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Leggere un buon libro, la nuova terapia al dolore cronico

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Aleteia - Valerio Evangelista - pubblicato il 13/03/17

Non solo intrattenimento: un team di ricercatori britannici sostiene che leggere aiuterebbe milioni di persone a superare il proprio dolore

La lettura di un libro può essere non solo accattivante, ma può anche aiutare i milioni di persone che soffrono di dolore cronico. Lo rivela uno studio dell’Università di Liverpool pubblicato sul BMJ Journal for Medical Humanities.

I risultati hanno mostrato che un programma di lettura condivisa potrebbe avere la stessa efficacia della cosiddetta terapia cognitivo-comportamentale (CBT), psicoterapia solitamente utilizzata in questo tipo di dolore. La CBT ruota attorno ad un colloquio clinico, attraverso il quale il terapeuta comprende le cause del dolore e porta il paziente a cambiare il modo di pensare e di comportarsi.

“Il nostro studio ha indicato che la lettura condivisa potrebbe potenzialmente essere un’alternativa alla CBT nel portare consapevolezza cosciente in aree di dolore emotivo che, altrimenti, il paziente subirebbe passivamente sotto forma di dolore cronico”, ha dichiarato il ricercatore Josie Billington dell’Università di Liverpool.

Sebbene la CBT permetta ai partecipanti di scambiare storie personali sulla convivenza con il dolore cronico, in modo da convalidare la propria esperienza, questa terapia porta a concentrarsi esclusivamente sulla proprio dolore, non offrendo alcuna “deviazione tematica”.

Nella lettura condivisa invece, sostengono i ricercatori, i testi fungono da trigger per ricordare ed esprimere diverse esperienze – il lavoro, l’infanzia, il rapporto con la famiglia – relative a tutta la durata della vita, e non soltanto al periodo affetto da dolore.

Come parte dello studio, alcuni partecipanti con gravi sintomi di dolore cronico sono stati sottoposti per 5 settimane ad un CBT di gruppo; parallelamente, per 22 settimane, veniva condotto un gruppo di lettura condivisa con altri pazienti.

I risultati hanno dimostrato che i partecipanti alla CBT hanno “gestito” passivamente le emozioni, per mezzo di tecniche sistematiche; mentre la lettura condivisa ha trasformato l’esperienza passiva del partecipante in “un’articolata contemplazione delle preoccupazioni dolorose“.


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Leggere regolarmente libri, immedesimarsi con i loro personaggi, vivere le loro trame e discutere in gruppo le evoluzioni della storia letta, richiama alla mente esperienze e ricordi positivi del passato. Questo incoraggia il cervello a mandare al corpo messaggi nuovi, lontani dall’esperienza del dolore. Consentendo dunque di superare, almeno temporaneamente, il dolore provato.

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