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Sapevate che tra le mummie più antiche del mondo ci sono embrioni e feti?

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Emma Rada-cc

Centro de Estudios Católicos - pubblicato il 07/02/17

I Chinchorro consideravano i bambini ancora non nati membri della comunità

Vicino alla città di Arica, nel nord del Cile, presso il Museo Archeologico San Miguel de Azapa, sono conservate delle mummie della cultura Chinchorro, appartenenti a un popolo nomade che abitò la zona costiera meridionale del Perù e il nord del Cile, tra i territori di Tacna, Arica e Tarapacá.

Queste mummie sono di 2.000 anni più antiche di quelle egiziane, hanno circa 9.000 anni. Il popolo Chinchorro viveva di pesca, caccia e raccolta di frutti.

A differenza di quella egiziana, la cultura Chinchorro realizzava un elaborato rito funebre non solo ai membri delle classi più elevate della società, ma a qualsiasi tipo di persona. Ci sono mummie di uomini, donne e bambini.

Si pensava che i corpi, dopo la mummificazione, continuassero a partecipare alla comunità come autentici monumenti ancestrali, segnando territorio e identità culturale. È frequente trovare gruppi di mummie che riflettono un’unità familiare.

È particolarmente interessante osservare il trattamento in bambini le cui fragili ossa venivano irrobustite con dei rami. Il lavoro alla testa implicava tagli del cranio realizzati con utensili rustici, pulizia degli organi ed elaborazione di maschere di fango.


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La cosa più impressionante è ad ogni modo la mummificazione riservata ad esseri ancora non nati, a feti che sembrano piccole statuine.

L’aspetto che commuove maggiormente è il delicato trattamento di minuscoli embrioni umani che non avevano ancora le estremità formate. Per i Chinchorroi non nati erano membri della comunità, cosa che riflette una cultura rispettosa del valore della vita umana fin dal ventre materno.

I Chinchorro possedevano vari tipi di mummificazione. Alcuni si basavano sull’essiccazione naturale per via delle condizioni climatiche del deserto, mentre altri implicavano grande sofisticazione, con incisioni, cavità da riempire, pittura con ossido, bendaggi…

Ciò indica il grande lavoro che i Chinchorro dovevano svolgere per mummificare i propri defunti e il valore che si dava ai membri scomparsi della comunità.

I corpi dei Chinchorro sono come effigi. Sprovvisti di qualsiasi organo che potesse decomporsi, hanno conservato ossa, pelle e capelli, in un tentativo di mantenere l’essenza dell’individuo nella collettività.

Ma se il processo di mummificazione era così complesso, perché si includevano i feti? Che significato aveva la vita per la cultura Chinchorro? Riconoscevano un essere umano in un bambino non nato?

Forse col passare del tempo abbiamo dimenticato il valore della vita e il rispetto profondo che dobbiamo avere per quegli esseri umani che iniziano il proprio sviluppo al momento stesso del loro concepimento. Vale la pena di imparare queste lezioni di umanità che ci offrono coloro che ci hanno preceduti.


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Per questo, il video che segue non è una serie di persone defunte, ma la valorizzazione di un’antichissima forma di vita e di visione della morte.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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