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Perché Gesù è morto a 33 anni?

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Jaime Septién - pubblicato il 20/03/17

Non è una casualità…

Molti si sono chiesti perché Gesù sia morto così giovane. L’età di 33 anni è stato il riferimento obbligato della sua crocifissione, morte e risurrezione. Ma pochi si chiedono quello che chiede monsignor Charles Pope nel suo articolo sul portale Community in Mission. Perché è morto sulla trentina e non più tardi, potendo avere più tempo per insegnare e consolidare la dottrina della Chiesa?

Pope ricorda la tripla risposta di san Tommaso d’Aquino: Gesù è morto a quell’età per mostrare il suo amore per noi nell’età perfetta della vita; perché era completamente sano; perché, resuscitando così giovane, ci insegna la condizione futura di coloro che resusciteranno nell’ultimo giorno.

Certo, dice Pope, non è un caso che Cristo sia morto, ovviamente, all’età in cui è morto. “Dio non fa nulla arbitrariamente” e i dettagli del Vangelo – per esempio, l’ora della morte di Gesù – ci insegnano molto più della speculazione.

Un modello da imitare

Inoltre, c’è la questione della perfezione (Cristo era perfettamente Dio e completamente uomo). La perfezione può venire meno per eccesso o per difetto. “Si consideri – dice Pope – il caso dell’età: a una persona troppo giovane può mancare maturità fisica o spirituale, mentre ad una persona anziana la mente diventa meno chiaro”.

E poi, nell’epoca in cui ha vissuto San Tommaso d’Aquino (nel XIII secolo), trent’anni erano considerati come il momento della perfezione umana. “È certamente ancora così, anche se sembra che in questi giorni ci voglia molto più tempo per raggiungere la maturità intellettuale ed emotiva”, dice Pope.

San Tommaso dice che il fatto Gesù è morto mentre era nel momento migliore della sua vita, mostra che il suo sacrificio sia stato maggiore. Anche il fatto che non avesse alcuna malattia o imperfezione fisica ha reso maggiore il suo sacrificio.

“È un modello per noi”, dice infine Pope nel suo articolo, “perché dobbiamo dare a Dio, in sacrificio, il meglio di ciò che abbiamo”, proprio come ha insegnato Gesù nella perfezione della propria vita.


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“E così quello che potrebbe sembrare ad alcuni come un dettaglio senza complicazioni (l’età di Gesù) in realtà offre insegnamenti importanti per l’anima sensibile. Cristo ha dato tutto, ha dato il meglio e lo ha fatto quando era nel fiore della sua vita. Anche noi siamo chiamati ad una perfezione sempre maggiore”, conclude il sacerdote americano che serve nell’arcidiocesi di Washington.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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