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Perché alcuni cattolici provocano tanti guai

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David Mills - pubblicato il 10/03/17

Tutti abbiamo un'idea di quello che vogliamo, e crediamo che andrà bene a tutti, che lo vogliano o meno

Parliamo del desiderio di “ricostruire” l’uomo e dei costi di tutto questo, un desiderio vivo per i cattolici quanto per chiunque altro e che spiega buona parte della divisione tra i cattolici stessi e il motivo per il quale alcune persone, chierici e laici, provocano tanti problemi.

Traggo l’intuizione dal sociologo Zygmunt Bauman, che in un libro intitolato Living on Borrowed Time (tradotto in italiano come Vite che non possiamo permetterci) dice che la modernità “è nata sotto il segno di una nuova fiducia: possiamo farlo e (quindi) lo faremo. Possiamo ricreare la condizione umana rendendola qualcosa di migliore di quello che è stata finora”.

Assorbiamo questa idea senza saperlo. Il reazionario più ostinato che conoscete, quello che va in giro solo in abito a doppio petto e cravatta, è convinto in qualche parte della sua mente che se solo facessimo questo o quello la gente starebbe molto meglio. Molte persone oscillano tra questa convinzione e la convinzione postmoderna relativa al fatto che non possiamo fare niente in nessun campo. Tendiamo ad essere moderni, però, quando controlliamo qualcosa, come una parrocchia o una famiglia.

La posizione da giardiniere

Bauman fornisce un’ottima immagine per questa situazione, definendola “posizione da giardiniere”, e spiega:

Armati di una visione di perfetta armonia, i giardinieri eliminano alcune piante ritenendole erbacce, ospiti non invitati e non graditi, distruttori dell’armonia, macchie nel paesaggio. L’implementazione di un progetto, la costruzione dell’ordine stabilito, richiede che le erbacce vengano sradicate e avvelenate, di modo che le piante utili e/o esteticamente piacevoli possano prosperare e sbocciare, ciascuna nella propria aiuola.

Quando si crea un giardino, afferma Bauman, “la distruzione delle erbacce è un atto creativo. È sradicare, avvelenare o bruciare le erbacce che trasforma la natura selvaggia in ordine e armonia”.

Tutti noi abbiamo un’idea di quello che vogliamo, e crediamo che andrà bene a tutti, che lo vogliano o meno. Il più fervido dissenziente nei confronti dello “spirito del Vaticano II” e il più ardente tradizionalista sostenitore solo della Messa in latino pensano di sapere come dovrebbe essere la Chiesa per chiunque. Anche per chi di noi si trova tra i due poli spesso vale lo stesso. E se non deve valere per tutta la Chiesa, almeno per la piccola parte che conosciamo. Siamo giardinieri con un’idea favolosa del giardino che potremmo avere.

Tranne che per le ebracce. Non si può fare una frittata senza rompere le uova, e non si può avere un giardino senza dover strappare le erbacce. Quello che sia un’erbaccia dipende dall’idea del giardiniere. La più bella rosa coltivata potrebbe essere un’erbaccia se crescesse in un punto riservato a fiori selvatici. Qualunque cosa sia, deve sparire.

Il problema

Capite quale sia il problema: il giardiniere ama la sua idea e sa che può renderla reale e che chiunque l’amerà – se solo riuscirà a eliminare tutte le erbacce. Le erbacce sono il nemico del bello e del buono. E tuttavia crescono e continuano a tornare. Agiscono come se avessero un’idea migliore per il suo giardino di quella che ha lui. Rudezza. Impudenza. Il giardiniere inizia a odiarle con un odio perfetto.

Penso che anche voi cogliate l’analogia. Abbiamo idee della perfezione simili a quella del giardiniere. Vediamo le erbacce che impediscono che la nostra idea si realizzi. Spesso conosciamo il loro nome. Sorprendentemente, non sanno nemmeno di essere erbacce. Agiscono come fiori. Alcune, e questo ci sciocca davvero, pensano di essere il giardiniere e provano a prendere il nostro posto. Per il bene dello splendido giardino che potrebbe essere, il giardiniere che chiunque amerà (chiunque tranne le erbacce) dovrà strappare quei distruttori di armonia e quelle macchie nel panorama.

Lo ammetto, l’ho pensato anch’io, come tanta gente che conosco. I sogni frustrati si trasformano facilmente in rabbia. Anche gli amici possono diventare erbacce. Qualche anima buona non l’ha provato, ma si è quasi sicuramente trovata ad essere trattata come un’erbaccia. Accade spesso anche nella Chiesa, al servizio di qualche idea di “comunità” o “rinnovamento” o “tradizione” o “evangelizzazione”, o di un’intera serie di altri ideali.

Forse è per questo che la nostra Scrittura e la nostra Tradizione non si curano molto di queste idee. Dio è il giardiniere, e l’idea è la Sua. E che idea! Sembra gioire della profusione più selvaggia di fiori – più sono, meglio è. Non considera nessuno di noi un’erbaccia. Nella misura in cui ci ha chiesto di aiutarlo, vuole che nutriamo, non che distruggiamo. Gesù avrebbe potuto dirci attraverso San Pietro non “Pasci le mie pecorelle”, ma “Prenditi cura dei miei fiori”.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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