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“Abbiamo peccato, ci sentiamo scartati? Il Signore ci dice: coraggio!”

Pope Francis salutes people as he leaves St. Peter's square at the Vatican at the end of his weekly general audience on March 29, 2017. © Antoine Mekary / ALETEIA

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 13/04/17
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La forza di Papa Francesco: anche io sono un peccatore. E torna in carcere, dagli “ultimi”, per la lavanda dei piedi

Giovedì Santo trascorso in un carcere tra gli “ultimi”, gli “scartati”, i “peccatori”. Ennesima tappa, in occasione della messa in coena domini, in un penitenziario. Papa Francesco fa la lavanda dei piedi ai detenuti di Paliano (Frosinone).

In un’intervista a La Repubblica (13 aprile) spiega il perché di questa scelta misericordiosa. «Alcuni detenuti dicono: sono colpevole. Io rispondo con la parola di Gesù: chi non è colpevole scagli la prima pietra. Guardiamoci dentro e cerchiamo di vedere le nostre colpe. Allora, il cuore diventerà più umano».

Come preti e come vescovi «dobbiamo sempre essere al servizio. Come dissi nella visita in un carcere che feci il primo giovedì santo dopo l’elezione: è un dovere che mi viene dal cuore».

L’ANEDDOTO DI AGOSTINO CASAROLI

Un esempio che Bergoglio dice di aver appreso da Agostino Casaroli, scomparso nel 1998 dopo essere stato Segretario di Stato vaticano e cardinale: «Da sacerdote ha svolto per anni apostolato nel carcere minorile di Casal del Marmo. Tutti i sabati sera spariva: ‘Si sta riposando’, dicevano. Arrivava in autobus, con la sua borsa da lavoro, e rimaneva a confessare i ragazzi e a giocare con loro. Lo chiamavano don Agostino, nessuno sapeva bene chi fosse. Quando Giovanni XXIII lo ricevette dopo la sua prima visita nei Paesi dell’Est, in missione diplomatica in piena Guerra Fredda, al termine dell’incontro gli chiese: ‘Mi dica, continua a andare da quei ragazzi?’ ‘Sì, Santità’. ‘Le chiedo un favore, non li abbandoni mai’. Fu quella la consegna lasciata a Casaroli dal Papa Buono, che sarebbe morto qualche mese dopo».

LE DOMANDE DI FRANCESCO

La missione della Chiesa, rimarca Papa Francesco, è «andare, farsi prossima degli ultimi, degli emarginati, degli scartati. Quando sono davanti a un carcerato, ad esempio, mi domando: perché lui e non io? Merito io più di lui che sta là dentro? Perché lui è caduto e io no? È un mistero che mi avvicina a loro».

LA FRASE DI SAN BEDA

Ribadisce di sentirsi un «peccatore». «Mi sento tale, certo. Il motto del mio stemma è una frase di San Beda il Venerabile a proposito di San Matteo: ‘Dio ha rivolto i suoi occhi’. ‘Miserando atque eligendo’, ‘Lo guardò con sentimento d’amore e lo scelse’. È di più di un semplice motto. È la mia stella polare. Poiché in essa è contenuto il mistero di un Dio disposto a portare su di sé il male del mondo pur di dimostrare il proprio amore all’essere umano».



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IL PERDONO DI GESU’

Ma attenzione. Perché i «peccatori», gli «scartati», non sono altro che il “cuore” della misericordia. «Tutti siamo peccatori – avverte Papa Francesco – ma Gesù ci perdona con la sua misericordia. L’emorroissa (una donna che aveva perdite di sangue da dodici anni, ndr) era timorosa, non voleva farsi vedere, ma quando Gesù incrocia il suo sguardo non la rimprovera: la accoglie con misericordia e tenerezza e cerca l’incontro personale con lei, dandole dignità».

«Questo – prosegue il pontefice – vale per tutti noi quando ci sentiamo scartati per i nostri peccati: oggi a tutti noi il Signore dice: “Coraggio, vieni! Noi sei più scartato, non sei più scartata: io ti perdono, io ti abbraccio”. Così è la misericordia di Dio. Dobbiamo avere coraggio e andare da lui, chiedere perdono per i nostri peccati e andare avanti. Con coraggio, come ha fatto questa donna».

DIGNITA’ AL POSTO DELLA VERGOGNA

Ecco perché chi si sente escluso non deve provare alcuna vergogna.

«Chi si sente scartato come i lebbrosi o i senzatetto, si vergogna e come l’emorroissa fa le cose di nascosto. Gesù invece ci rialza in piedi, ci dà la dignità. Quella che Gesù dona è una salvezza totale, che reintegra la vita della donna nella sfera dell’amore di Dio e, al tempo stesso, la ristabilisce nella sua dignità. Gesù – conclude il papa – indica così alla Chiesa il percorso da compiere per andare incontro a ogni persona, perché ognuno possa essere guarito nel corpo e nello spirito e recuperare la dignità di figlio di Dio».