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Il senso paradossale della morte visto con gli occhi di un fabbricante di bare

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Flickr.com/ Creative Commons/ © Panu Horsmalahti

Catholic Link - pubblicato il 10/03/17

Di Rafael Pérez del Solar

Qualche giorno fa è stato il compleanno di una persona a me molto cara morta qualche anno fa: mio nonno. Mi ha aiutato moltissimo a trovare il senso della mia vita e a sviluppare la persona che sono oggi, e gli sarò sempre molto grato per tutto ciò che ha fatto per la famiglia. È partito per l’incontro con Dio dopo molti anni di dolore e sofferenza, e mi ha insegnato che anche nel dolore della malattia e della morte siamo fatti per prenderci cura gli uni degli altri, e che l’amore autentico riguarda proprio questo.

Questo è un po’ quello che vuole raccontarci il video che presento in questo post, “Il fabbricante di bare”. Sì, suona un po’ come il titolo di un film dell’orrore, ma non preoccupatevi. È semplicemente la storia di un uomo umile che ci racconta il suo lavoro e tutta la simbologia che ha il momento in cui ci troveremo faccia a faccia con Dio.

Come dice questo artigiano, è comune pensare che “non abbiamo ancora terminato il lavoro”, e questa idea sarà una costante quando penseremo alla morte. E sì, la realtà è che avremmo sempre potuto fare qualcosa di più, o averlo fatto meglio. Ciò che conta è essere ogni giorno consapevoli di dare tutto per le persone che amiamo. Come dice il protagonista del video, “Molti credono che la morte sia il destino finale, ma non è così, è solo una porta”. La morte è un passaggio, una soglia verso l’incontro con Dio, dove verremo giudicati in base all’amore.

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Un altro aspetto molto importante che viene menzionato nel video è che la bara è fabbricata per essere “sostenuti”, e si fa un paragone con il fatto che anche noi esseri umani “siamo fatti per sostenerci gli uni gli altri”. Quanto è importante imparare a lasciarsi sostenere in questo mondo in cui veniamo abituati ad essere autosufficienti! E quanto è importante anche aiutare a sostenere gli altri nei momenti difficili, in questa cultura a volte tanto individualista, in cui conta solo l’“io”.

Di fronte a queste realtà della vita, papa Francesco ci ricorda una verità fondamentale: “In questa fede, possiamo consolarci l’un l’altro, sapendo che il Signore ha vinto la morte una volta per tutte. I nostri cari non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio. L’amore è più forte della morte. Per questo la strada è far crescere l’amore, renderlo più solido, e l’amore ci custodirà fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando «non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno» (Ap 21,4)” (Udienza Generale del 17 giugno 2015).

È molto diverso affrontare la realtà della morte, propria o di una persona vicina, in base al linguaggio della fede. Tutto si tinge di speranza e di un grande anelito a rivedere le persone che amiamo. Il dolore non scompare, fa parte del cammino, ma l’orizzonte si amplia e diventa più sopportabile grazie alla fiducia nel fatto che Dio ha vinto la morte e ci aspetta dall’altro lato della “porta”.

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Rafael Pérez del Solar è peruviano e comunicatore sociale per professione e convinzione. Fa parte dell’équipe di redazione di Catholic Link e appartiene al Movimento di Vita Cristiana, in cui collabora accompagnando gruppi giovanili.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

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