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5 episodi chiave dell’impegno della Chiesa contro il nazismo

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Papa Pío XI / Public Domain - Adolfo Hitler © Elzbieta Sekowska / Shutterstock

Jean-Baptiste Noé - pubblicato il 30/03/17

Lungi da deformazioni maliziose, la Chiesa ha combattuto con vigore contro il nazionalsocialismo

L’enciclica Mit brennender Sorge, pubblicata il 14 marzo 1937, esattamente 80 anni fa, dichiara che non è possibile la compatibilità tra la fede cristiana e l’ideologia nazista.

Il nazismo è una dottrina pagana, selvaggiamente anticristiana, in cui l’antisemitismo radicale aspira allo sterminio della discendenza di Abramo, sia ebraica che cristiana.

Proclamandosi Führer, Adolf Hitler giocava con la polisemia della parola, che significa al contempo capo e Signore, in senso divino. Hitler era convinto di aver ricevuto una missione divina per fondare una nuova religione ed eliminare ogni elemento cristiano presente in Germania.

La lettura del diario personale di Joseph Goebbels rivela il suo disprezzo nei confronti del cristianesimo. Nei suoi scritti si trovano spesso attacchi contro i sacerdoti e una volontà di rigenerare la Germania purificandola dai suoi elementi cristiani. Goebbels espose queste idee a partire dagli anni Venti e non cambiò atteggiamento fino alla fine della guerra.

Anche se alcuni cristiani tedeschi interpretarono in modo errato l’essenza del nazismo o furono tentati di collaborarvi per obbedienza a un regime legalmente eletto, molti ecclesiastici combatterono il nazismo.

Eugenio Pacelli fu nunzio in Germania, dove poté assistere agli scontri ideologici presenti nel Paese e accorgersi del pericolo insito in quella ideologia. Tornato a Roma come il più stretto collaboratore di papa Pio XI, fu lui a consigliarlo sulla politica tedesca. Dopo essere diventato Pio XII, lottò con energia e intelligenza contro i nazisti.

Ecco cinque grandi fatti che testimoniano l’impegno della Chiesa contro il nazismo:

Settembre 1930: L’arcivescovo di Magonza scomunicò i membri del Partito Nazionalsocialista Operaio Tedesco (NSDAP): “È proibito a ogni cattolico iscriversi nelle file del Partito Nazionalsocialista (…). Non si permette ai membri del partito hitleriano la partecipazione di gruppo a funerali o altri offici cattolici (…). Un cattolico non può essere ammesso ai sacramenti finché resta iscritto al NSDAP”. Questo testo venne pubblicato anche da L’Osservatore Romano.

La scomunica venne sollevata nel 1933 con l’arrivo al potere dei nazisti, visto che da allora l’adesione al NSDAP divenne una necessità vitale per molti tedeschi.

Agosto 1932: La Chiesa scomunicò tutti i dirigenti nazisti perché la loro ideologia non era compatibile con la fede cristiana. La decisione venne presa da Pio XI con il consiglio del futuro Pio XII.

Marzo 1937: Pubblicazione dell’enciclica Mit brennender Sorge, che condannava esplicitamente il nazismo e venne letta in tutte le parrocchie della Germania.

Settembre 1939: Pio XII venne informato della creazione di una rete di resistenza contro Hitler diretta da ufficiali tedeschi. Si mise in contatto con questa rete e si mostrò d’accordo ad abbattere il dittatore. Durante tutta la guerra, la rete si strutturò e si organizzò. Era diretta in particolare dall’ammiraglio Canaris, capo della Abwher, e da Josef Müller, bavarese che compì molti viaggi tra la Germania e Roma per coordinare le operazioni.

Grazie a questa rete, il Vaticano ottenne all’inizio del maggio 1940 i progetti dell’attacco tedesco contro la Francia, che vennero trasmessi a Parigi. La Francia, però, non ne tenne conto, credendo che si trattasse di uno stratagemma nazista.

20 luglio 1944: Attentato contro Hitler ad opera di Claus von Stauffenberg (operazione Valchiria) con il coordinamento dell’ammiraglio Canaris. Pio XII venne informato dell’attentato ed esortò i protagonisti a portarlo a termine, giustificandolo come chiaro caso di tirannicidio.

Mai un papa si era coinvolto tanto nell’abbattimento di un dittatore e nella caduta di un regime politico.

Ci sono chiari silenzi di Pio XII che furono prettamente strategici. Il papa capiva che non serviva a nulla opporsi pubblicamente ai nazisti; in questo modo non avrebbe abbattuto il regime e sarebbe solo riuscito a far intensificare la repressione contro i cattolici. La prudenza politica esigeva di agire nell’ombra, cosa che il papa ha fatto per tutta la durata della guerra.

Possiamo concludere cedendo la parola ad Albert Einstein, in un articolo pubblicato nel dicembre 1940 sulla rivista Time: “La Chiesa cattolica è stata l’unica a levare la voce contro l’attacco di Hitler contro la libertà. Fino a questo momento la Chiesa non aveva mai richiamato la mia attenzione, ma oggi esprimo la mia grande ammirazione e il mio profondo affetto nei confronti di questa Chiesa, che sola ha avuto il coraggio di lottare per le libertà morali e spirituali”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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