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Viaggio alle Malvinas

Vatican Insider - pubblicato il 05/03/17

35 anni dopo la fatidica resa e gli eventi che scatenò in patria e fuori, una delegazione argentina visita le Malvinas. La presiede il Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel e il resto dei membri della commissione provinciale per la Memoria, tra i quali Norma Cortiña, la storica fondatrice delle Madri di Piazza di Maggio, il sacerdote delle villas miseria José María di Paola, padre Pepe com’è meglio conosciuto, Ernesto Rodriguez, in rappresentanza degli ex-combattenti delle Malvinas, che ha condotto il negoziato perché la visita potesse avere luogo. 

Il viaggio inizierà venerdì 10 marzo, scalo a Rio Gallego, ultimo lembo continentale argentino, poi rotta a porto Stanley, il capoluogo e l’unica vera città dell’arcipelago. Nelle valige con tutto il necessario per una permanenza di sette giorni i dieci emissari portano anche un programma definito a metà e aperto a sviluppi ulteriori. «Nella mia», sorride il sacerdote Pepe di Paola, «c’è l’immagine della Madonna di Lujan che mi consegneranno gli stessi ex-combattenti delle Malvinas. La porterò nel cimitero di Darwin dove ce n’era una che però è stata danneggiata con un atto di vandalismo di cui le autorità del posto hanno chiesto scusa». 

L’appunto di lavoro, anch’esso in valigia con altri documenti, segnala uno degli scopi del viaggio: «Ricostruiremo in questo territorio della memoria il vissuto dei protagonisti e realizzeremo un atto di ossequio a tutti quelli che hanno perso la loro vita e hanno sofferto la violenza dello stato argentino». 

È prevista anche la visita a Monte Longdon dove il 12 giugno del 1982 si combattè la battaglia più cruenta tra le truppe inglesi e i soldati argentini considerata decisiva per le sorti del conflitto, con tanto di intervista con il direttore del Penguin News, l’unico periodico alla portata degli scarsi 3mila abitanti delle isole Malvinas. 

«Andremo a pregare nei due cimiteri, dove sono sepolti i soldati britannici e i nostri eroi» commenta Di Paola. «La cosa più importante della mia presenza come parte della delegazione è cercare un cammino che faciliti la pace attraverso il dialogo, un dialogo anche spirituale ed ecumenico. Luterani, metodisti, anglicani e cattolici possiamo pregare insieme per la pace lì dove c’è stata guerra come insegna papa Francesco». 

La preoccupazione che spinge i visitanti è anche cercare di mettere freno a una escalation armamentista nell’Atlantico del sud che ricorda altri periodi bui della storia del continente. «La militarizzazione della regione dopo la guerra, con l’installazione di basi militari britanniche nell’isola viola la risoluzione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite – la 41/11 – che dichiara l’Atlantico del sud come area di pace e cooperazione e anche i trattati di non proliferazione di armamento nucleare». 

Tra gli obiettivi della missione argentina c’è la situazione dei 123 militari non identificati sui 634 caduti nei settanta giorni di conflitto tra l’aprile e giugno del 1982. «Appoggeremo il lavoro di identificazione dei resti dei nostri eroi che adesso sono sepolti in tombe che recano sulla lapide le parole “Soldati argentini solo conosciuti da Dio”» annuncia Di Paola. «Vogliamo che abbiano un volto e un nome e che un giorno i familiari li possano visitare e pregare per loro». Quei militari di alto grado «che non hanno fatto nulla perché si identifichino i nostri morti» accusa il documento di lavoro. «Non si sono presi nessuna responsabilità per i soldati che sono morti in combattimento e meno ancora per quelli che sono morti di fame, congelati o assassinati da altri con la loro stessa divisa». 

Una missione distensiva a tutti gli effetti quella che inizierà venerdì 10 marzo, all’insegna di quel dialogo che con Francesco ha fatto breccia in altri muri del Continente americano. «Questo è l’obiettivo principale», ribadisce Di Paola «cercare un’intesa attraverso il dialogo e la preghiera perché anche l’ultimo enclave coloniale venga abbandonato pacificamente e la nazione argentina possa recuperare la sua sovranità». 

Chiediamo se il Papa sia al corrente della missione.  

La risposta è un: «Sa». 

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