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Tributo a mio nonno, che ha sempre fatto piccole cose con grande amore

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Dobo Kristian - Shutterstock

Colleen Duggan - pubblicato il 28/02/17

Il suo esempio ci ha reso più facile servirlo quando è arrivato il momento in cui ne aveva bisogno

Qualche settimana fa, sedevo con mio nonno, Rex Roy Lloyd, nella sua stanza della residenza assistita mentre il sole della California filtrava attraverso la finestra e gli uccellini cinguettavano. Mia nonna, come aveva fatto per 64 anni, sedeva vicino al nonno tenendogli la mano.

È stato una settimana prima che lui morisse.

Nonno non era più lui, era debole e fragile. Aveva la pelle piena di lividi e il notevole calo di peso, unito al fatto di essere confinato su una sedia a rotelle, lo rendeva più piccolo di quanto l’avessi mai visto. Indossava i suoi vestiti puliti, che mia nonna lavava e portava ogni giorno avanti e indietro dalla struttura. Sulla testa portava un berretto nero con su scritto “Korean Veteran” e “Vietnam Veteran” in rosso e oro. Forse sembrava più piccolo di quanto lo avessi mai visto, ma i suoi abiti dichiaravano una cosa importante su Rex Roy Lloyd: era una persona che amava l’America ed era pronto a morire per lei.

Nonostante le limitazioni fisiche, lo spirito acuto e il buonumore di mio nonno erano intatti. Era un sergente maggiore d’armeria in pensione, il rango più alto a cui possa arrivare un marine, e mio padre è colonnello in pensione nella stessa arma. Entrambi hanno combattuto delle guerre e nutrivano un enorme rispetto l’uno per l’altro.

Mentre chiacchieravamo del più e del meno, mio padre ha chiesto al nonno: “Ehi, papà, hai bisogno di qualcosa?”, al che mio nonno ha risposto: “Hmmm, ho sempre voluto che un colonnello mi chiamasse papà”.

È il tipo di cose divertenti che diceva mio nonno. Poteva prendere in giro una persona facendola comunque sentire come se fosse l’unica presente nella stanza. Faceva un milione di battute, che facevano ridere tutti.

Mio nonno sapeva aggiustare tutto. Sapeva come ricostruire una macchina – motore compreso – e farla sembrare nuova di zecca. Quando ero bambina veniva a trovarci a casa e prima di andare via aveva fatto almeno una decina di piccole migliorie. Poco dopo che mia madre aveva sposato mio padre, ha capito che lui non era abile nel fai-da-te come il genitore. Un giorno mia madre ha chiamato piangendo mio nonno quando la macchina non partiva, angosciata per il costo della riparazione, e lui le ha detto: “Kathy, io non so guidare un aereo, ma Dennis sì. Sii felice di quello che hai”. Mia madre dice di non essersi mai più lamentata della differenza tra i due (e comunque nonno le ha aggiustato la macchina).

Il punto è che nonno ha sempre detto e fatto piccole cose, cose che non sembravano così importanti ma aiutavano davvero gli altri. Le faceva senza rumore, e il suo esempio ci ha reso più facile servirlo quando è arrivato il momento in cui ne ha avuto bisogno.

Qualche anno fa sono andata al funerale di mio cugino Matthew, morto all’improvviso. Mia madre aveva comprato un vestito grigio con una cravatta viola – il colore preferito di mia nonna – da far indossare a mio nonno. Al momento di prepararsi, nonno non riusciva ad annodarsi la cravatta perché la sua vista stava venendo meno, e quindi ha chiesto aiuto. Mio nonno era molto legato a Matthew, e voleva onorare la vita del nipote che amava tanto. Se aveva bisogno di aiuto per annodarsi la cravatta, non c’era problema a chiederlo.

Nei pochi giorni che ho trascorso con lui in ospedale, ogni volta che mia madre entrava nella sua stanza lui le chiedeva un po’ d’acqua. Le medicine gli seccavano la bocca, e quindi aveva sempre sete. Mia madre schizzava fuori dalla stanza come se stesse partendo per una corsa per soddisfare la sua richiesta. Una sera il nonno è rimasto deluso quando non gli hanno portato il dolce, e allora mia madre ha marciato verso la cucina ed è tornata con tutto ciò che la struttura aveva da offrire. Mio nonno non ha neanche alzato lo sguardo mentre divorava tutti quei dolci.

“Sono buoni, Kathy”, le ha detto. “Grazie”.

Ecco cosa ho imparato da mio nonno: non sono i momenti più grandi della vita che contano di più, anche se sono importanti; quello che conta sono le piccole cose che facciamo. È aggiustare qualcosa in casa senza che ci venga richiesto. È offrire una parola gentile quando è necessario. È aiutare qualcuno con la cravatta quando non riesce a vedere bene. È riempirgli il bicchiere d’acqua perché ha la bocca secca. È stringere la mano di qualcuno mentre muore.


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Mio nonno ha vissuto tutta la vita facendo piccole cose con grande amore. Spero che la mia eredità sia importante anche solo la metà della sua.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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