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Perché Bill Gates vuole che i robot paghino le tasse?

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Shutterstock / JStone

Esteban Pittaro - pubblicato il 20/02/17

Una proposta che si concentra sull'aspetto umano di fronte all'avanzata dei lavori automatizzati

Prima ha creduto che il soft, quello che non vediamo, potesse valere più dell’hard, quello che vediamo. Il suo progetto era così semplice che ha cambiato universalmente e per sempre il modo in cui le persone interagiscono con i computer e la tecnologia. Ed è diventato immensamente ricco, al punto che la sua fortuna equivale approssimativamente al PIL di Costa Rica, Honduras e Nicaragua messi insieme.

Bill Gates ha visto quello che pochi come Steve Jobs vedevano, e ora constata che la robotica sta assumendo un ruolo predominante nei lavori, ma non se ne trae il profitto che si potrebbe. In un’intervista rilasciata alla rivista Quartz, ha fatto sapere che il lavoro dei robot dovrebbe pagare le tasse. Perché? Perché ci siano più persone che si prendono cura degli anziani, degli handicappati e alla guida di classi con meno allievi.

Se una persona svolge un lavoro per 50.000 dollari in una fabbrica, quel lavoro è gravato da un’imposta. Se un robot viene a fare lo stesso, bisognerebbe far sì che il robot paghi le tasse in modo simile”, ha affermato l’imprenditore.

Gates crede inoltre che quei lavori che smettono di essere svolti da persone dovrebbero essere trasferiti “per poter svolgere un lavoro migliore raggiungendo gli anziani, avendo classi più piccole, aiutando i bambini con necessità speciali. In tutte queste cose nelle quali l’empatia umana e l’intesa hano ancora un’importanza unica, ci troviamo di fronte a una carenza di persone. Sarebbe ottimo se si potessero prendere le persone che si sostituirebbero svolgendo un lavoro automatico e si potesse finanziare la loro formazione perché facciano queste altre cose”.

Non potete semplicemente smettere di riscuotere questa tassa sul lavoro, perché è parte di come si è finanziato questo livello di lavoratori umani. Qualcosa del guadagno che si genera per via dell’efficienza del lavoro assunto dai robot può diventare una tassa al robot. Non credo che le imprese di robot si ribellerebbero se ci fosse una tassa”, ha aggiunto il magnate.

La voce autorevole di Gates che mette in guardia sui possibili impatti di un lavoro che viene sostituito e smette di pagare le tasse arriva al momento giusto. A livello mondiale, il trasferimento di lavori automatizzati verso i robot o vari usi della tecnologia avanza a passi da gigante. Non si tratta dell’introduzione del braccio meccanico nella linea di produzione, ma di lavori che implicano anche alti livelli di interazione con gli esseri umani.

Nel luglio dell’anno scorso, l’impresa Accenture, ad esempio, ha reso noto di avere 170 robot solo in Argentina per compiti di basso valore aggregato e alto livello di automatizzaizone. L’introduzione risponde a una politica globale dell’impresa che crede permetterebbe di liberare più del 20% del lavoro umano nelle compagnie, anche in aree come l’assistenza al consumatore e le vendite. L’impatto sul talento umano, si crede, sarà positivo, sempre a patto che ci si concentri sulla valorizzazione del talento e sulla generazione di nuovi compiti di valore.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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