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E’ giusto sostituire i padrini della Cresima con i propri catechisti?

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 03/03/17
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La decisione del vescovo di Brindisi. Il liturgista: non sminuire una figura che per la Chiesa è centrale dai tempi antichiNiente più padrini e madrine alla Cresima. Dal 1° gennaio 2018 nella diocesi di Brindisi – Ostuni a presentare al Vescovo i cresimandi saranno i loro catechisti che li hanno accompagnati nel cammino di preparazione. È la decisione dell’arcivescovo Domenico Caliandro che ha firmato un decreto reso pubblico nei giorni scorsi e firmato il 6 febbraio.

«Non ho abolito la figura del padrino e della madrina», precisa Caliandro al telefono, «ma si tratta di un esperimento pastorale che sarà valido per tre anni. Dopodiché insieme ai sacerdoti della diocesi vedremo se proseguire su questa strada o tornare indietro. Anche prima del 2018 i genitori che lo desiderano possono già chiedere che siano i catechisti a presentare i loro figli per la Cresima» (Famiglia Cristiana.it, 21 febbraio).

I PADRINI E IL DIRITTO CANONICO

E’ giusta la decisione del vescovo? Quali sono le conseguenze di eliminare la figura del padrino? Il liturgista don Enrico Finotti, spiega ad Aleteia che il Codice di Diritto Canonico (Cap. IV, Cann. 892-893) a proposito del padrino relativo al sacramento della Confermazione (o Cresima) afferma:

Can. 892 – Il confermando sia assistito per quanto è possibile dal padrino, il cui compito è provvedere che il confermato si comporti come vero testimone di Cristo e adempia fedelmente gli obblighi inerenti allo stesso sacramento.

Can. 893 – §1. Affinché uno possa adempiere l’incarico di padrino, è necessario che soddisfi le condizioni di cui nel can. 874.

§2. È conveniente che come padrino venga assunto colui che ebbe il medesimo incarico nel battesimo.

Can. 874 – §1. Perché uno possa essere ammesso all’incarico di padrino, è necessario che:

1) sia designato dallo stesso battezzando o dai suoi genitori o da chi ne fa le veci oppure, mancando questi, dal parroco o dal ministro e abbia l’attitudine e l’intenzione di esercitare questo incarico;

2) abbia compiuto i sedici anni, a meno che dal Vescovo diocesano non sia stata stabilita un’altra età, oppure al parroco o al ministro non sembri opportuno, per giusta causa, ammettere l’eccezione;

3) sia cattolico, abbia già ricevuto la confermazione e il santissimo sacramento dell’Eucaristia, e conduca una vita conforme alla fede e all’incarico che assume;

4) non sia irretito da alcuna pena canonica legittimamente inflitta o dichiarata;

5) non sia il padre o la madre del battezzando.

§2. Non venga ammesso un battezzato che appartenga ad una comunità ecclesiale non cattolica, se non insieme ad un padrino cattolico e soltanto come testimone del battesimo.

«I Canoni – evidenzia Finotti – raccolgono la storia secolare e l’esperienza pastorale della Chiesa, che ha sempre come suprema lex la salus animarum».

Ed ecco alcuni punti essenziali di orientamento che fornisce il liturgista.

SUPPORTO AI GENITORI

In antico – sottolinea – molti Catecumeni provenivano da famiglie ancora pagane, che non potevano condividere e, ancor meno, educare alla fede cristiana. La Chiesa allora li accompagnava con un ‘padre’ (padrino) o una ‘madre’ (madrina) di sostituzione, scelti tra cristiani ben preparati nella dottrina della fede e testimoni di una autentica vita cristiana.

Tali figure continuarono anche in seguito, supportando i genitori cristiani nell’educazione alla fede dei loro figli, e rappresentando la cura della Chiesa verso i Catecumeni in preparazione alla loro rigenerazione, mediante il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia, ricevuti normalmente nell’unica celebrazione della Veglia pasquale.

FIGURA PIU’ RITUALE

L’universalizzazione del Battesimo e della Confermazione, conferiti prevalentemente ai bambini in una società ormai cristianizzata, muta sensibilmente il ruolo dei padrini, i quali non sostituiscono più i genitori pagani, ma si affiancano ai genitori cristiani. I padrini in questa nuova situazione assumono un ruolo più laterale e tendono gradualmente a diventare una figura rituale e giuridica importante, ma senza una significativa continuità esistenziale con la successiva vita e crescita del battezzato/cresimato.

LA STESSA PERSONA

Nella Chiesa latina, col distacco temporale e rituale del Battesimo dalla Confermazione, si distinsero pure i padrini, che per la Confermazione potevano essere diversi da quelli del Battesimo. Il Codice attuale ribadisce opportunamente l’unione dei due Sacramenti raccomandando: E’ conveniente che come padrino [della Cresima] venga assunto colui che ebbe il medesimo incarico nel Battesimo (Can. 893 – §2).

I DOVERI

I doveri del padrino sono chiari nella mente della Chiesa: provvedere che il confermato si comporti come vero testimone di Cristo e adempia fedelmente agli obblighi inerenti allo stesso sacramento (Can. 892). Ciò implica che il padrino sia in tutto conforme alle disposizioni del Can. 874 (sopra riportato).

DELICATA MISSIONE

Il padrino è investito di una autentica e delicata missione, affidatagli dal cresimando, dalla sua famiglia e dalla Chiesa. Per questo il Codice stabilisce che: Per essere ammesso all’incarico di padrino, è necessario che: sia designato dallo stesso [cresimando] o dai suoi genitori o da chi ne fa le veci oppure, mancando questi, dal parroco o dal ministro e abbia l’attitudine e l’intenzione di esercitare questo incarico (Can. 874 – §1: 1°).

L’IMPEGNO NELL’OSSERVANZA DEL VANGELO

L’attitudine ad esercitare questo incarico implica: la cosciente e convinta adesione agli insegnamenti della fede cattolica con una formazione di base almeno elementare; la recezione primaria dei santi Sacramenti e la pratica regolare secondo i precetti della Chiesa; l’impegno sincero nell’osservanza dei Comandamenti divini in una vita coerente al santo vangelo. L’intenzione di esercitare questo incarico, esige che il padrino venga coscientizzato e preparato in ordine all’esercizio fruttuoso di questo suo incarico, per giungere ad una serena e personale adesione.

RISCHIO SECOLARIZZAZIONE

Nella misura che la fede e i sacramenti si riducessero a fatti di costume generalizzato, senza sufficiente formazione e convinzione, anche i padrini ne subirebbero inevitabilmente i connotati, diventando in tal modo delle figure, magari umanamente degne, ma inadeguate al loro compito specifico, fino al punto da essere ammessi a tale ruolo persone del tutto secolarizzate ad immagine della società stessa in cui si vive a dalla quale esse provengono.

TESTIMONIANZA DI VITA CRISTIANA

Ci si chiede, prosegue Finotti: come esercitare con frutto il ruolo e la missione di ‘padrino’ in questa nostra cultura così lontana dalla fede? Come seguire i cresimati quando essi stessi e le loro famiglie si estraniano dopo la Cresima e al massimo pretendono solo il ‘regalino’ da ripetere in occasione delle ‘feste’ semplicemente perché, ti dicono: «Sei il mio padrino…»? Ebbene, il padrino e la madrina di buona volontà saprà assolvere comunque la sua missione. In che modo?

Con la preghiera, l’offerta della sofferenza e la testimonianza di una vita veramente cristiana. I mezzi segreti e le vie imperscrutabili della Grazia divina raggiungono misteriosamente l’anima dei cresimati a loro affidati e in cielo si vedranno quei benefici insondabili, che soltanto Dio conosce e che Egli rivelerà a tutti coloro che con amore hanno atteso la Sua manifestazione.

LA SFIDA DEI PADRINI OGGI

In un certo senso l’odierna situazione culturale e sociale è sempre più simile a quella antica, quando il paganesimo e l’idolatria erano imperanti. La scristianizzazione, che avanza con accelerazione crescente, prospetta ai padrini le medesime condizioni in cui la Chiesa si trovò a creare questa istituzione: affiancare o addirittura sostituire i genitori pagani nell’opera di educazione alla fede dei loro figli. In tale contesto i padrini, sempre più qualificati, sono chiamati ad un coraggioso rilancio del loro ruolo e la Chiesa potrebbe sollecitare da loro tale disponibilità, come scelta quanto mai preziosa per una generosa testimonianza cristiana nel mondo d’oggi.

IL REGALO

Infine: perché non risanare il costume peraltro legittimo di ‘fare il regalo’ per la Cresima? Perché non educare cresimandi, genitori, padrini e comunità cristiane ad un genere di regali conformi alla natura sacra dell’evento? Di fronte all’ateismo pratico e all’insensibilità e ignoranza religiosa così diffusi, non potrebbero tutti coloro che circondano il cresimando offrire i segni sacri della fede, così estranei ormai nelle case, o fornire loro libri di formazione spirituale e strumenti di preghiera, oppure anche sollecitare opere di carità, che non si riducano tuttavia a mera filantropia?

PIU’ INTENSA EVANGELIZZAZIONE

Non si risolvono, quindi, i problemi odierni abbassando il livello richiesto ai padrini o semplicemente congedandoli, ma piuttosto, confidando nella Grazia del Signore, impegnandosi, con umiltà e fedeltà, in una sempre più intensa e continua evangelizzazione, che trova certamente nell’itinerario di Iniziazione cristiana un’occasione del tutto opportuna per gettare il seme della Parola di Dio nella mente e nel cuore dei cresimandi, nei loro genitori e nei padrini e madrine da loro designati con criteri di fede, che si auspica, più illuminati, maturi e coraggiosi.

«Ecco la sfida che sta davanti a noi!», è il messaggio finale del liturgista.