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Come dopo aver pregato per un miracolo per una persona cara con una dipendenza ho imparato a lasciar fare a Dio

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Kmeron CC

Judy Landrieu Klein - pubblicato il 10/02/17

Ho trovato la pace quando ho affidato tutto e tutti alla volontà del Signore

Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza
e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu me lo hai dato, a te, Signore, lo ridono; tutto è tuo, di tutto disponi secondo la tua volontà: dammi solo il tuo amore e la tua grazia; e questo mi basta.
Sant’Ignazio di Loyola, Suscipe

Se mi aveste chiesto sei mesi fa se credevo nei miracoli avrei risposto con un sonoro “Sì!”, soprattutto visto che in quel periodo stavo pregando ardentemente per un miracolo – la guarigione di una persona che amo che soffre della temuta malattia della dipendenza.

Avevo pregato per lo stesso “miracolo” innumerevoli volte in precedenza – supplicando Dio per un risultato che volevo disperatamente e di cui pensavo di aver bisogno perché tutti stessero bene. Man mano che i mesi passavano e non sembrava che le mie preghiere venissero ascoltate, mi sono sentita sempre più desolata, trovandomi immersa nella trita e ritrita ginnastica mentale che mi faceva rimuginare costantemente e rimpiangere gli “e se…” e “avrei dovuto, avrei potuto…”.

E poi è arrivato il giorno in cui le cose sono cambiate, quello in cui sono entrata nell’ufficio del mio direttore spirituale e ho iniziato a piangere ancor prima di sedermi. Fuori di me, mi sono sentita intrappolata in un senso di disperazione dal quale non riuscivo a liberarmi.


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“Forse”, ha suggerito gentilmente padre Robert, “stai raggiungendo il massimo dell’emotività. Forse questa dipendenza diventerà la nuova normalità della tua vita, e forse è un invito di Dio a imparare come vivere in pace, qualunque siano le circostanze”.

Come al solito, padre Robert è andato al punto della questione in modo piuttosto preciso.

In seguito quel giorno mi sono sentita spinta a lavorare al prossimo passo del mio Programma di Recupero in Dodici Passi, il Passo 3: “Ho deciso di affidare la mia volontà e la mia vita a Dio per come lo comprendevo”. Il Passo 3 era accompagnato da una domanda che mi ha colpito come un fulmine di grazia: “Voglio smettere di chiedere a Dio che la persona affetta da dipendenza cambi?”

Volevo desistere dalle mie preghiere costanti perché Dio guarisse quella persona cara, la prima preghiera che mi veniva in mente ogni volta che venivo presa da un’ondata di ansia sul suo benessere? Ero disposta ad accettare che la volontà di Dio e la mia potessero non coincidere esattamente, visto che solo Dio poteva cogliere il panorama generale delle nostre storie di vita? E poteva essere che affidare la persona cara nelle mani di Dio – pregando con fervore solo “Sia fatta la tua volontà” per lui e per la sua vita – fosse l’unico “miracolo” di cui avevo bisogno?

Mentre pensavo e pregavo su queste domande, ho iniziato a sperimentare la differenza tra magia e miracolo, tra caparbietà e disponibilità, tra un atteggiamento interiore basato sul “Sia fatta la mia volontà” e una posizione fiduciosa nel fatto di decidere di affidare tutto e tutti alla volontà di Dio. Anche se avevo imparato questa lezione in precedenza avevo fatto un passo indietro, e Dio mi stava invitando ancora una volta a lasciar andare il modo in cui penso che dovrebbero essere le cose per passare dall’atteggiamento di richiedere una magia a quello di ricevere un miracolo.


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“Il miracolo implica l’apertura al mistero, l’accoglienza della sorpresa, l’accettazione di quelle realtà sulle quali non abbiamo alcun controllo. La magia è il tentativo di controllare tutto, di gestire qualsiasi cosa – è la rivendicazione del fatto di essere una sorta di ‘dio’, o di avere un rapporto speciale con lui” (Ernest Kurtz e Katherine Ketcham, The Spirituality of Imperfection, p. 118).

Anche se avevo scherzato molte volte sul fatto che “c’è un Dio e non sono io”, avevo giocato ancora una volta a diventare Dio. Stavo pregando per un miracolo, ma in realtà cercavo di ottenere una magia.

Il giorno dopo l’incontro con il mio direttore spirituale, in un momento di grazia piena di abbandono, ho deciso di affidare la mia volontà e la mia vita a Dio per come lo comprendevo, credendo che potesse ripristinare la mia sanità mentale.

Alla fine il miracolo è arrivato. La sua volontà. Le sue vie. Pace.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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