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L’affascinante storia di San Filippo di Gesù

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SIAME - pubblicato il 14/02/17

Si dice che la madre, esasperata per le marachelle del figlio, esclamasse: “Ahi, mio santo Felipillo!”

Nel 1572 nacque a Città del Messico Felipe de las Casas, figlio di una coppia spagnola emigrata in Messico. Nella cattedrale della capitale messicana, nella navata sinistra, accanto alla cappella dedicata a San Filippo di Gesù c’è un grande fonte battesimale in pietra protetto da una griglia di legno dorato che secondo la tradizione è quello in cui venne battezzato il santo.

Da piccolo, com’era usanza all’epoca, Felipe aveva una bambinaia di colore che era vittima di tutte le sue marachelle, ma che lo amava comunque profondamente. Si dice che la madre, esasperata dalle birichinate del figlio, esclamasse: “Ahi, mio santo Felipillo!”, al che la bambinaia replicava, riferendosi a un fico secco dell’orto della casa della famiglia: “Felipillo santo? Quando il fico rinverdirà!”

Viziato dai genitori e dalla fortuna, il famoso Felipillo non metteva la testa a posto. Educato dai gesuiti, espresse il desiderio di diventare frate francescano, ma non resse e fuggì dal noviziato.

Desiderando spianargli un futuro nella sua professione, suo padre, argentiere, lo mandò nelle Filippine per vedere se l’emigrazione ne avrebbe fatto un uomo dabbene, come era accaduto a lui.

Filippine

Le Filippine rappresentarono per Felipe l’opportunità di prendere sul serio gli affari del padre terreno. Il ragazzo, però, cominciò anche a prendere sul serio gli affari del suo Padre celeste – così sul serio che entrò di nuovo nell’Ordine francescano, e da allora fu un frate esemplare.

Desiderando essere ordinato sacerdote in Messico, per la gioia dei suoi genitori, chiese il permesso e venne inviato nel suo Paese.

Chiamato ad essere testimone

Il giovane fra’ Felipe si imbarcò pieno di speranza per tornare nella sua terra, ma l’uomo propone e Dio dispone. Il Signore lo chiamò infatti verso un destino che agli occhi della fede era molto più glorioso. Mentre viaggiava verso il Messico, una tempesta portò l’imbarcazione su cui si trovava verso il Giappone, dove la sua vocazione alla santità sarebbe giunta alla sua pienezza.

Giappone

Quando Felipe naufragò sulle coste giapponesi, l’imperatore del Giappone era Taikosama, deciso a sradicare il cristianesimo e che nel 1587 ordinò l’espulsione dei gesuiti. Questi eroici soldati di Cristo decisero di non abbandonare le proprie comunità appena nate e di restare. Nel 1593 ricevettero il rinforzo di quindici francescani spagnoli. L’imperatore la considerò una sfida, e nel 1596 ordinò di uccidere tutti i cristiani.

24 cristiani vennero arrestati: tre fratelli gesuiti giapponesi, guidati da Paolo Miki; tre sacerdoti francescani, tre frati, tutti spagnoli, tranne Felipe, e quindici laici terziari francescani, tra i quali alcuni bambini.

Per settimane vennero portati di villaggio in villaggio e maltrattati per terrorizzare i possibili simpatizzanti del cristianesimo. Alla fine furono portati a Nagasaki, dove vennero crocifissi il 5 febbraio 1597.

Il fico

Si dice che nella casa paterna di Felipe la sua bambinaia entrò in casa piena di gioia gridando: “Felipillo santo, Felipillo santo!”

Il fico era rinverdito.

Felipe è stato il primo messicano ad essere canonizzato ed è patrono dei giovani credenti.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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