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I 6 principi per educare i vostri figli secondo il metodo Montessori

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Camille de Montgolfier - pubblicato il 09/02/17

La dottoressa che ha rivoluzionato l'insegnamento in un'epoca in cui educazione era sinonimo di repressione

Il 6 gennaio si sono celebrati i 100 anni dall’apertura della prima scuola Montessori a Roma. Questo anniversario è un’opportunità per ricordare questo metodo di educazione originale sviluppato nel XX secolo e oggi famoso e riconosciuto in tutto il mondo.

All’origine di questo metodo c’è il medico Maria Montessori, che all’inizio si interessò dei metodi educativi e segnalò l’ambiente particolarmente repressivo che circondava i bambini della sua epoca. Nel suo diario, descriveva i bambini come “incompresi e inibiti in un ambiente pieno di ostacoli”.

Anche se all’epoca un atteggiamento di questo tipo era giudicato normale, la Montessori lo riteneva al contrario “una manifestazione di difesa ed espressione della debolezza spirituale” che porta a instabilità, ira, egoismo e a un attaccamento eccessivo ai beni materiali per desiderio di potere.

Un’educazione per servire la pace

Convinta che il rispetto della personalità del bambino fosse fondamentale, Maria Montessori ha sviluppato il proprio metodo educativo, oggi conosciuto a livello mondiale e presente nelle scuole note come Case dei Bambini.

L’obiettivo del suo metodo è servire la pace. Come donna illuminata, comprese fin dall’inizio che l’educazione è determinante nella costruzione del futuro del bambino e del suo rapporto con il mondo. Nell’educazione, scriveva nel suo diario, “è del bambino che si deve tener conto in primo luogo; la questione è liberarlo dagli ostacoli che rendono difficile il suo sviluppo e aiutarlo a vivere. Una volta che si comprende questo principio, si constata un cambiamento radicale nel comportamento dell’adulto in relazione al bambino”.

Quello che bisogna modificare nel rapporto con il bambino si riassume in due punti: il modo in cui l’adulto si occupa di lui e il contesto che gli offre. Da qui deriva una serie di concetti chiave, sviluppati nel suo manuale e che sono la base della pedagogia applicata nelle scuole Montessori.

I 6 concetti chiave del metodo Montessori:

1. Far nascere l’impulso naturale del bambino

Si tratta più di un ritorno alla tradizione che di un’innovazione. Ritorno alla tradizione perché il termine “educazione” significa proprio estrarre, far sorgere, promuovere lo sviluppo di qualcosa che è dentro l’anima del bambino. San Tommaso d’Aquino diceva che il compito del maestro è quello di alimentare l’impulso che spinge il bambino a sviluppare le proprie energie interiori.

In movimento costante, il bambino impara costantemente. A noi adulti sembra che i bambini scorrazzino in modo disordinato, ma questo atteggiamento è più che altro la scoperta dell’ambiente che li circonda.

2. Un ambiente favorevole all’apprendimento grazie a metodi ludici

Niente cattedre, banchi o classi collettive. Non è il maestro o la maestra a scegliere per il bambino gli oggetti da utilizzare, ma il bambino stesso che sceglie quale oggetto vuole scoprire. Ma attenzione, perché non si tratta assolutamente di privare l’insegnante del suo posto in classe. Il rapporto tra docente e discente è fondamentale nel metodo Montessori, ma viene vissuto in modo diverso, e i bambini smettono di essere ricettacoli passivi del sapere per essere attori della propria costruzione.

3. L’importanza fondamentale della pratica e del tatto

Per Maria Montessori, non ci può essere sviluppo intellettuale senza esercizi, né esercizi senza oggetti esterni. Il bambino ha bisogno di manipolare gli oggetti per organizzare e coordinare i suoi movimenti.

Un errore classico degli adulti è voler aiutare il bambino a raggiungere il suo obiettivo. Nella scoperta del mondo, ciò che conta non è l’obiettivo ma l’apprendimento, e il bambino ha la necessità fondamentale di imparare da sé.

Ordini del tipo “Resta lì” o “Non toccarlo” sono proibiti nelle scuole Montessori, in cui si incoraggia il desiderio del bambino di toccare tutto ma senza essere disordinato.

4. Organizzazione, ordine e mantenimento

“Ogni oggetto ha il suo posto specifico, e ogni oggetto deve tornare al posto che occupa”.

Rimettere ogni cosa a posto dopo averla usata e tenere le cose per farle durare. Anche se queste due nozioni sembrano evidenti a ogni adulto, lo sono molto meno quando parliamo dell’educazione che si dà ai bambini. Come aspettarsi che un adulto curi e mantenga l’ambiente che lo circonda se non ha imparato a farlo da piccolo?

Il mantenimento dei materiali della classe si accompagna a un apprendimento dei compiti domestici elementari, come spazzare o togliere la polvere a un tappeto dopo averlo utilizzato. È fondamentale insegnare ai bambini a pulire e non, come succede in molte scuole tradizionali, a confidare nel fatto che ci penserà il servizio di pulizia. Anche così si impara il rispetto.

5. Bellezza e semplicità

Insegnare la bellezza delle cose al bambino per sviluppare in lui il senso estetico, con semplicità, e aiutarlo così a scoprire la bellezza degli oggetti che usa abitualmente nella vita quotidiana.

I compiti domestici non hanno nulla di degradante se vengono svolti con armonia e bellezza. La scopa deve avere un buon manico, i panni devono essere di colori diversi. In questo modo, il bambino impara a scoprire la bellezza nelle cose più semplici.

6. Non “infantilizzare” il bambino

Al contrario, bisogna dargli accesso a un contesto adulto del suo livello. Niente giochi di plastica o di colori sgargianti, presumibilmente adattati all’intelligenza limitata del bambino. Maria Montessori puntava sui mobili e su oggetti simili a quelli utilizzati dagli adulti. Imitandoli, il bambino imparerà a usarli da sé, a manipolarli, a smontarli e a mantenerli. Anziché separare in modo categorico gli oggetti dei bambini da quelli degli adulti, conviene permettere ai bambini di scoprire questi oggetti e di maneggiarli con cura.

*Tratto da Le Manuel Pratique de la Méthode Montessori, Maria Montessori, edizione storica di Desclée de Brouwer, 164 pagine, ottobre 2016, 18.90€.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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