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Perché si dice “non nominare Dio invano”?

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Gli angeli "trasportano" Dio nell'episodio della Creazione di Adamo.

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 10/04/17

Il nome di Dio è misterioso. Ed ha una natura completamente diversa da quello di tutti gli altri uomini

Perché il secondo comandamento dice di “non nominare Dio invano”? Lo spiega Valentino Guglielmi in “I Dieci Comandamenti – Amare Dio, amare il prossimo” (edizioni Ares)

IDENTITA’ APPROSSIMATIVA E PROVVISORIA

Dio si distingue da tutti gli uomini perché il suo nome è misterioso. Quando noi veniamo al mondo, invece, evidenzia Guglielmi, siamo uno tra i miliardi di esseri umani che vengono alla luce. I nostri genitori ci danno un nome per un’identificazione approssimativa e provvisoria: la mia identità mi sarà rivelata alla fine.

DIO E LA NOSTRA QUOTIDIANITA’

C’è un’identità che si andrà componendo, della quale io vado prendendo consapevolezza progressivamente, sulla base delle esperienze quotidiane che faccio. E’ qui che incontriamo il mistero di Dio, che è nell’essere delle cose, come dice la Centesimus annus.

Per questo noi andiamo alla ricerca del nome di Dio, cioè della sua natura, del suo mistero rispondendo al suo appello che ci chiama nell’essere delle cose e ci andiamo avvicinando a Lui, migliorando la nostra conoscenza.

DAL NOME MISTERIOSO A GESU’

Ora la parola Dio, Zeus, Theos, è una parola piuttosto generica e fa riferimento al sole; nella Sacra Scrittura c’è un episodio celebre nel libro dell’Esodo quando Dio manifesta il suo nome a Mosè: «Io sono colui che sono».

Nell’accezione della filosofia greca fa riferimento all’essere, che è il fondamento della conoscenza ed è un nome che svela e copre un nome, che manifesta e nasconde.

AMORE, NON ONNIPOTENZA

Ma noi, prosegue Guglielmi, abbiamo conosciuto più concretamente il nome di Dio quando Gesù ce lo ha rivelato. Il volto di Gesù, la sua Persona, manifesta il mistero di Dio che ci è rivelato come Amore. Quello che appare nell’incarnazione del Figlio di Dio, l’onnipotenza e il volto, sono identificati nella stessa identica persona di Gesù, che è il volto del Padre onnipotente al quale ci si può rivolgere e da cui sappiamo di essere guardati.

Quando diciamo «onnipotenza» non diciamo la parola più adatta a esprimere la divinità, perché la parola più adatta è «amore». Un amore assolutamente totale, che vincola il Figlio al Padre e lo Spirito Santo a entrambi.

IL MISTERO IN “PAROLE”

Il nome di Dio è misterioso com’è misterioso l’amore. Noi cerchiamo il volto di Dio nel volto di Gesù Cristo, riuscendo a renderci conto che possiamo rodere qualcosa al mistero mettendolo in parole.

Quando vi siete innamorati, fa un esempio l’autore, vi siete resi conto che non c’erano parole per dire l’emozione provata nell’esperienza dell’amore, però c’era il desiderio di trovarle per esprimere il sentimento. Le parole sono come il respiro, mentre le cerchiamo riempiono i polmoni, quando le diciamo svuotano i polmoni.

Quindi le parole svelano e coprono, riempiono e svuotano; così anche le parole che usiamo per parlare di Dio o, meglio ancora, per parlare con Dio, hanno questa caratteristica: fanno conoscere e nascondere, e perciò non possiamo mai smettere di cercare le parole e mai accontentarci di quelle che abbiamo trovato, come non ci si può ripetere nell’amore.

Ecco perché il nome di Dio è una continua ricerca che attraversa la nostra quotidianità, la nostra vita, la nostra evoluzione.

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Ares Edizioni

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