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Cinque “trucchetti” di mistici per prenderci cura della nostra tribù

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Christiana Peterson - pubblicato il 03/04/17

Vivere più semplicemente, sbarazzarsi delle insicurezze ed essere una madre migliore...chi tra noi non l’ha mai sognato?

Quando ho attraversato una depressione post partum mi sono rivolta ai mistici cristiani per trovare conforto e tentare di comprendere le mie emozioni, racconta la scrittrice americana Christiana Peterson. Vivo in una fattoria, in seno a una “comunità intenzionale”. Questo stile di vita può talvolta sembrare un po’ radicale. Anche i mistici cristiani vivono spesso ai margini della società. È per questa ragione che mi hanno dato una certa prospettiva sulla mia vita e sulle mie esperienze. Tali mistici, molto spesso celibi e isolati dal mondo, mi hanno insegnato parecchio sulla maternità e sul modo di prendermi cura della mia famiglia e della mia comunità.

Ecco le cinque lezioni che sono state per me più benefiche:

1. Vivere con semplicità è appagante

In seguito all’incontro con un lebbroso durante un viaggio, Francesco d’Assisi decise di dare in dono tutti i suoi beni. Come Francesco, numerosi mistici cristiani sono piuttosto radicali nel loro approccio alla semplicità. Studiare la loro vita da vicino mi ha incoraggiata a vivere più semplicemente. Non è stato facile alleggerirmi di alcuni oggetti che sembravano essenziali al mio quotidiano ma, paradossalmente, sono molto più soddisfatta ora che possiedo meno cose materiali.

Al giorno d’oggi sempre più persone sostengono che uno stile di vita più semplice abbia un impatto positivo sull’ambiente, sulla propria salute emozionale e, allargando il raggio, su tutte le persone che vivono in povertà. La tendenza attuale è quella di darsi a uno stile di vita meno ingombrato da cose superflue. Ma vivere semplicemente non implica per forza abitare in una baracca senza elettricità. Ci sono diversi modi di semplificare la vita.

Per esempio, sbarazzarsi di certi apparecchi elettronici. Ho realizzato che quando controllavo i miei social dallo smartphone mi capitava di perdermi dei momenti di complicità coi miei bambini. Mio marito e io avevamo stabilito una regola che proibiva l’utilizzo del telefonino a tavola. A meno che non stia lavorando su qualcosa di urgente, cerco di restare lontana dal mio telefono e dal mio computer, quando ci sono i bambini a casa.

E poi ci sono un sacco di attività positive da fare, col tempo libero che si guadagna mettendo da parte il portatile: curare l’orto, per esempio, è un eccellente metodo per aiutare i vostri bambini a comprendere e apprezzare da dove vengono gli alimenti che consumate. Fare spazio in casa vostra, fare dono di oggetti e di vestiti che non vi sono necessari, non comprare nulla che non sia assolutamente utile, fare la spesa in un negozietto invece che al supermercato, sono primi passi verso uno stile di vita più semplice. Ma la cosa più importante è il nostro stato d’animo: bisogna realizzare che si può essere soddisfatti con pochissimo, e che si può rispondere alla ricerca di senso tramite tutte le cose immateriali.

2. Accettare la sofferenza come una lezione di umiltà

Numerosi mistici, come Margery Kempe o Juliana di Norwich, hanno conosciuto momenti di difficoltà. Anche i mistici più pii e i più devoti hanno avuto periodi di dubbi o giornate nere, e hanno sofferto tanto psicologicamente quanto fisicamente.

Quando a mia volta ho attraversato un momento di depressione, leggere a proposito della loro sofferenza mi ha aiutata a comprendere la mia. Mi sono sentita meno sola, sapendo che quelle donne completamente votate a Dio avevano anch’esse difficoltà a gestire le loro emozioni. Non è raro che le madri si sentano fragili, dopo il parto. Ma la depressione post partum è una malattia che può durare molto tempo, e che necessita un accompagnamento medico. Questa depressione mi ha insegnato l’importanza di ascoltare ciò che ci dice il nostro corpo – e il nostro cuore. Ci vuole coraggio per ammettere di aver bisogno di aiuto. Soffrire può essere una vera lezione di umiltà, e ci permette di compatire la sofferenza altrui.

3. Accogliere le persone con sincerità

Numerosi mistici praticavano l’ospitalità radicale o, come dice il mio amico scrittore David Janzen, «l’ospitalità offerta a quelli che non potevano ricambiare dando alcunché». I mistici erano molto ospitali: non mancavano mai di accogliere persone in casa propria, o nei conventi o nei monasteri, e di offrire i loro servizi alle persone emarginate dalla società. Quando sono diventata moglie e madre di famiglia, non sapevo davvero cucinare. Dopo essermi trasferita alla fattoria, ho dovuto accogliere grandi gruppi di persone nella mia piccola casa… e cucinare per loro. A quell’epoca pensavo ancora che essere ospitali significasse accogliere i nostri invitati in una casa pulita e calorosa, nonché servire una cena deliziosa in un servizio ben disposto. Ma col passare del tempo ho capito che l’ospitalità non si formalizzava per questi piccoli dettagli, e che un invitato poteva ben sentirsi molto più a suo agio in una casa disordinata per lo svolgersi di una vita famigliare che in una dalle apparenze perfette.

Un giorno, quando il mio ultimo figlio aveva quattro mesi, mi sono imbrogliata con la data di un appuntamento che avevo preso con un’amica – anche lei giovane mamma. È finita che lei è venuta a bussare alla mia porta senza che io me l’aspettassi. Ero imbarazzata per lo stato della mia cucina, del disordine che regnava in sala e dei miei capelli ammutinati. Quando mi sono scusata di questo quarantotto, la mia amica ha confessato di essere felicissima per aver visto la mia casa in quello stato. In qualche modo, era sollevata dal vedere che non era la sola a essere disordinata, e questo appuntamento inatteso ci ha permesso di avvicinarci. L’ospitalità è molto più di un buon pasto cucinato: si tratta di condividere con autenticità le nostre piccole abitudini quotidiane.

4. Trovare il modo di consacrarsi agli altri

Come san Francesco, numerosi mistici hanno dato via tutto ciò che possedevano. Caterina da Siena si è offerta volontaria per entrare in un ordine religioso all’età di sedici anni. Ha militato molto presto, si è spossessata di tutti i suoi beni e ha condotto una vita ascetica. Caterina ha dedicato la sua vita ad aiutare gli altri, come altri hanno fatto prima e dopo di lei. Non è facile mandare insieme lavoro e vita famigliare e, personalmente, ho parecchie difficoltà a trovare del tempo da consacrare agli altri. Ma in fin dei conti questo non deve necessariamente scombussolare le nostre abitudini. Alle volte la nostra generosità può esprimersi in maniera banale nel nostro quotidiano.

5. Prendersi del tempo per meditare

C’è una cosa che i mistici hanno in comune: la loro dedizione alla preghiera. Molti di loro vivevano isolati e consacravano la loro giornata alla preghiera e al silenzio. Thomas Merton, monaco e mistico del XX secolo, ha scritto numerose opere a proposito della solitudine e della preghiera contemplativa. Era convinto che, grazie alla preghiera, ci sia data la possibilità di vedere le cose con uno sguardo nuovo. «La preghiera non ci vela il mondo, ma trasforma la visione che ne abbiamo. La preghiera ci permette di vedere tutti gli uomini, e tutta la storia dell’umanità, alla luce di Dio».

La maggior parte dei genitori giovani mi riderebbero in faccia, se dicessi loro: «Abbiamo tutto il tempo che desideriamo». Il concetto stesso di “tempo”, quando abbiamo tante responsabilità e delle persone che contano su di noi, sembra molto astratto. Ma la meditazione può aiutare certi genitori super-impegnati a gestire in modo più sano questa routine sfrenata. Non si tratta unicamente di essere soli in una stanza – e per quanto possa fare un gran bene passare venti minuti a guardare la televisione o a leggere, la solitudine implica il fare lo sforzo di ritagliarsi il tempo della preghiera, o di entrare in meditazione. Sono sufficienti 10-20 minuti al giorno. Del resto, numerosi studi affermano che la preghiera e la meditazione sono essenziali per la salute mentale e fisica.

Allora, come trovare il tempo di meditare? All’inizio bisognerà sacrificare qualche minuto di sonno o del tempo passato su internet. E certamente non è facile trovare qualcuno che si occupi dei bambini nel frattempo. Io però ho fatto di questi 20 minuti di meditazione una priorità (e non la faccio tutti i giorni), e poi sono meno ansiosa e molto più paziente nei confronti dei miei bambini e della mia comunità. Ancora una lezione che i mistici cristiani mi hanno trasmesso – e ne sono felicemente grata.

[Traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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