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Il mondo non accetta gli introversi? Non importa, ce la faremo

Il favoloso Mondo di Amelie

Kamil Szumotalski - pubblicato il 08/02/17

Al giorno d'oggi non è facile essere non essere estroversi

Jerome Kagan, psicologo di 82 anni e uno dei fondatori della Psicologia dello Sviluppo, ha studiato durante la sua vita lo sviluppo cognitivo ed emotivo dei bambini. Uno dei suoi esperimenti è iniziato nel 1989 e continua ancora oggi.

Lo scienziato, basandosi su un’osservazione di 45 minuti di 400 bambini e considerando solo la loro risposta a vari stimoli (luce, giochi, musica), è capace di valutare quale bambino in futuro sarà introverso e quale estroverso.

Circa il 20% dei bambini gridava felice e agitava braccia e gambe. Kagan ha definito questo gruppo “altamente reattivo”. Il 40% dei bambini si comportava in modo silenzioso e calmo, e questo gruppo è stato definito “poco reattivo”. Il 40% restante ha reagito in modo intermedio. Che ne dite? Quali di questi bambini sono diventati introversi in età adulta?

Com’è davvero una persona introversa?

Prima di rispondere a questa domanda vale la pena di chiedersi come sia davvero una persona introversa. È triste, non sa comunicare con altre persone ed è terribilmente timida. Ha problemi al momento di parlare in pubblico. Quando deve uscire di casa, non riesce ad allacciarsi le scarpe per quanto le tremano le mani. In generale, è una vittima del destino, una persona perduta nel mondo di oggi. Queste sono alcune delle opinioni più diffuse, ma corrispondono a verità?

Ecco qualche nome a mo’ di esempio: Stephen Wozniak (co-fondatore di Apple), Mahatma Gandhi, Bill Gates (fondatore di Microsoft), Warren Buffet (uno dei più grandi investitori del mercato finanziario mondiale), Steven Spielberg, Mozart, Meryl Streep, Tolkien o… Mosè. Tutti condividono un elemento, difficile da individuare in loro: l’introversione.

Come sono allora davvero le persone introverse?

In poche parole, una persona introversa si stancherà molto più rapidamente nelle riunioni con molta gente, ma questo non vuol dire che non vi possa partecipare attivamente.

Sarà meno produttiva durante il lavoro in gruppo e non sarà capace di concentrarsi sul suo lavoro in uno spazio aperto, ma se le viene fornito uno spazio per agire in modo indipendente i risultati potranno sorprendere positivamente.

Una persona introversa eviterà i conflitti, ascolterà di più e parlerà di meno. Sono tratti negativi, come la timidezza malata o l’essere asociali? Decisamente no.

Il segreto è nella testa… esattamente al centro

Se ci portassero in una stanza piena di neonati, probabilmente inseriremmo subito i bambini attivi nel gruppo degli estroversi e viceversa, ma il risultato della prova è del tutto opposto. E allora perché i bambini vitali, che agitano mani e piedi, definiti “altamente reattivi”, diventano persone introverse? La risposta è nella nostra fisiologia.

Al centro del nostro cervello c’è l’amigdala, chiamata spesso il “cervello emotivo”, che fa sì che di fronte all’attacco di un serpente fuggiamo correndo. Più è sensibile l’amigdala, più è forte la risposta del nostro sistema nervoso alla realtà che ci circonda.

Il professor Kagan ha postulato l’ipotesi che i bambini con l’amigdala più sviluppata reagiscano nell’infanzia in modo molto spontaneo alla vista di oggetti sconosciuti e nell’età adulta siano vigilanti e cauti nelle riunioni con altre persone e nelle situazioni nuove. In poche parole, esiste un’alta probabilità che diventino persone introverse.

“Il culto delle persone estroverse”

Questa ipotesi è risultata corretta nella maggior parte dei casi, ma il professor Kagan aggiunge che essere una persona altamente o poco reattiva non significa niente. I fattori ambientali influiscono enormemente su come siamo.

Negli Stati Uniti, dove esiste da molti anni il “culto della persona estroversa”, per una persona con sensibilità elevata agli stimoli esterni è molto difficile sviluppare pienamente i propri talenti e le proprie capacità.

Curiosamente, il dovere di essere una persona popolare, che partecipa continuamente a feste, riunioni, scambi di idee ecc., è penetrata non solo nelle migliori università (ad esempio alla Harvard Business School), ma anche nelle chiese.

Le Chiese evangeliche degli Stati Uniti sottolineano molto la vita in comunità, la partecipazione a numerose riunioni e il fatto di conoscere gente nuova. Si raccomanda che il leader di questo tipo di comunità sia una persona estroversa.

Spesso si possono anche sentire frasi del tipo “Se non esprimi il tuo amore per Gesù con abbastanza forza e vigore, probabilmente non lo ami tanto”. In un ambiente di questo tipo è difficile non porsi una domanda: “Nel mio rapporto con Dio va tutto bene?”

La passione, maestra di vita

Non è facile essere una persona introversa nel mondo di oggi. Si richiedono decisioni che per gran parte della popolazione saranno incomprensibili, ma anche un lavoro su se stessi, perché la timidezza e la precauzione innate non diventino un ostacolo nel mondo in cui si trattano gli altri.

Essere una persona introversa significa un apprendimento continuo per distinguere ciò che è positivo per superare i nostri limiti da quello che rovinerebbe tutto il lavoro fatto fino a quel momento.

È anche la capacità di ricerca di “nicchie di rigenerazione” durante la giornata, in cui ci si possa ritrovare, calmare la mente o semplicemente “spegnersi” per un momento.

Vale la pena di ricordare che essere una persona introversa significa imparare ad essere estroversi in situazioni che lo richiedono, soprattutto in quelle che ci coinvolgono a livello emotivo.

Le persone che ho menzionato all’inizio di questo testo erano dei tipici introversi e spesso lo hanno detto in pubblico. E allora come sono riusciti a fare grandi presentazioni, ad apparire di fronte ai governanti o a essere attori o musicisti?

C’è solo una risposta: lo facevano per le persone e per le cose che amavano. E questo lo dice la scienza universale, che ricorda come la migliore motivazione per l’azione e la vita sia la passione.

Nel lavoro per l’elaborazione di questo testo mi hanno aiutato le riflessioni di Susan Cain.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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