichiarato Arthur. “Sono infinitamente grato di avere un amico come lui”.

Da quando Eugene ha preso quella decisione straordinariamente folle, sono passati due anni. E adesso ha deciso di continuare a “regalare a sconosciuti atti gratuiti di gentilezza“: è quindi entrato in contatto con Alberto Velasquez, un uomo che vive in estrema povertà con 24 membri della sua famiglia sotto lo stesso tetto.

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Eugene ha prima incontrato la sua famiglia a Los Angeles. E poi ha proposto ad Alberto, sarto professionista, di avviare insieme una linea di abbigliamento, chiamata KIN LOV GRA. Le entrate permetteranno ad Alberto uno stipendio con cui poter mantenere la propria famiglia, e ad Eugene di finanziare i molti altri “progetti di gentilezza” che ha in mente di realizzare.

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