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Hai ancora paura del buio? Non sei solo…

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Morrowind/Shutterstock

Silas Henderson - pubblicato il 06/02/17

... e c'è una soluzione semplice che placherà le nostre paure

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
Matteo 5, 14-16

Da bambini avevate paura del buio? Nella vostra vita ci sono piccoli (e grandi) che non sopportano di essere lasciati in una stanza in cui non ci siano delle luci accese?

Se è così, potreste essere felici di sapere che la scienza ha ora qualche indicazione da offrire.

Secoli e millenni fa, i nostri antenati vivevano in un mondo in cui l’oscurità era un momento in cui la gente era particolarmente vulnerabile. Per essere al sicuro al di fuori del piccolo anello di luce che un fuoco o, in seguito, una lampada poteva offrire, gli esseri umani hanno sviluppato quella che sarebbe diventata una paura innata del buio. È del tutto ragionevole, se ci fermiamo e pensiamo a quello che era in ballo. Negli ultimi anni ci sono stati numerosi studi e articoli al riguardo, ma mi piace il modo chiaro in cui lo scrittore scientifico Josh Hrala ha riassunto la questione in un articolo per sciencealert.com: “I nostri antenati dovevano fare continuamente attenzione a predatori che non volevano altro che mangiarseli. Per rendere la cosa ancor più spaventosa, la maggior parte di questi predatori cacciava di notte – una parte della giornata in cui siamo particolarmente vulnerabili agli attacchi per via della nostra vista relativamente scarsa”. “Nel corso degli anni”, continua, “questa paura notturna è diventata istintiva, e la sperimentiamo ancora oggi come forma di leggera ansia”.

Questo pericolo dell’oscurità è durato fino all’era moderna, quano i lampioni e i riflettori hanno iniziato a smorzare l’oscurità in modo più efficace di qualsiasi altra cosa fosse stata usata in passato. Ma resta ancora in ciascuno di noi una certa paura di quello che potrebbe essere in agguato al di là del raggio di luce, o di quello che si potrebbe nascondere nell’ombra. Alla fin fine, la nostra paura del buio è una paura dell’ignoto.

Nel Vangelo di questa domenica, Gesù usa l’immagine del sale e della luce per ricordare ai suoi seguaci quello che sono – che siamo – chiamati ad essere nel mondo e per il mondo. Parte di questo significa che siamo chiamati a condurre un’esistenza che, come il sale e la luce, favorisce il “sapore” del mondo e dissipa l’oscurità della paura e del dubbio.

Vediamo cosa significa quando pensiamo a tanti dei grandi santi della nostra tradizione di fede. San Francesco d’Assisi ha sicuramente incarnato questo ideale nella sua volontà di dedicare tutta la sua vita a mettere in pratica le indicazioni di povertà e gioia evangeliche in un’epoca in cui la Chiesa si concentrava sempre più sulla burocrazia e sulla ricerca del potere. Con il suo gruppo di “frati minori”, Francesco ha condiviso la luce della sua fede e il sale di questa gioia per illuminare e migliorare il mondo in cui viveva.

Alla base del messaggio di Gesù e della missione di Francesco c’è l’amore. Ciò significa certamente la nostra esperienza dell’amore di Dio e il nostro amore nei Suoi confronti, ma a un livello più pratico indica l’amore che mostriamo gli uni agli altri. La Prima Lettura di questa domenica sottolinea questo aspetto nelle parole del profeta Isaia:

Non consiste forse [il digiuno che voglio]
nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio.

L’amore è così, e quando riflettiamo su tutte le azioni di misericordia che descrive Isaia vediamo come queste opere buone – espressioni del nostro amore – possano aiutare a scacciare la bruttezza, la paura e, sì, l’oscurità che portano dolore, disperazione e morte nel mondo.

La liturgia questa domenica ci ha ricordato che non dobbiamo più aver paura dell’oscurità. Se abbiamo l’amore – e se lo viviamo –, allora la luce di Cristo che portiamo in noi dissiperà il buio della paura e della tristezza.

In che modo il vostro rapporto con Gesù porta sapore e luce alla vostra vita?

In che modo questo rapporto vi aiuta a far brillare la vostra luce d’amore e la vostra fede?

In quali eventi recenti nazionali e mondiali vedete l’oscurità del dubbio, della paura e della tristezza? In che modo le parole di Isaia vi sfidano a portare luce in quell’oscurità?

Parole di saggezza: “La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo è venuta. Tutti, dunque, o fratelli, siamone illuminati, tutti brilliamo. Nessuno resti escluso da questo splendore, nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio. Ma avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui” – San Sofronio

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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