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Esercizi spirituali, la morte di Gesù troppo “scandalosa” per non essere vera

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Vatican Insider - pubblicato il 09/03/17
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Ci sono particolari così «imbarazzanti», così «scomodi» e scandalosi» nel racconto evangelico della morte di Gesù da dimostrare quanto essa sia «vera e non certo apparente». Sono quelli che gli esegeti definivano i “criteri di imbarazzo” che, proprio per questo, rappresentano indizi di storicità. Padre Giulio Michelini segue questo filone per la sua meditazione di oggi – la settima – durante gli Esercizi spirituali di Quaresima nella Casa Divin Maestro di Ariccia.  

Primo elemento che cita il francescano nella sua riflessione – riportata dalla Radio Vaticana – è «il senso di abbandono che Gesù ha provato sulla croce». Cristo grida: «Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato», e ad acuire questo dolore c’è l’incomprensione «da parte di chi sta assistendo al cruento spettacolo» della Passione. Infatti, «nei tre Vangeli sinottici, coloro che stanno sotto la croce non capiscono cosa stia accadendo e come muoia il messia». Alcuni credono che Gesù chiami Elia, altri che invochi il Battista.  

Questo «fraintendimento» è «un’ultima tortura» per il Figlio di Dio che «sta chiamando il Padre». Ma il Padre «tace», «non interviene»: ecco l’altro elemento «imbarazzante» di tutto il racconto, rileva il predicatore. Il senso di abbandono da parte del Padre è qualcosa di così reale e «scandaloso» da risultare difficile da «inventare». Gesù «si lamenta» non perché si senta abbandonato da Dio o per il dolore, ma perché le sue forze fisiche «vengono meno», rimarca il frate. E richiama le «bellissime» righe dello scrittore israeliano Amos Oz, il quale ha descritto la morte di Gesù «dal punto di vista di Giuda che sta assistendo alla crocifissione aspettandosi però che non muoia». Oz ha avanzato anche l’ipotesi che Gesù dalla croce chiami più volte la mamma.  

Gesù viene quindi frainteso. Ma perché, domanda il religioso, «tanti fraintendimenti nei Vangeli, nelle relazioni di Gesù con avversari e apostoli»? Perché Cristo non è «riconosciuto, accolto, capito»? E perché, in generale, ci si fraintende? Padre Giulio richiama un’esperienza personale: il colloquio con una coppia in cui la moglie aveva scoperto il tradimento del marito attraverso gli sms sul cellulare di lui. Dietro a queste due persone, spiega, «c’era una ferita grande», l’adulterio, «era quello in fondo il problema che impediva di comprendersi» a vicenda.  

Secondo il frate, si potrebbe dire «che i fraintendimenti sono meccanismi di difesa: le scienze del linguaggio ci fanno notare come nella comunicazione entrano in gioco il contenuto e la relazione tra i comunicati. Spesso si è d’accordo sull’oggetto ma se la relazione è compromessa, e ci sono ostacoli di tipo umano, allora il contenuto passa in secondo piano».  

Da parte sua, «Gesù non ha mancato di spiegare e rispiegare a discepoli e avversari le cose che non comprendevano». Ma «dalla croce non può più spiegare nulla», anche se è la croce stessa a spiegare tutto. Sotto quell’orrendo simbolo di morte c’era poi un centurione che colpisce Gesù con la lancia. Su questa figura si sofferma l’attenzione di padre Michelini che la pone in relazione con quella «del centurione di Cafarnao», per il quale il Signore guarisce una persona cara. Gesù non rifiuta il «gesto d’amore»: Egli «porge ai soldati l’altra guancia, come aveva insegnato nel discorso della montagna: al centurione di Cafarnao aveva dato la sua disponibilità. Ora, dalla Croce, può solo porgere il suo fianco dal quale sgorgherà acqua e sangue, per il perdono dei peccati», riflette il predicatore.  

L’invito è dunque a saper «cogliere la presenza di Dio» non solo «nei segni eclatanti» ma soprattutto «nell’ordinarietà del quotidiano e nello sguardo dell’altro». Forse, conclude Michelini, bisognerebbe domandarsi se a causa di «chiusure» o dell’orgoglio non si capiscano gli altri, non tanto perché le cose che dicono «sono oscure», ma semplicemente perché «non vogliamo comprendere».  

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