Una cattedra per la pace. O tante cattedre per la pace. Oltre 40 diversi paesi del mondo. Progetti di studio, ma soprattutto di accompagnamento per azioni concrete in campo sociale. Sono le “Cattedre Scholas”, iniziativa della Fondazione pontificia Scholas Occurrentes creata da Papa Francesco per promuovere una svolta positiva in campo educativo. In questa settimana, il Papa ha ricevuto i vertici della Fondazione insieme ad un gruppo di dirigenti dell’Università ebraica di Gerusalemme e ha “benedetto” un accordo che prevede, tra le altre cose, la promozione di incontri di pace tra giovani israeliani e palestinesi.
La riunione si è svolta martedì 7 febbraio nella Casa Santa Marta, residenza del Pontefice in Vaticano. Erano presenti Menahem Ben-Sasson, presidente dell’Università ebrea; l’ambasciatore Yossi Gal, vicepresidente delle relazioni esterne dell’Ateneo; Menahem Blondheim e Naama Shpeter, rispettivamente direttore accademico e direttrice esecutiva dell’Istituto di investigazione Harry S. Truman per la pace. Ad accompagnare il gruppo, José María del Corral e Enrique Palmeyro, presidente e segretario di Scholas Occurrentes.
Durante il colloquio è stato presentato al Papa il prossimo congresso di “Cátedra Scholas”, in programma i prossimi 2-6 luglio a Gerusalemme. Tema dell’evento sarà: «La cultura dell’incontro attraverso l’educazione»; ad esso prenderanno parte rappresentanti delle università di diversi paesi del mondo che hanno aderito al progetto delle “cattedre”. Negli stessi giorni, inoltre, si terrà un incontro interreligioso tra giovani israeliani e palestinesi.
Alla presenza del Papa è stato firmato un accordo tra le parti che include il lavoro con i giovani in questione non solo nei giorni del convegno, ma per uno spazio di 12 mesi. I ragazzi e le ragazze studieranno problematiche comuni e cercheranno, insieme, di capire come rendere il mondo migliore. Nella riunione di martedì si è discusso anche di come poter rendere la religione un cammino verso la pace e non un ostacolo. «La religione può unirci e insegnarci a creare legami di amicizia», ha detto Francesco. «Come dice il Papa – assicura a Vatican Insider José María del Corral -, per costruire la pace bisogna incontrarsi. E quale luogo migliore della Terra Santa, culla della unione, per organizzare questo incontro!».
Il presidente di Scholas ricorda che, nel maggio 2016, era stato lanciato in Vaticano l’iniziativa delle cattedre, grazie al coinvolgimento delle università di diversi paesi. Con la partecipazione dei docenti della Lumsa di Roma è stato possibile realizzare un modello di base e ogni istituzione interessata ha scelto uno o più progetti sociali da accompagnare o patrocinare.
«Abbiamo 40 progetti concreti distribuiti in tutto il mondo, nel congresso di Israele si daranno le informazioni sui progressi di ciascuno di essi, valutando anche come effettivamente stanno funzionando. Ci sono progetti relativi all’ambiente, alla riflessione accademica, alla pace, all’impatto della musica sui giovani e via dicendo», spiega del Corral.
È interessante rilevare, inoltre, che il progetto delle “cattedre” è il primo in cui viene coinvolta anche la Congregazione per l’Educazione cattolica. Il segretario, Angelo Vincenzo Zani, sarà presente all’evento di Gerusalemme. Un gesto di vicinanza significativo considerando che, inizialmente, Scholas era tenuta completamente ai margini degli uffici della Curia Romana, con conseguenze non proprio positive.
Le controversie e i dubbi sull’opera di Scholas Occurrentes, insieme a certe manovre a livello politico, avevano creato dei cortocircuiti tra il Papa e i vertici della fondazione. Apice di questi equivoci era stata la lettera del giugno 2016, nella quale Francesco metteva in guardia i membri dal rischio di «scivolare nella corruzione». Tale episodio era stato generato dal rifiuto di Scholas di una donazione milionaria da parte del governo nazionale argentino (del Pro, lo stesso partito che governa la capitale Buenos Aires). Era stato il Papa stesso a chiedere di non accettare questa donazione, ma la decisione fu presentata dalla stampa all’opinione pubblica come un «affronto» al presidente Mauricio Macri.
Quel momento, scandito dalle dure critiche dei mezzi di comunicazione – soprattutto in Argentina – ha rappresentato la peggiore crisi istituzionale della fondazione. Ma, al contempo, uno spartiacque. Da allora, del Corral e Palmeyro, si sono concentrati nell’attuazione di progetti concreti (in Argentina e in altri paesi), e nella ricostruzione del rapporto con il Pontefice. Un risultato che si sta ottenendo poco a poco, non solo riconoscendo pubblicamente i propri errori ma anche intraprendendo azioni creative e di solidarietà. Una di queste si è svolta lo scorso dicembre, quando gli uffici della Fondazione nel Palazzo San Callisto, all’interno del Vaticano, hanno aperto le proprie porte a numerosi rifugiati, alcuni rimasti in mezzo alla strada. Proprio lì, con un permesso speciale di Papa Francesco, queste persone hanno potuto celebrare il Natale con giochi e intrattenimenti.
A Buenos Aires, nelle ultime settimane, il governo della città ha compiuto inoltre un gesto importane nei confronti di Scholas che sembra aver allontanano il fantasma della crisi del 2016, decidendo di concedere alla fondazione uno spazio fisico per una sede ufficiale.