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Padre Sosa: “Le donne non ancora abbastanza inserite nella Chiesa”

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Vatican Insider - pubblicato il 08/03/17
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«Se siamo onesti sappiamo che la pienezza della partecipazione delle donne alla vita della Chiesa ancora non è arrivata»: così il superiore dei gesuiti, padre Arturo Sosa, è intervenuto in Vaticano nel giorno internazionale della donna, ad un’iniziativa promossa da Voices of FaithJesuit Refugee Service, propugnando non solo una teologia ma anche una «ecclesiologia» che coinvolga maggiormente le donne e porti alla Chiesa i cambiamenti che le sono necessari. Il preposito generale ha elogiato Angela Merkel nella gestione della crisi migratoria. Critiche invece, a margine dell’evento, al progetto di un muro che il presidente Usa Donald Trump ha prospettato tra Stati Uniti e Messico. Confondere islam e terrorismo è una pazzia. 

«Colgo questa opportunità per mostrare gratitudine alle donne che parlano oggi e che fanno la differenza nella loro famiglia e nella società specialmente negli angoli più remoti del mondo», ha detto padre Sosa, chiamato ad aprire l’incontro. «Sono tempi difficili per il mondo e dobbiamo stare insieme, come donne e come uomini di fede. Come sapete il tema globale per la giornata mondiale delle donne di quest’anno è agire con tenacia per il cambiamento (Be bold for change). Qui in Vaticano, fisicamente al centro della Chiesa, Voices of FaithJesuit Refugee Service cerchiamo di rendere possibile l’impossibile».  

Padre Sosa è partito dall’esempio di Maria, che accettando di divenire madre del figlio di Dio ha accettato e reso possibile ciò che sembrava impossibile, e si è poi soffermato sulla sua esperienza latino-americana, in particolare sulla presenza di masse di sfollati al confine tra Colombia e il suo Venezuela a causa delle decennali violenze. «La maggior parte di queste persone sono donne e bambini», ha detto, «le donne e le ragazze sono tra i più vulnerabili alla violenza, possono facilmente cadere nello sfruttamento lavorativo o sessuale, molte fuggono in cerca di salvezza e spesso sostengono da lontano le loro famigliePosso testimoniare la resilienza delle donne: nonostante le difficoltà trovano modo per sopravvivere e superare le difficoltà. La resilienza permette di andare avanti, di pensare al futuro, è una qualità essenziale per rendere possibile l’impossibile». Le donne al confine tra i due paesi latino-americani, ha proseguito, hanno un coraggio che «troppo spesso è sottovalutato». Di fronte, in particolare, al dramma globale delle migrazioni, «non posso sottolineare abbastanza la necessità di collaborazione tra donne e uomini: solo insieme possiamo ottenere quello che sembra impossibile: un umanità riconciliata e pace tra fratelli e sorelle, figli e figlie dello stesso Dio, insieme». 

Padre Sosa ha affermato che in situazioni drammatiche come Repubblica Centrafcircana, Sud Sudan e Colombia i processi di riconciliazione e pace avviati diventebbero più facilmente realtà «se le donne avessero un ruolo maggiore»La cancelliera tedesca Angela Merkel, ha detto, «è stata la leader in Europa più coraggiosa e visionaria» di fronte alla crisi delle migrazioni, «ed ha avuto la capacità di dire che i rifugiati possono dare un contribuo alla società tedesca». Così la presidente liberiana Ellen Johnson Sirleaf ha contribuito «con impegno e visione alla pace e alla riconciliazione in un modo che a molti uomini non sarebbe stati possibile». Il superiore dei gesuiti ha sottolineato inoltre che rimane un grave problema di disparità degli stipendi nel mondo: «La realtà è che spesso donne non sono pagate per il lavoro che fanno o sono pagate meno per lo stesso lavoro: in Occidente una donna guadagna 70 cent e un uomo un euro per lo stesso lavoro, e la discrepanza è maggiore nei paesi in via di sviluppo». Tra gli applausi, padre Sosa ha citato Cokie Roberts che sulla rivista dei gesuiti America ha scritto che «il Congresso Usa avrebbe bisogno di più donne: allora forse, ma forse, Washington tornerebbe a lavorare». 

Il preposito della Compagnia di Gesù ha poi affrontato il tema del ruolo delle donne nella Chiesa. «Noi gesuiti siamo profondamente consapevoli del loro ruolo nel nostro ministero, laiche e consacrate, e la spiritualità ignaziana è aperta a tutti, per diventare uomini e donne con gli altri e per gli altri. Nella Chiesa più in generale – ha detto – ci sono idee diverse sul ruolo che le donne devono avere. Come ha detto Papa Francesco, le donne hanno un fondamentale ruolo nel difendere la fede, sono fonte di forza nella società, insegnano, va promosso il ruolo donna nella famiglia, ma anche va promosso il loro contributo nella Chiesa e nella vita pubblica». Idee che traggono forza dalla Genesi, dove Dio ha creato uomo e donna a sua immagine, e dal rapporto che Gesù aveva con le donne public life. «Papa Francesco è stato piuttosto esplicito nel dire che le donne devono assumere ruoli di responsabilità anche laddove si prendono decisioni nella Chiesa. Ha anche creato commissione su donne diaconesse, per esplorarne la storia e il ruolo», ha detto padre Sosa.  

Ma «se siamo onesti sappiamo che la pienezza della partecipazione delle donne nella Chiesa non è ancora arrivato», ha aggiunto. «Tale inclusione porterà il dono della resilienza e della collaborazione anche più profondamente nella Chiesa. Un aspetto citato da Papa Francesco è lavorare con più impegno per sviluppare una teologia della donna: io aggiungerei, una ecclesiologia che includa le donne nei ruoli dove dovrebbero essere coinvolte… L’inclusione delle donne nella Chiesa è anche un modo creativo per promuovere i cambiamenti di cui ha bisogno. Una teologia e una ecclesiologia che coinvolga di più le delle donne può cambiare l’immagine, il concetto e la struttura della Chiesa, può spingere la Chiesa ad essere sempre più popolo di Dio, come ha stabilito il Concilio Vaticano II. La creatività delle donne può aprire nuove vie per essere comunità cristiana di discepoli, uomini e donne insieme testimoni e predicatori della buona notizia. Rivitalizzando il Concilio e portando al centro dell’attenzione i poveri, Papa Francesco sta dando alle voci delle donne più possibilità di essere ascoltate. In questo sforzo contro il clericalismo, e l’elitismo e il sessismo che vi sono connessi, il Papa cerca di aprire la Chiesa a voci fuori dal Vaticano. L’opposto del clericalismo è la collaborazione»., 

Prima dell’inizio dell’incontro, padre Sosa ha risposto ad alcune domande a margine. Con l’avanzare dei «populismi», ha detto il superiore dei gesuiti all’Ansa, ci sono pericoli «molto grandi» e «il grande rischio di tornare a regimi autoritari, dittatoriali». «La politica dei muri è da una parte inumana e dall’altra inutile», ha detto: «Si è dimostrato in tutti i sensi prima che la situazione di queste persone che vengono a chiedere asilo, che arrivano a piedi alle frontiere, o attraversano il Mediterraneo, è che rischiano la vita, molti la perdono: non sappiamo quante migliaia sono in fondo al Mediterraneo. Quindi i muri sono inumani. Poi l’intento di chiudere è inutile, perché ci sono tanti buchi in qualsiasi muro si metta. Si crea solo una situazione più tesa». Quanto all’annuncio del muro al confine col Messico da parte del presidente Usa Donald Trump e il suo bando contro i cittadini di sei Paesi musulmani, il numero uno dei gesuiti ha detto che sono «contro i valori degli americani e i valori dei cristiani». In generale, «cercare di identificare l’Islam con il terrorismo è una pazzia». 

Voices of Faith (Voci di fede), appuntamento giunto al suo quarto anno, si svolge questo pomeriggio nella Casina Pio IV, «nel cuore del Vaticano», in occasione della Giornata internazionale della donna. L’appuntamento propone testimonianze di donne provenienti da diversi Paesi del mondo unite nel raccontare, attraverso le loro storie, il contributo che in quanto donne di fede, e non solo, hanno fornito e continuano a fornire nei processi di riconciliazione e di pacificazione. «Papa Francesco è promotore di una nuova politica di nonviolenza», si legge nella presentazione. «La voce delle donne deve essere ascoltata se si vuole ripristinare e sostenere la pace».  

L’evento vedrà anche una tavola rotonda di donne che discuteranno la necessità per una maggiore leaderhip femminile nella Chiesa. «Le organizzazioni e le istituzioni, compresa la Chiesa, possono divenire davvero efficaci solo se le donne e gli uomini partecipano alla pari». L’appuntamento è stato ideato da Chantal Goetz e organizzato da Fidel Goetz foundationLiechtenstein non profit Foundation, con la collaborazione del Jesuit Refugee Service. «Mi domandano: Chantal, sei arrabbiata?», ha domandato la stessa donna in introduzione. «La rabbia può cambiare le cose, abbiamo bisogno di molte più donne arrabbiate per cambiare il mondo e porre fine alla guerra, alla crudeltà, alla violenza». 

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