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L’autodifesa sbarca in convento: così suor Maria Grazia combatte a Napoli aggressioni e rapine

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 07/04/17
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A Melito, periferia nord del napoletano, suore e mamme di un istituto scolastico hanno deciso di imparare le arti marzialiSuore in palestra per l’addestramento di autodifesa; con le religiose anche le mamme degli alunni dell’istituto e le maestre. Dalla Congregazione delle Ancelle Eucaristiche, l’antica istituzione fondata nel 1934, nasce un progetto culturale-sportivo contro i rischi quotidiani che si corrono in una delle zone più degradate del napioletano, dove anche le donne sono esposte agli imprevisti della microcriminalità (Il Mattino, 17 marzo).

Ideatrice dell’iniziativa è suor Maria Grazia Maglio, 77 anni, la Superiora delle Ancelle, alla guida della Congregazione e dell’istituto scolastico che conta cento allievi e si trova nel cuore di Melito, comune alla periferia nord di Napoli.

“BASTA FEMMINICIDI”

Spiega di essersi inventata il primo corso di autodifesa per «sorelle suore», mamme, insegnanti ed allieve, per una ragione molto più concreta e meno psicanalitica: «Non ne potevo più di sentire la notizia dell’ennesimo femminicidio. E ancora uno scippo, un’altra violenza. Non riuscivo più ad assistere alla mancanza di risposte da parte della politica. Allora, ho pensato: cosa posso fare di concreto per stare dalla parte delle donne?».

NUMERI ALLARMANTI

Melito è territorio di boss ragazzini, spacciatori e scissionisti, faide di camorra e morti ammazzati, compresa tra il carcere di Secondigliano e il quartiere Scampia, come racconta La Stampa (6 aprile), dove ogni giorno bisogna inventarsi la vita. La palestra “Tempi Gym”, dove si svolgono i corsi, è una piccola “oasi” di pace.

L’ultima ricerca sulla criminalità presentata all’Università Federico II di Napoli ha messo in luce che vivere qui significa incorrere in un rischio di rapina molto più alto che nel resto d’Italia: 326 casi su 100 mila abitanti a Napoli, mentre la media delle grandi città è 145.

“BASTA RASSEGNAZIONE”

«Non sopporto più questa divisione fra Nord e Sud» dice suor Maria Grazia Maglio al quotidiano torinese. «L’insicurezza è un problema che riguarda tutta l’Italia. Molti genitori mi hanno chiesto di inserire il corso di autodifesa nel progetto scolastico. La politica, sulla carta, sarebbe la cosa più bella del mondo. Stare dalla parte dei cittadini, aiutarli. Ma anche le cose più belle, in questo Paese, sono diventate brutte, schiacciate sotto il peso di troppi interessi personali. La gente è sola, ha paura. Ecco il senso di questo piccolo corso di autodifesa. Sentirci responsabili, stare insieme, scrollarci di dosso la rassegnazione. E se uno ci aggredisce, non risponderemo certo con la guerra e le spade, ma almeno proveremo a fargli uno sgambetto».



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IMMOBILIZZARE IL CRIMINALE

L’istruttore scelto per addestrare suore e mamme è il maestro di arti marziali Stanislao Di Lorenzo, già impegnato con i ragazzini di Scampia: «È un corso che richiede particolare delicatezza, devo ammetterlo. Ma del resto, io sono per la pace, mica per la violenza».

Un altro istruttore è il maestro e cintura nera Raffaele Andreozzi: «Siamo felici di poter collaborare con le religiose – afferma l’istruttore nazionale della Fijlkam, la federazione di arti marziali – perché la nostra disciplina sportiva ha soprattutto un alto valore sociale. Con pochi e veloci movimenti di braccia e gambe possiamo mettere in difficoltà l’assalitore e liberare psicologicamente tante donne dalla paura e dall’ansia che le assale al cospetto di delinquenti, spesso anche in casa».

LE SEI SUORE

La palestra è una piccola stanza con il pavimento blu e qualche attrezzo. Fra le mamme, le insegnanti e due ragazzine, ecco suor Bernadette, suor Teresa, suor Rency e sorella Lola. Ci sono anche due suore arrivate dall’Indonesia. L’inviato de La Stampa assiste alla lezione. Il maestro di arti marziali incomincia a spiegare: «Oggi ci occuperemo di come liberarsi dalla presa alle spalle…». I malfattori sono avvertiti.