Ha provato che è possibile vivere solo d’amoreMarthe Robin nacque il 13 marzo 1902 a Drome, in Francia. Era la sesta e ultima figlia di Joseph e Amelie-Celestine Robin, che avevano una fattoria. I suoi genitori lavoravano sodo, e se fossero vissuti al giorno d’oggi sarebbero stati considerati della classe media. Erano cattolici, ma non frequentavano la chiesa. Questo ha influito sulla fede degli altri figli ma non su Marthe, che fin da piccola venne attirata da Dio e pregava per conto suo.
La malattia colpì Marthe nel suo secondo anno di vita. Insieme alla sorella Clemence contrasse la febbre tifoide. Clemence non sopravvisse, Marthe sì, ma da quel momento fu sempre debole e fragile. A 13 anni lasciò la scuola per aiutare nei lavori della fattoria. Frequentava comunque il catechismo e ricevette la Confermazione nel 1911. Il 15 agosto 1912 fece la sua Prima Comunione.
Anche se da quando aveva avuto la febbre tifoide era sempre malaticcia, nell’adolescenza sembrava felice. Era spensierata, amava ballare e rideva di cuore agli scherzi della nonna. Nel 1918, però, si ammalò di nuovo, e venne costretta a letto. I medici pensavano che potesse avere un tumore al cervello o un’encefalite. Non capirono davvero di cosa soffrisse fino a quando uno di loro le diagnosticò l’isteria. Era ormai stata “etichettata”.
Per il 1928 la parte inferiore del corpo di Marthe era ormai paralizzata, e nel 1929 accadde lo stesso alle braccia. Non era certo il risultato dell’isteria. Alla fine, senza prove, la sua condizione venne definita encefalite letargica, una rara forma di encefalite, ma la diagnosi non venne mai confermata.
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Marthe viveva a casa in una stanza da letto scura per via dell’ipersensibilità alla luce. A 28 anni era ormai completamente paralizzata e allettata. All’inizio era in grado di usare il pollice e l’indice e riusciva a sgranare il rosario, ma alla fine perse la capacità di fare anche quello. Tutto ciò che riusciva a fare era muovere la testa. Non era più in grado di mangiare o perfino di bere un sorso d’acqua. I medici cercarono di costringerla a bere, ma l’acqua le usciva dalle narici. C’era tuttavia una cosa che assumeva senza problemi: la Santa Eucaristia.
All’inizio della sua malattia, Marthe venne visitata dalla Madonna, che la confortò molto. A volte, durante il 1928, le apparve Cristo stesso, e queste apparizioni la cambiarono per sempre. Fu allora che decise di “offrirsi completamente a Dio” e di “offrire le sue sofferenze in unione con Lui attraverso la preghiera e l’amore”. Si concentrò sempre di più sulla Passione di Cristo, avvicinandosi progressivamente anche alla Madonna.
Dagli anni Trenta, l’unica fonte di sostentamento di Marthe fu Cristo nell’Eucaristia. Dalle sue labbra non passarono mai né cibo né acqua. Il venerdì, quando riceveva la Santa Comunione, riviveva la Passione di Cristo – all’inizio spiritualmente, poi anche a livello fisico. Martha ricevette le stigmate. Dio l’aveva inclusa tra le persone che aveva scelto in modo particolare, come San Francesco, Santa Caterina da Siena e Padre Pio.
In Marthe si svolgeva il triduo della Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore: il sangue era fresco e umido il venerdì, si asciugava il sabato e scompariva la domenica. Marthe Robin ha sicuramente sperimentato la Santa Eucaristia in modo straordinario, e lo ha fatto per ben 51 anni, fino alla morte, avvenuta nel 1981.
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Anche se Marthe non ha mai concluso gli studi, era in grado di consigliare molte persone che le facevano visita con parole di grande saggezza. Possedeva un fortissimo senso di compassione e aveva una memoria straordinaria. Nel corso della sua vita, si stima che più di 100.000 persone siano andate da lei ricevendone indicazioni e guida. Ha onorato migliaia di richieste di preghiera, e la sua influenza è andata ben oltre la sua camera da ltto.
Papa Francesco ha dichiarato Marthe Robin venerabile il 7 novembre 2014. Oggi una media di 400.000 persone all’anno visita la casa in cui ha vissuto ed è morta. Si dice che Marthe abbia detto: “Voglio gridare a quelli che mi chiedono se mangio che mangio più di loro, perché sono nutrita dall’Eucaristia del sangue e della carne di Gesù. Vorrei dire che sono loro a bloccare gli effetti di questo cibo in se stessi”.
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[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]