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La semplicità, via per uscire dalla semplicioneria

Vatican Insider - pubblicato il 22/02/17

Discernimento, sinodalità, possono tendenzialmente aprire sempre più la Chiesa al contributo, in vario modo, di ogni persona. Ciò può rendere meno fissi gli equilibri ecclesiali, anche geopolitici. Un terreno più facilmente arabile può comportare resistenze di vario tipo ma anche può tendenzialmente permettere forse, talora, un più vivo rinnovamento. Un contributo importante anche per il mondo intero. Tutto ciò può incidere, tra l’altro, in dinamiche possibili anche nelle varie realtà della Chiesa. Mi riferisco, ad esempio, ad una talora maggiore possibilità per i carismi nuovi di esprimersi ed anche ad una possibile minore tendenza di quelli più antichi ad istituzionalizzarsi in senso statico.  

Si stanno infatti forse gradualmente aprendo, per grazia, varchi più profondi, a tutto campo, nell’uomo in Cristo. Ma va anche osservato che per esempio anche tra chi per dono può recepire nuove aperture si potrebbero riscontrare mille sfumature diverse. La grazia è un abisso infinito di profondità, di ricchezze, che vengono in ognuno in modo graduale, personalissimo. Il dono della sapienza spirituale e umana, per esempio, può venire – è vero – sempre più profondamente scoperto, desiderato, mentre prima poteva venire considerato quasi un’eccentrica esigenza di qualche realtà elitaria. Ma resta che la sapienza ed ogni altro regalo maturano in modo tendenzialmente più pieno in un cuore generoso. La storia personale e comunitaria non è mai automatica.  

La Parola, l’Eucaristia, sono il contrario anche dell’automatismo perché l’amore autentico è libero. È questo un motivo della sapiente gradualità con la quale Dio accompagna la maturazione delle persone, delle comunità. Ma al tempo stesso possiamo così riflettere sul dono di persone che cercano di accogliere con tutto il cuore la grazia di Dio. Parliamo, in un cammino, di un abisso di generosità, di attenzione, di abbandono… 

Pensiamo ad un’evangelizzazione schematica, intellettualistica o ad un’altra sempre più generosamente attenta integralmente alla specifica persona, comunità. Dio può fare quello che vuole, servirsi di chi vuole, ma forse in tanti casi potrà cercare di farsi vicino attraverso la più vicina umanità di persone concrete. Anche tra le guide più aperte al rinnovamento può in varia misura stentare un più pieno superamento dell’intellettualismo, una più profonda maturazione di una spiritualità sempre più profondamente, equilibratamente, divina e umana. Al punto che possono faticare non poco a riconoscere, e anche a desiderare di riconoscere, più distintamente chi questo cammino lo ha a lungo maturato. E magari ha cominciato da tempo a sperimentarne i benefici. Veramente Dio ha i suoi tempi. Siamo forse proprio sul crinale di un passaggio epocale. 

Su questa scia della libertà dell’amore autentico possiamo sempre più profondamente intuire la vita ed il messaggio di Cristo stesso. D’altro, canto l’uomo può appesantire, complicare, la propria vita in mille modi mentre la piccolezza, la semplicità, del cuore permettono a Cristo di condurci in una vita sempre nuova, nella pace, nella gioia, nella tendenziale leggerezza. Il cammino nella semplicità del cuore è il cammino verso la profondità, l’equilibrio, spirituali e umani. Semplicioneria, cerebralismo, possono invece risultare opposte conseguenze di un vario ripiegamento sul proprio “io”. Dio tra l’altro orienta gradualmente ad accoglierlo tendenzialmente con tutto il cuore. Ma anche a non fare di più di quello che mi chiede. Per esempio scervellarsi, dunque, può servire a ben poco. «Il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno» (Sal 126, 2). Dunque Dio dà vita, noi possiamo svuotare e/o complicargli e complicarci le cose. 

L’amore autentico di Dio porta ad una sempre più profonda attenzione e comprensione dell’altro, liberando dall’apparente austerità di un cuore invece duro. La semplicità è la via per uscire dalla semplicioneria. L’astrazione, il cerebralismo, frammentano, giustappongono, il discernimento a misura unisce, distingue, armonizza. Il razionalismo può per esempio, qui senza in fondo sbagliare, trattare dell’intelligenza e della volontà dell’uomo. Il discernimento spirituale e umano può riferirsi alla coscienza spirituale e psicofisica nella luce serena (cfr Lc 10, 27). Fede e ricerca sincera della vita possono essere doni distinti. Eppure senza una più piena grazia, che può aprire anche alla fede, può talora risultare più difficile anche il mettersi profondamente in cerca della vita da non credente. 

Se è Dio che opera, che ci porta, non possono far molto riflettere le letture del giorno, feriale, centenario di Fatima? Si tratta di un sabato, il giorno della fede di Maria nel passaggio, nella Pasqua, di Cristo. Un seme di vita rinnovata mi pare ci è stato donato con Papa Francesco. Mi pare che si possa dire che, come aveva chiesto Benedetto XVI nel maggio 2010 a Fatima, Maria abbia affrettato la vittoria del suo cuore immacolato entro il centenario della prima apparizione. Vadano come vadano i prossimi mesi. 

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