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La sessualità nei bambini: l’importanza di voler essere come papà (o mamma)

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LOURDES ILLÁN - pubblicato il 14/02/17

Attenzione, genitori: il vostro esempio è contagioso

L’identità sessuale è un processo psicologico individuale, che viene elaborata nell’infanzia e grazia al quale i bambini si identificano come appartenenti ad uno dei due sessi. Non va confusa con l’orientamento sessuale, che si sviluppa durante la pubertà o l’adolescenza, e che ha a che fare con dei sentimenti nuovi che compaiono in questa fase: il desiderio sessuale, attrazione, l’innamoramento…

Questo processo di solito inizia tra i 2 anni e mezzo e i 3. È curioso. Se 6 mesi prima chiediamo loro se sanno a quale sesso appartengono, spesso scrollano le spalle. Ma facciamo passare un po’ di tempo e poi chiediamo la stessa domanda: “Che cosa sei? Un ragazzo o una ragazza”. Si sentiranno sicuramente offesi. Ma in questa fase ci sono ancora delle perplessità, dipende dall’ambiente esterno, dai vestiti, dai monili utilizzati… e pensano che nel tempo potrebbero cambiare. L’identità si sarà stabilizzata completamente intorno agli 8 o i 9 anni.

Si tratta di una fase in cui vengono marcate le differenze tra i sessi. Il bambino percepisce le differenze tra suo padre e sua madre. E non solo quelle fisiche, ma anche tra le funzioni o i ruoli. Stabilisce chi appartiene al gruppo degli uomini e chi a quello delle donne, e nell’uso del linguaggio inizierà a differenziare l’appartenenza degli oggetti, dei vestiti, degli utensili… in base all’uno o all’altro sesso.

Il bambino, gradualmente, si adeguerà all’immagine ideale del suo stesso sesso. Sceglierà dunque come modello il genitore dello stesso sesso, perché i bambini imparano per imitazione. Così come un bambino imita suo padre nel modo di vestire, di pettinarsi, nei gusti, nei hobby e persino negli atteggiamenti, nel modo di parlare… lo farà anche nello sviluppo del proprio ruolo.

Queste differenze saranno più o meno marcate in base a quanto lo siano nella famiglia. Ci sono case in cui sia il padre e la madre vanno a lavorare fuori casa, si suddividono i lavori di casa, l’educazione e la cura dei figli e si considerano alla pari. In questi casi, per il bambino non ci sarà molta differenza tra uomini e donne dal punto di vista dei ruoli.

A volte ci preoccupiamo troppo di non dare una educazione sessista ai nostri figli e ci concentriamo sulla questione dei giocattoli. Tuttavia, questo processo educativo è molto più profondo. Ad un maschietto piacerà giocare con le bambole, insieme a sua sorella, in modo naturale. Gli piacerà vestire con tenerezza quel bimbo finto, cambiargli i pannolini e dargli da mangiare… perché lo ha visto fare da suo padre. E questo non toglie nulla alla loro virilità, anzi, è l’esatto contrario. Dipende dunque, in gran parte, dai nostri atteggiamenti verso i più piccoli, se trasmettiamo loro o meno i concetti della superiorità di un sesso sull’altro.

In breve, il bambino costruisce l’immagine ideale del proprio sesso in base all’ambiente in cui si sviluppa: dipende dal comportamento degli adulti che lo circondano e dal rapporto che ha con loro. Ma c’entrano anche gli stereotipi di genere che offre la società e la condizione della famiglia a cui appartiene.

L’identificazione psicosessuale è di grande importanza nella vita futura del bambino. L’adattamento sociale, il suo rapporto con le persone dell’altro sesso, così come il suo atteggiamento verso la vita amorosa e le relazioni sessuali, saranno il risultato del modo in cui si è sviluppata questa identificazione.


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È necessario darsi da fare affinché i nostri figli colgano la grande sfida di stare bene con il proprio corpo e con tutte quelle caratteristiche che “caratterizzano” le differenze sessuali a livello fisico, emotivo, psicologico, sociale e spirituale. Riuscire a fare questo vuol dire essere felici del proprio “essere donna” o… essere felici del proprio “essere uomo”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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