Il 24 aprile si conclude la fase diocesana della causa di Matteo Farina. Ricordato a Brindisi, ma non solo
Il ricordo di Matteo Farina, nato ad Avellino il 19 settembre del 1990, ma vissuto a Brindisi è un qualcosa d’incancellabile, soprattutto dopo la sua prematura scomparsa avvenuta il 24 aprile 2009, quasi 19enne, dopo aver affrontato con una incredibile forza d’animo e profonda spiritualità le atroci sofferenze causate da un tumore al cervello.
Matteo è diventato Servo di Dio il 19 settembre scorso (giorno del suo compleanno) quando è stato avviato il processo di beatificazione e canonizzazione (Famiglia Cristiana, 1 aprile).
Nei mesi successivi sono state raccolte dal Tribunale Ecclesiastico della Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni le testimonianze che potranno portare agli altari il giovane che si è sempre prodigato per il prossimo, impegnandosi quotidianamente contro le ingiustizie sociali ed economiche oppure contro i falsi miti che spesso distolgono i suoi coetanei dai veri valori della vita.
La sessione conclusiva della fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione si terrà il 24 aprile prossimo, nell’ottavo anniversario della morte di Matteo. Concluso l’iter diocesano, tutta la documentazione sarà inviata al vaglio della Chiesa Romana perché possa accertarne la validità ed esprimere il suo giudizio.
“IL MORALIZZATORE”
Per tutti resta un ragazzo d’oro, con il suo entusiasmo contagioso, la sua inconfondibile voglia di vivere, di portare gioia e serenità, di essere, come amava definirsi, “un infiltrato di Dio tra i giovani”. I suoi coetanei lo chiamavano “il moralizzatore”.
LA LOTTA CONTRO IL TUMORE
I primi sintomi della grave malattia affiorarono nel settembre del 2003 a causa di un tumore cerebrale. Si sottopose ad un primo intervento nel gennaio del 2005. Due anni dopo la seconda operazione, seguita da altre successive per la ricomparsa di recidive. Durante i diversi ricoveri in clinica ed in ospedale, quasi dimentico di se stesso, pregava per gli altri ammalati portando conforto e trasmettendo loro tutta la dolcezza dell’amore divino. Il calvario fatto di dolori fisici e tormenti non ha mai scalfito la sua gioia di vivere. La storia d’amore con Serena, che gli è stata vicino negli ultimi anni della sua vita, è il fiore più raro che sboccia anche nel terreno più arido.
“MAI FATTO PESARE LA MALATTIA”
«Matteo non ha mai fatto pesare la sua malattia», dichiarò una volta la sua mamma Paola. «E’ lui che mi ha dato la forza di affrontare i momenti più duri. Mi diceva: non ti preoccupare perché sai bene perché il Signore ci sceglie» La malattia come una prova da offrire a Dio.
UNA FEDE “GRANITICA”
La postulatrice Francesca Consolini aggiunge: «nel momento in cui si manifestò la neoplasia Matteo diventò il più forte di tutti. E’ lui che dava coraggio e infondeva serenità nei suoi familiari. Non si è mai sentito un malato. Ha continuato a studiare con ottimi risultati, a progettare un futuro con la sua fidanzata, a testimoniare con la vita e i suoi numerosi scritti una fede granitica e un abbandono totale alla volontà del Signore: “Accucciati umile nelle braccia di Dio e lasciati andare”».
“MI DISSE: VAI AVANTI E NON AVERE MAI PAURA”
Il dirigente scolastico dell’Itis Majorana (la scuola che frequentava Matteo), Salvatore Giuliano raccontava un aneddoto a La Repubblica (15 marzo): «Negli ultimi mesi di vita la scuola organizzò una festa in occasione del suo ritorno da Hannover: fu l’ultimo intervento e lui era già sulla sedia a rotelle. Festeggiammo tutti insieme. Alla fine della festa lo accompagnai fuori, rimanemmo da soli. Sapevo che non l’avrei rivisto, lo sentivo. Mi disse: ‘Preside, farai grandi cose. Vai avanti e non avere mai paura”. Fu profetico. La digitalizzazione della scuola all’epoca non era ancora partita. Mi ricordo quella scena come fosse ieri. Fu profetico».
LE STESSE PAROLE DI PADRE PIO
Toccante la testimonianza della presidente diocesana dell’Apostolato della Preghiera, Maria Bafaro: «Penso che il senso del messaggio inequivocabile che Matteo lascia ai giovani di oggi è che è possibile conciliare l’essere giovani con l’essere cristiani realizzati e perciò felici. Questo messaggio è espresso anche nelle parole che Padre Pio gli dice in quel sogno fatto all’età di nove anni: “Se sei riuscito a capire che chi è senza peccato è felice, devi farlo capire agli altri, in modo che potremo andare tutti insieme, felici, nel regno dei cieli”» (Brindisi report, 21 marzo).