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In Libano la santità feriale

Vatican Insider - pubblicato il 06/03/17

A quasi 200 anni dall’intuizione della fondatrice, le Suore di Carità dell’Immacolata Concezione di Ivrea non hanno certo smesso di praticare la passione per Dio e per l’uomo. Antonia Maria Verna (1773-1838) ha saputo coniugare la spiccata attenzione educativa con l’esercizio della carità. L’eucaristia (ha imparato a essere pane per gli altri) e la Vergine Immacolata (ha radicato la sua opera nella spiritualità mariana) sono i suoi grandi riferimenti.  

Oggi, nel mondo, le sue figlie spirituali continuano a incarnare l’amore per Gesù e per il Vangelo con una predisposizione particolare per gli abbandonati e per i più piccoli, interpretando le attese e le difficoltà dell’uomo contemporaneo. E questo si può vedere bene in Libano, nella regione di Kesrouan, dove l’école Immaculée Conception gestita dalle Suore d’Ivrea accoglie gratuitamente 333 bambini dai 3 ai 12 anni. Sono sette le religiose (cinque libanesi, un’africana e un’italiana) che si preoccupano della formazione nella struttura primaria aperta nel 1959. «Per facilitare la scolarizzazione di tutti (ricchi e soprattutto poveri) – spiega suor Grazia Maggese – puntiamo su un accesso libero senza costi per i genitori. Accogliamo gli alunni senza distinzioni di nazionalità e religione. La scuola, oltre a essere luogo di cultura, è anche spazio diformazione al dialogo, al rispetto delle diversità e ai valori umani e cristiani».  

Il costo della scolarizzazione di tanti bambini è sostenuto dal sistema delle adozioni a distanza. «Nella scuola educhiamo attraverso l’insegnamento e la pastorale scolastica e accompagnando i fedeli nella formazione umana e spirituale secondo l’etica evangelica e l’antropologia cristiana». La comunità non è, però, impegnata solo in classe. «La nostra missione – continua la religiosa arrivata nel 1992 – ci esorta a un costante ascolto delle problematiche del tempo e del luogo per essere presenza, voce, risposta e azione di Gesù Risorto nel mondo. Siamo così al servizio di tutti nell’accoglienza, nell’ascolto e nel discernimento con una cura speciale per i giovani». Questo, grazie ad un’equipe pluridisciplinare, significa anche prendersi cura dei bambini, delle famiglie e di ogni persona che «presenta problemi relazionali, comportamentali e cognitivi».  

Le suore offrono anche prestazioni infermieristiche a domicilio e collaborano con i laici Verniani per «l’accompagnamento degli anziani soli e malati». Cercano anche di «mobilitare e sensibilizzare le persone a impegnarsi nella pastorale giovanile e a vivere la propria fede nei luoghi pubblici». Il tutto è benedetto dal carisma della Famiglia Religiosa. «Siamo chiamate ad arginare il male, il peccato e la disarmonia». In un Paese modello di comunione tra le religioni, non guardano «né all’appartenenza religiosa né alla nazionalità. Osserviamo la persona nel suo essere creatura, a immagine e somiglianza di Dio», dice suor Grazia.  

La loro quotidianità è fatta di piccoli gesti e di grandi doni. «Prima di trasmettere qualcosa, cerchiamo di essere testimoni coerenti della bellezza di appartenere a Cristo. Desideriamo trasmettere alla gente che incontriamo umanità, solidarietà, coraggio, perseveranza e tenacia. Vogliamo, soprattutto, far percepire una presenza: Gesù che cammina sulle nostre strade, che parla, che guarda, che rimprovera, che incoraggia…». 

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